Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

viernes, 29 de marzo de 2024

Il laboratorio haitiano


Il laboratorio haitiano

 

C’è un disgraziato paese che raramente viene preso in considerazione dai mezzi d’informazione, e quando se ne parla lo si fa solo marginalmente e senza un serio approfondimento, visto che ben altre tragedie apparentemente a noi più prossime incombono e monopolizzano le “prime pagine”. Ma le avverse vicende che oramai da tempo flagellano lo stato caraibico di Haiti – che per le bellezze paesaggistiche di cui è dotato avrebbe potuto benissimo essere un paradiso naturale – assumono un significato emblematico, certificando di fatto la trasformazione di quel luogo in un invivibile inferno in terra, dove prevale l’anarchia più assoluta e la definitiva demolizione di ogni ordinamento politico e sociale, con le inevitabili conseguenze sulla vita degli abitanti che questo comporta.

La recente fuga di migliaia di detenuti da una prigione della capitale Port-au-Prince ha esposto il paese ad ulteriori violenze, stupri e scorrerie delle bande criminali guidate dall’ex poliziotto Jimmy Chérizier, soprannominato Barbecue per l’abitudine di carbonizzare le sue vittime. E nonostante la dichiarazione dello stato di emergenza da parte delle (residue) autorità haitiane, non è stato possibile arginare tale deriva; anzi, lo stesso primo ministro Ariel Henry, che era subentrato al presidente Jovenel Moïse, assassinato nel luglio 2021, è stato costretto a rassegnare le dimissioni. Ma già prima di questi ultimi avvenimento, Haiti era stata segnata da una serie impressionante di catastrofi naturali (distruttivi terremoti e devastanti uragani), aggravate da una incontrollata corruzione politica e dallo strapotere delle bande criminali, che l’avevano ridotta ad essere il paese più povero al mondo.

A ben guardare, è qui possibile individuare ed isolare i germi di un autentico maleficio che in un futuro non troppo remoto potrebbe interessare sempre più vaste fasce di umanità. Infatti, gli haitiani già oggi non possiedono più nulla, non solo di ricchezze e beni materiali, ma nemmeno per quanto riguarda le minime condizioni di esistenza civile, culturale, sanitaria e comunitaria: senza per questo essere, tuttavia, felici. Un assaggio e un’anticipazione di un sinistro modello verso cui sembrano destinate le nostre società “evolute” e “democratiche”, dove la libertà e la sicurezza personale tendono sempre più ad essere accantonate  o del tutto negate, in vista dell’affermazione finale delle politiche antiumane promosse dalle attuali classi dirigenti.

La “formula magica”, lo slogan trasformato in mantra programmatico dai loschi figuri di Davos essendo una evidente parodia della ricerca della povertà e dell’indigenza suggerita da ogni via realizzativa e da tutte le religioni: “non possiederai nulla e nulla ti possiederà”, è un chiaro segno del principio demonico che presiede quel forum. Infatti è lo schiavo, e non certo l’uomo libero o in cerca della liberazione, a non poter disporre di nulla riguardo alla sua persona, perché – come ci ricorda Aristotele – «la condizione di schiavo non dipende dalla compravendita degli uomini quanto dalla schiavitù ai beni esteriori di cui la schiavitù dal padrone non è che un simbolo».

Questo ci permette anche di spiegare la necessità – da parte di “qualcuno” – di insozzare ogni bellezza e violare qualunque purezza, per esempio con l’uso rituale della pedofilia in quegli  ambienti interessati ai progetti prima ricordati. Ovunque sussistano tracce di un possibile paradiso diventa obbligatorio per loro instaurare l’inferno, così come dov’è purezza devono diffondere il vizio ed il peccato. Ecco perché forse Haiti ha questo non invidiabile privilegio di essere stata scelta per fare da battistrada e da laboratorio in cui sperimentare e applicare i futuri strumenti di annichilimento universale.

Anche perché c’è il fondato sospetto che a facilitare una tale deriva dell’isola caraibica possa aver contribuito il particolare tipo di religiosità diffusa ad Haiti, basata sui culti del Vudu (le cui “concordanze” con determinati aspetti dell’attuale fase ciclica che stiamo vivendo meriterebbero ulteriori approfondimenti): un insieme di credenze e di riti d’origine africana, dove si mescolano pratiche cattoliche all’occultismo superstizioso e ad oscure cerimonie magiche, ad uso della popolazione dell’isola, discendente dagli schiavi impiegati nelle piantagioni ai tempi del colonialismo, presso i quali i culti africani avevano abbondantemente prolificato. Una forma di magia naturale degenerata in magia nera, che l’etichettatura folkloristica e gli studi antropologici non riescono del tutto a mitigare; dove i loa (gli spiriti alla base del culto vudu) con cui entrano in contatto medianico le sacerdotesse, Baron Samedi e il culto dei serpenti, il malocchio come pratica quotidiana, le metamorfosi, le possessioni maligne e le pratiche per riportare i defunti in vita (la pseudo-vita degli zombie), risultano essere particolarmente funzionali – una vera miniera infernale! – allo psichismo inferiore che anima ed alimenta determinati ambienti.

