Riflessione La morte di Silvio Berlusconi ha aperto la gara di ipocrisia e di presunta vicinanza, comunione di intenti e perfino rispetto e fratellanza con il defunto. Forse l’unico che ha mantenuto il suo tiro diretto, esagerando in un accanimento inutile nell’ora suprema della morte, è stato Marco Travaglio, sul Fatto Quotidiano. Da ogni parte, accanto alla commozione sincera dei suoi sostenitori a oltranza, si è aperto un fronte di elogi e ricordi di questo controverso personaggio della politica italiana. Certamente non intendiamo passare per filo berlusconiani – in considerazione di tante sue mancanze, molto più serie della sua sbandierata e ritrita passione per le olgettine, termine riportato sulla Treccani: “(Olgettina), s. f. (iron.) Ragazza ospite delle cene di Silvio Berlusconi a Arcore, residente in via Olgettina a Milano.” Il “Cavaliere”, come veniva ancora chiamato, nella sua bonarietà pragmatica, unita ad un temperamento passionale, che incarnava l’italiano medio, associava una mentalità imprenditoriale al rispetto dei dipendenti che venivano motivati e valorizzati nel momento di divisione dei profitti. È vero che aveva pur tante debolezze, come ogni essere umano, che era fuori posto nell’etichetta formale e perbenista degli incontri ufficiali, pensiamo al cucù fatto alla Merkel nell’incontro per il vertice italo tedesco a Trieste, o quando definì il Presidente Obama “..bello, giovine e abbronzato”, ma questo suo uscire fuori dalle righe non ha mai fatto del male a nessuno, né era parte di un piano per metter a disagio l’interlocutore, pur se un personaggio di rilievo mondiale; piuttosto un modo di comunicare fanciullesco e genuino, pronto a dire la sua opinione anche a costo di sembrare scortese. Se molti italioti allora si sono sentiti offesi dall’essere rappresentati da un tipo da “circo” con i suoi bunga bunga e non da un politico di spessore come è successo in seguito, e avrebbero preferito un capo di governo ben considerato dai vertici europei, dalle banche internazionali e allineato al politicamente corretto, beh allora potremmo dire che hanno meritato tutte le catastrofi che si sono abbattute dalla fine del quarto governo Berlusconi, quando, con la complicità del Presidente Napolitano e la sponda sempre pronta della sinistra – lanciata da tempo verso una deriva globalista – si mise fine ad un governo che, anche se non ben orientato nelle scelte, era legittimo rappresentante della volontà di una maggioranza della popolazione. La sua forza ha convissuto con le sue debolezze per un quarto di secolo, dal suo irrompere sul palcoscenico politico nel 1994, sbaragliando le sinistre, che con la disgregazione di DC e PSI pregustavano la loro leadership sul Paese. Nel 2011 per la sua difesa ad oltranza delle Reti Mediaset è dovuto scendere a forzati compromessi con i poteri atlantisti, come quando ha tradito l’amicizia con Gheddafi; malgrado ciò è stato spinto alle dimissioni da Presidente del Consiglio nel novembre 2011. Ha pur denunciato, dopo, il golpe sovranazionale con il quale il Bilderberg, capofila dei “prestigiosi club” dove si fabbricano i consensi, lo aveva sostituito con Monti, suo fedele affiliato. L’accelerazione dell’ultimo triennio, iniziato con la pandemia e proseguito con la guerra, lo ha relegato ai margini dei dibattiti, in un inesorabile tramonto politico. Ma non riteniamo di esagerare se affermiamo che tutti i nuovi “effetti sociali” ferocemente pilotati dall’oligarchia globalista, dall’abominio del controllo di genere, alla conversione dai fossili all’energia “green”, – che di pulito ha ben poco – dalle nuove aberrazioni dell’alimentazione “sostenibile”, alla famigerata riforma del catasto che vorrebbe polverizzare i sudati risparmi investiti nelle abitazioni, senza il suo impegno politico, tenace e infantile allo stesso tempo, probabilmente si sarebbero affermate con un paio di decenni di anticipo. Estraneo a tutti gli sporchi giochi delle multinazionali che, per ovvii motivi, lo hanno sempre osteggiato, ha condotto una vita politica non sempre luminosa, ma le cui azioni sono state spesso determinate dal suo sentirsi italiano, un ormai raro senso di appartenenza alla propria Patria e al proprio elettorato. Chiudiamo queste brevi considerazioni sulla sua persona con l’ultimo encomiabile sprazzo di lucidità, nell’intervista del 13 febbraio 2023, in cui assume una netta posizione antigovernativa contro gli “aiuti” all’Ucraina, ribadendo: « Io a parlare con Zelensky, se fossi stato Presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili; bastava che lui cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi io giudico molto molto molto negativamente il comportamento di questo signore.» Riposa in pace - Enlace a artículo - Más info en frasco@menadelpsicologia.com / Tfno. & WA 607725547 Centro MENADEL (Frasco Martín) Psicología Clínica y Tradicional en Mijas Pueblo #Psicologia #MenadelPsicologia #Clinica #Tradicional #MijasPueblo *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí compartidos. No todo es lo que parece.
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