Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

martes, 24 de mayo de 2016

“Ogni uomo é inganno”. Riflessioni su individualità umana e Assoluto | Il blog di Gianluca Marletta

Ogni essere individuale, preso singolarmente e separatamente, non può essere nient’altro che la manifestazione di uno “squilibrio”, a sua volta figlio di una mancanza e di un’insufficienza. L’individuo, per definizione, non “basta a se stesso”, non è “fine a se stesso” e non può nemmeno essere definito in quanto tale senza riferimenti a lui esterni che lo limitano e relativizzano. E’ la pretesa dell’individuo di mangiare il frutto dell’albero del “bene e del male”, infatti, a scacciare l’uomo dal Paradiso. Per questo motivo, l’essere individuale può realizzarsi solo ed esclusivamente nell’Unione con l’Essere Supremo e Universale, la Divinità (“voi siete i tralci ed Io la vita” dice il Signore Gesù; e la forza che contrasta questa realizzazione, qualunque sia il volto che usiamo dargli o la sua particolare apparenza, non a caso porta il nome di “divisione”, di “separazione” (dia-ballo=diavolo). Questa realizzazione, pertanto, è possibile solo a partire da quella che, nella prospettiva individuale, sarà vista come una “morte”: essa passa, come tappa fondamentale e ineludibile, dalla mortificazione dell’obbedienza, dalla rinuncia alla propria “volontà” naturalmente squilibrata e particolare, per unirsi alla Volontà divina che è l’unica davvero Reale. Questa “morte”, più ancora della morte fisica, è realmente ciò che terrorizza l’individuo, che infatti generalmente la fugge –e a null’altro serve la Legge religiosa se non a realizzare questa fondamentale tappa che “costringe” l’individualità a rinunciare a se stessa. Ma, dice il Vangelo, “chi vorrà conservare la propria vita la perderà, e chi la perderà la troverà”. “Morendo a se stessa”, infatti, l’individualità non perde nient’altro che la propria illusione di auto sussistenza, guadagnando al contrario, l’Infinito dell’Assoluto. La perdita apparente dell’”individualità” coincide, al contrario, con la realizzazione della vera Personalità, ovvero dell’Idea Divina di cui noi siamo riflesso. La via dell’autoconservazione dell’individuo –inteso come monade staccata e autoreferenziale- conduce al contrario alla dissoluzione senza ritorno. L’ego che si solidifica come in un “rigore mortis” non è altro, in effetti, che la tappa iniziale di un processo che conduce all’inevitabile e terribile decomposizione. Come un corpo privato del cuore, come una ruota senza l’asse, come una bussola senza un Polo, l’illusoria individualità disgiunta dall’Assoluto nulla può se non disgregarsi dolorosamente. Il ghiaccio ed il fuoco dell’Inferno –li si intenda simbolicamente o concretamente- non sono, infondo, nient’altro che la rappresentazione di questo processo (questo si) realmente mortale che attende tutti coloro che non vogliono “morire prima di morire”.
 

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