Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

viernes, 22 de junio de 2018

Silvio Grasso, Recensione a: "Metafisica del sesso" di Julius Evola

Silvio Grasso Recensione a: "Metafisica del sesso" di Julius Evola Metafisica del Sesso di Julius Evola, edito nel 1959 da Atanòr e di cui è stata recentemente pubblicata la traduzione francese, è un lavoro assai esteso, ricchissimo di citazioni e riferimenti alle dottrine e pratiche più diverse (tradizionali, profane ed anche propriamente “sataniche”) riguardanti il sesso ed i rapporti sessuali. In quest’opera l’autore comincia con il prendere in esame le più diffuse teorie moderne che tendono a dare una spiegazione al fenomeno del sesso, quali ad esempio il darwinismo che, vedendo nell’uomo un derivato dell’animale “per evoluzione naturale”, considera la vita sessuale umana alla stregua di un prolungamento degli istinti e delle finalità biologiche animali; le teorie psicanalitiche freudiane che pongono alla base dell’istinto sessuale la tendenza ai piacere (il Lustprinzip); la cosiddetta “teoria degli ormoni”, che vede nell’istinto sessuale il risultato di una specie di intossicazione ormonica. Julius Evola, traendo spunto da queste edaltre teorie in proposito, mette in risalto con particolare vigore come soltanto riportandosi al di là del campo psico-fìsiologico, nel dominio dei principi immutabili, sia possibile ritrovare una spiegazione veramente esauriente delle manifestazioni sessuali; ed egli indica come a ciò si possa giungere effettivamente ponendosi dal punto di vista della conoscenza tradizionale, che permette di vedere in ogni manifestazione esteriore (e quindi anche nei fenomeni sessuali, che tanta parte hanno nella vita dell’umanità) un’espressione di principi metafisici dai quali trae la sua natura e la sua stessa esistenza. Cercando di delineare il punto di vista tradizionale sull’argomento, l’autore sostiene che per giungere ad una vera comprensione della natura profonda dei sessi occorre saper risalire al senso universale della polarità maschile e femminile, intendendo questi due termini «allo stato puro», quali archetipi in senso platonico, e quali principi anteriori alle determinazioni particolari dei singoli esseri, principi da cui deriva anche un criterio di normalità a cui questi si devono conformare. Si tratta insomma dei due poli della manifestazione che la tradizione indù chiama Purusha e Prakriti, e che, con riferimento al loro significato più generale, si possono designare con i termini di essenza (principio attivo) e sostanza (principio ricettivo). Per esprimere questo concetto di una polarità universale anteriore alle differenziazioni individuali, l’autore usa espressioni come «uomo assoluto» e «donna assoluta», che invero appaiono piuttosto improprie. Infatti, il termine “assoluto” non converrebbe che al Principio metafisico supremo e illimitato, che è appunto incondizionato anche dalle determinazioni più primordiali, come da quelle di “essenza” e “sostanza”, ed anche da quella prima determinazione universale che è l’Essere o l’Unità principiale stessa contenente in sé tutte le possibilità di manifestazione. Se insistiamo su questo punto è perché non si tratta affatto di una semplice questione di terminologia, ma piuttosto di un sintomo connesso al fatto che purtroppo, nel nostro autore, questa concezione del Principio metafisico non appare mai espressa con sufficiente chiarezza. E, poiché l’assentimento più o menocosciente al Principio ci pare rappresentare proprio l’elemento più determinante in ogni essere e in ogni dottrina, il fatto di lasciarlo in ombra ci sembra costituire una pericolosa lacuna, che lascia nell’opera di Julius Evola un’impronta ben discernibile e permette a volte affermazioni di carattere quasi idolatrico, come ad esempio quella secondo la quale «al maschile puro è proprio l’aver in sé il proprio principio (!), mentre al femminile (sic) puro è proprio, è naturale, l’aver in altro il proprio principio» (pag. 201). Ed è, ci pare, per la stessa mancanza di un chiaro riferimento all’aspetto più profondo dell’autentica metafisica che nell’opera in esame termini quali “incondizionato”, “illimitato”, “trascendenza” e “metafisica” ricorrono forse con