 

Perché ad agire, ad operare e portare a compimento i progetti e le iniziative sono pur sempre degli esseri umani, delle marionette mosse da intrattenitori e impresari a loro volta manovrati. Ce li aveva già descritti Dostoevskij quando affida a Verchovènskij, uno dei “demoni” del suo romanzo omonimo, le seguenti parole: «Io gliel’ho già detto: penetreremo fin nel cuore del popolo. Lo sa lei che già adesso noi siamo terribilmente forti? Sono nostri non soltanto quelli che sgozzano, incendiano, che fucilano per motivi di classe o che mordono. Quelli lì non fanno altro che ostacolarci. Io non riconosco nulla che non obbedisca a una disciplina. Io sono un mascalzone, e non un socialista, ha, ha! Stia a sentire, io li ho già contati tutti: il maestro che, davanti ai bambini, si fa beffe del loro Dio e della loro culla è già uno dei nostri. L’avvocato che difende un colto omicida sostenendo che è più evoluto delle sue vittime e che, per far denaro, non poteva fare a meno di uccidere, è già dei nostri. Gli scolari che ammazzano un contadino per provare una forte emozione sono già dei nostri. I giurati che mandano assolti tutti i delinquenti sono dei nostri. Il pubblico ministero che, durante il processo, trema dalla paura di non apparire abbastanza liberale è nostro. Certi funzionari dell’amministrazione, certi letterati sono dei nostri. Oh, i nostri sono tanti, sono moltissimi, senza che neppure loro lo sappiano! D’altra parte, la passiva subordinazione degli scolari e degl’imbecilli ha raggiunto il limite estremo; quanto ai capi, è come se gli fosse scoppiata la vescica della bile; regna dovunque una vanità di proporzioni smisurate, un’avidità animalesca, inaudita… Ma lo sa lei, lo sa quanti ne accalappieremo già soltanto con qualche ideuzza bell’e pronta? […] il delitto non è più pazzia, bensì un atto di buon senso e quasi un dovere, o quanto meno una nobile forma di protesta. “Ma sì, come può un uomo evoluto fare a meno di uccidere, se ha bisogno di quattrini!” Ma questi non sono altro che zuccherini. Il Dio russo ha ormai battuto in ritirata davanti alla vodka a buon mercato. Il popolo è ubriaco, le madri si ubriacano, i bambini si ubriacano, le chiese sono vuote, e nei tribunali si dice apertamente: “Duecento vergate, oppure portaci qui un secchio di vodka”. Oh, aspetti soltanto che venga su la nuova generazione!»

«Soltanto è un peccato che non abbiamo tempo», è il cruccio di Verchovènskij, che vorrebbe poter assistere alla realizzazione in terra della sua diabolica utopia (avrebbe dovuto vivere fino ai nostri giorni, per presenziarvi!). Infine, questo “povero diavolo” conclude il suo delirio in modo sorprendentemente profetico: «Sa, io ho pensato di consegnare il mondo al papa. Basterà che esca dal suo palazzo a piedi e scalzo e si mostri alla plebaglia, come per dire: “Ecco a che punto mi hanno ridotto! E tutti si precipiteranno dietro di lui, perfino l’esercito”». Come non ripensare, a questo punto, alla Pasqua 2020 con papa Bergoglio da solo in Piazza San Pietro che finisce di sotterrare Cristo e la sua Chiesa, lanciando un messaggio di sottomissione e rassegnazione, piuttosto che di speranza, di Gioia e di trionfo della Vita. Esprimendo così un monito e proferendo una minaccia sull’inevitabilità della morte.

Al venir meno del sostegno dell’autorità religiosa, senza l’ordito (l’Ordo, la Tradizione) la trama svanisce e si disperde, perché tessere equivale a ordinare, dare forma e significato, per cui gli agenti della sovversione non possono che tendere al caos, al disordine ed alla dissoluzione, che sono parti inseparabili della loro natura. A completare l’identikit dei quali ci viene in aiuto anche Attilio Mordini (Verità del linguaggio), quando ci parla, dal punto di vista cattolico, di «Uomini che presi ad uno ad uno erano persone onestissime e generose, eccoli ora, non come un solo uomo, ma come un solo demonio, gettarsi sui beni e sulle persone altrui ad uccidere e a distruggere. E ciò sempre per l’aspetto passivo della libertà umana, la mimesi; gli uomini della massa si imitano tutti l’un l’altro allo stesso istante; o meglio credono di imitarsi l’un l’altro, ma senza saperlo imitano Lucifero nel suo non serviam; e lo imitano non credendoci e non conoscendolo, perché se conoscendo Dio Lo si serve meglio, Satana si serve di solito senza conoscerlo o non conoscendolo abbastanza». Per poi aggiungere: «Anche Platone, nel Fedone, mette in evidenza come una forza negativa sembri trattenere l’evolversi dell’universo. La chiama chồra, cioè vuoto; più tardi anche il Campanella la chiamerà nihilitas. Tale forza negativa sembra insidiare il calcagno della creazione così come Satana insidia il calcagno della donna; e come l’Immacolata Concezione e l’Assunzione della Vergine per l’Incarnazione del Figlio schiaccerà la testa al serpente, così la riassunzione del creato nella gloria di Dio vincerà la forza negativa nell’opera della creazione».

Se da una parte c’è la via luminosa e certa indicata da Cristo, dal Risorto, dall’altra incombe l’oscuro destino dei morti viventi, di quelli cioè pronti ad aderire acriticamente alle narrazioni del potere: qualunque sia l’argomento in questione o l’emergenza del momento. Un potere, quello attuale, destinato comunque a soccombere proprio per via della continua menzogna che lo caratterizza e ne è espressione, per la sua rinuncia ad ogni superiore supporto religioso e il conseguente crollo della moralità, dell’etica, della correttezza nei rapporti e per la distruzione di ogni spirito comunitario; dove l’imposizione di una sessualità dubbia e la prevalenza della cultura di morte non farà altro che lasciare nel loro schieramento solo degli inservibili zombie.

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