I giornalisti del mainstream sono soliti etichettare i loro sfidanti di turno, e l’arma più utilizzata per screditare i rappresentanti del dissenso è bollarli come complottisti, negazionisti, sovranisti, fascisti e putiniani.
Stabilire un confronto non è pensabile, perché le evidenze sarebbero palesemente contro la loro sistematica disinformazione. Ecco allora venire incontro loro i giganti del web; la seconda generazione che ha tratto enormi profitti dai creatori iniziali della rete informatica. Questi spazi di realtà virtuale nella quale potersi confrontare, chattare tra individui da un capo all’altro del globo, sono stati propagandati, in origine, come mezzi che avrebbero amplificato la coscienza dell’umanità, permettendo, in tempo reale, di cavalcare l’informazione in qualsiasi angolo del mondo.
Ma poi si scopre improvvisamente che YouTube, Facebook, Instagram, sono in realtà piattaforme di manipolazione delle masse, le quali, nel momento in cui tentano di utilizzarle per fini differenti da quelli progettati, si imbattono in censure improvvise, chiusure e oscuramento di interi siti e network, che contrabbanderebbero disinformazione o inciterebbero all’odio, magari nel propagare documentari di un mondo in guerra, allo scopo di invocare la pace e promuovere un referendum, totalmente ignorato e boicottato dai servili lacchè dell’informazione.
Le reti servono a catturare gli utenti, a patto che questi si mantengano nelle dichiarazioni conformi al pensiero unico. D’altronde mica sono stati investiti miliardi di dollari a mani piene nel cablaggio globale che avvolge il nostro pianeta, solo per scaricare film in 4k o per permettere a degli squilibrati complottisti di far loro la guerra, utilizzando i network che devono controllare il mondo!
Ma allora chi sono i veri complottisti, coloro che svelano frammenti di notiziari, denunciano, collegano eventi e personaggi, o coloro che occultano, sovvertono e distorcono le informazioni?
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