troppa frequenza ed altrettanta improprietà. Per quel che riguarda proprio il termine “metafisica”di cui l’autore si serve per intitolare la sua opera, è facile notare che esso non viene usato sempre nel suo significato più valido e cioè nel senso di «ciò che sta al di là della physis» (ovvero del dominio mutevole e contingente della natura); succede così che spesso quel termine, anziché designare ciò che si situa nel dominio dei principi immutabili ed incondizionati dal tempo e dalla vita, viene riferito a certi aspetti di ciò che sta al di là della semplice realtà corporea, facilitando così molteplici confusioni fra il dominio puramente spirituale ed il dominio psichico. Forse però il torto più grave dell’autore non è questo, ma piuttosto quello di presentare la sua opera, tutta impregnata del suo stile particolarissimo, appassionato e cerebrale ad un tempo, come un’esposizione del punto di vista tradizionale. In realtà, si può ben dire che, a lettura finita del libro, l’impressione che il lettore si sarà fatta del punto di vista tradizionale sull’argomento risulteràcertamente non soltanto parziale ma addirittura snaturante. Indubbiamente, per dare un’idea adeguata di come il cosiddetto “problema sessuale” venga inquadrato nelle varie forme tradizionali, sarebbe stato più opportuno delineare ed approfondire i tratti più generali ed essenziali delle norme e dottrine tradizionali a questo proposito anziché presentare una così fitta serie di citazioni e riferimenti a teorie e pratiche sessuali particolarissime e per lo più ignorate od estranee all’insieme del mondo tradizionale. Sarebbe certo un errore credere che l’aspetto più profondo ed interiore della tradizione si trovi necessariamente soltanto celato nelle sue modalità più nascoste o più straordinarie; al contrario, benché indubbiamente le varie vie iniziatiche abbiano anche delle dottrine e delle pratiche loro particolari ed inaccessibili ai profani, tutte le norme tradizionali senza eccezione, anche quelle che hanno una portata più generale e che appartengono esteriormente al dominio exoterico, essendo ricollegate mediante lo spirito vivente della tradizione ai principi immutabili e metafisici da cui derivano, costituiscono praticamente un supporto per la realizzazione delle verità dell’ordine più profondo. Sta di fatto che tutta la vita tradizionale è permeata da una partecipazione – più o meno cosciente a seconda degli esseri che la vivono – ai principi metafisici dell’essere; ed è da questa coscienza della presenza di una ragion d’essere trascendente in ogni cosa ed in ogni manifestazione anche dell’ordine più esteriore che sgorga quel rispetto e quel senso del sacro così determinanti nell’attitudine dell’uomo tradizionale. A questa attitudine generale si ricollega direttamente il senso del pudore che è della massima importanza nelle manifestazioni sessuali della vita tradizionale, senso che Julius Evola sembra spesso confondere con un’ingiustificata inibizione o con un oscuro sentimento di colpa, mentre invece, nella sua essenza profonda, scaturisce anch’esso dalla coscienza del valore sacro insito nella ragion d’essere del sesso e dell’amore. Ed anche, contrariamente a quanto Julius Evola sembra suggerire, nel concetto tradizionale ed iniziatico dell’amore sessuale come più in generale di ogni altra manifestazione non si tratta tanto di «infrangere delle barriere», di «stabilire nell’eros un diverso ritmo» in modo che «una corrente diversa investa e trasporti, ovvero sospenda, le facoltà ordinarie dell’individuo umano» talché si aprano «degli spiragli su di un mondo differente», ma si tratta di penetrare attraverso le cose esteriori il significato profondo dal quale esse traggono origine. Per questo, l’uomo tradizionale, ed ancor più l’iniziato, è generalmente poco incline sia nei rapporti sessuali che in ogni altra espressione di vita alle stravaganze e alle anormalità, ed impronta la sua condotta alla massima semplicità e naturalezza, cosciente del valore profondo insito nelle funzioni più primordiali ed essenziali della vita umana. È ben noto, ad esempio, quale importanza abbiano nella vita tradizionale il matrimonio, i vincoli di sangue, la maternità, i figli. Julius Evola non ignora