Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

martes, 21 de enero de 2025

La reiterazione della Via Crucis


La reiterazione della Via Crucis

Secondo il metodo tradizionale di ricerca storica, come lo descrive Evola nell’Introduzione a Rivolta contro il mondo moderno, i dati mitologici e gli eventi sacri non sono meno importanti, ai fini della ricostruzione e dell’interpretazione di quanto accade, delle documentazioni di avvenimenti reali e di quanto si verifica nell’esistenza ordinaria di uomini e civiltà. Anzi, se si vuole elevare il punto di osservazione al di sopra del rigido determinismo dei fatti materiali, del vuoto numero e della caotica quantità, è indispensabile passare dal piano orizzontale a quello verticale, per comprendere che, sempre e ovunque, ciò che è in basso è come ciò che è in alto; e che quanto si verifica sulla Terra va a influire sulle determinazioni del Cielo. Per cui gli stessi accadimenti storici e le cronache quotidiane possono essere interpretati simbolicamente e nel profondo, per ricavarne segni e insegnamenti che rientrano nell’ordine metafisico.

Questo è a maggior ragione valido riguardo a quanto si sta verificando – negli stessi luoghi e con le stesse modalità epocali della volta precedente – con la consumazione del peggiore dei crimini: la persecuzione e il martirio dell’innocenza. Quello che quasi duemila anni fa venne fatto ad un Singolo, oggi si ripete contro un intero popolo, non meno innocente di Colui che allora subì il supplizio della Croce. Le tracce, le motivazioni e i segni del martirio sono gli stessi; i pretesti e le ipocrite giustificazioni degli odierni aguzzini si basano sempre sulla medesima pretesa di garantirsi la sicurezza, di assicurarsi sonni tranquilli (in casa d’altri!), nel pieno controllo e disponibilità dell’intoccabile sovranità sionista, ad ogni costo e con qualunque mezzo; sentendosi questi minacciati ed esposti a gravi pericoli già dalla semplice presenza e prossimità dell’Altro (che, entrando trionfante ed acclamato a Gerusalemme, potrebbe mettere ancora una volta in discussione calcificate regole e infondate gerarchie); nonché dalla insopportabile convivenza con l’estraneo: “belva feroce” da neutralizzare ingabbiare e sopprimere.

Anche allora – altra significativa analogia – l’orrendo delitto venne compiuto sotto la copertura, più o meno consapevole e consenziente, dell’autorità imperiale del momento (ognuno è suddito dell’Impero che si merita!); coi medesimi ricatti, con gli stessi piagnistei, con le continue, ripetute rivendicazioni di fantomatici privilegi… divini. Solo che allora il governatore Pilato le mani se le lavò nell’acqua, mentre oggi i gestori del potere mondiale le hanno immerse fino in fondo nel sangue di donne vecchi e bambini. Ovviamente, sempre nel nome della democrazia, la quale – come giustamente faceva notare Attilio Mordini – visse il suo primo esempio di “suffragio universale” proprio in occasione del plebiscito che liberò Barabba e mandò sul patibolo Cristo.

Quel Cristo che disse (Matteo 25, 42-43): «ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato»; lo stesso che fu tradito da chi godeva della sua fiducia, e venne rinnegato da chi gli era più vicino. Lui, insultato e deriso lungo il percorso che portava al Golgota, con l’eccezione di chi, a rischio della vita, provò a prestargli soccorso; martoriato nel corpo e calunniato nell’anima con una ferocia bestiale; e infine  inchiodato sulla Croce, nell’illusione di cancellarne definitivamente il Ricordo e il Nome.

E non è forse simile il destino toccato ora al popolo Palestinese? Non è esso stesso stato rinnegato e tradito proprio dai suoi fratelli e vicini, senza nemmeno aspettare “che il gallo cantasse tre volte”? E il brano evangelico prima citato non descrive forse dettagliatamente le condizioni in cui sono costretti a sopravvivere gli abitanti di Gaza, da quando si sono visti occupare e depredare la terra e le case? E l’unanimità dei potenti e dei loro servi fedeli nel voltarsi dall’altra parte o nel fornire gli attrezzi di tortura e gli strumenti del martirio, in cosa differiscono dall’unanime ululato di coloro che consegnarono nelle mani dei carnefici quell’altro Innocente?

Le analogie come si vede sono tante, per cui non è azzardato osare sperare, di analogia in analogia, che dopo la notte del Sabato e le sue tenebre, all’alba del Giorno Nuovo i carnefici che andranno a controllare l’esito dei loro maneggi e del loro lavoro, ancora una volta si troveranno davanti ad un Sepolcro vuoto; mentre coloro che sembravano distrutti e annientati, saranno intanto tornati a rivivere come Popolo Stato e Nazione: finalmente liberi da una troppo lunga occupazione, per prendere definitivamente in mano il proprio destino e quello dei propri figli: riportando così pace e giustizia in quella che, anche per questo nuovo martirio e sacrificio, continuerà ad essere la Terra Santa, a cui guarda il Mondo intero.

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