queste cose, ma nel suo ampio panorama in cui passa in rassegna un gran numero di teorie e di pratiche riguardanti il sesso, egli dimostra di propendere verso soluzioni di carattere anormale ed anche a volta decisamente contrario alla più comuni norme tradizionali. A questo proposito ci pare particolarmente significativo ad esempio il suo giudizio favorevole alle unioni illegittime (naturalmente soltanto nel caso di personalità sessualmente qualificatissime!) le quali sarebbero più atte a produrre «una intensità emotiva e di passione» superiore a quella delle unioni coniugali e fornirebbero così un supporto assai più adeguato per la realizzazione dell’«incondizionato» (pag. 299)! Egli mette però praticamentein ombra il fatto che pressoché in tutte le forme tradizionali l’adulterio viene considerato cosa gravissima e può comportare l’uccisione o l’esclusione dal gruppo sociale, talché esso riveste spesso un carattere di gravità quasi equivalente a quello dell’apostasia. In questo modo distorto di concepire la via di realizzazione ci pare debba pure risiedere la spiegazione della presentazione decisamente equivoca che l’autore fa di manifestazioni così chiaramente opposte ad una vita sessuale illuminata ed ordinata da principi spirituali come ad esempio le pratiche mostruose del “Sabba”, il sadismo e le orge della setta dei Khlysti. Ed ancora ritroviamo la stessa inquietante tendenza nelle dettagliate esposizioni di pratiche tantriche del Kundalinî-Yoga, pratiche che pur appartenendo ad una corrente indubbiamente tradizionale ed iniziatica, essendo però destinate a degli esseri estremamente diversi sotto tutti gli aspetti dal pubblico al quale può rivolgersi Julius Evola, non possono produrre in definitiva che degli effetti squilibranti su tutti i piani. Comunque stiano le cose, sarà opportuno fare qui una precisazione: finché ci si attiene al campo dottrinalesi è liberi praticamente di interessarsi e di mettere in risalto le espressioni tradizionali che si preferiscono (benché anche qui si imponga pur sempre una questione di opportunità nella scelta); ma quando si passa alle applicazioni pratiche che si intende trarre dalle norme tradizionali sulla base delle quali si vuole improntare la propria vita non è più una semplice questione di preferenze soggettive, e, dal punto di vista tradizionale, non esiste che una soluzione possibile, e cioè quella dell’adesione più totale possibile alle norme della propria forma tradizionale (le quali inglobano anche evidentemente il campo dei rapporti sessuali). E non è certo il caso di ritenersi liberi dalle forme e dalle prescrizioni valide per tutta una comunità sulla base di una presunta aspirazione iniziatica. Chi aspira a una realizzazione autentica non respinge certo quelle norme e quelle istituzioni che sono proprio un’espressione ed un supporto delle realtà immutabili verso le quali egli tende. Evidentemente, vi è un aspetto valido anche nella tendenza verso una rottura dell’instabile equilibrio umano e verso il trascendimento delle limitazioni formali, tendenza che pare stare alla base dell’attrazione che spinge Julius Evola ad aderire a particolari espressioni “reazionarie” ed anormali; ed egli infatti trova solitamente il modo di sostenere le sue tesi con argomentazioni ed esempi autenticamente tradizionali. Ma anche a questo proposito sarà bene chiarire la situazione: in realtà, se in determinati casi e circostanze particolarissime può essere anche opportuno o necessario infrangere le regole tradizionali generali edassumere comportamenti esteriormente in contrasto con queste, il discernimento di una tale opportunità non appartiene evidentemente a chiunque. Ed anzi, dal momento che una condotta esteriormente contrastante con le leggi sacre tradizionali non può essere legittimata se non nel caso che essa sia dettata proprio dal Principio stesso da cui queste leggi provengono, essa non può trovare una giustificazione che nel campo iniziatico, e solo qualora sia compiuta da un essere che abbia realizzato egli stesso la conoscenza diretta della sorgente che sta alla origine delle leggi tradizionali, o qualora sia prescritta da un autentico maestro spirituale il quale sia effettivamente conoscitore e interprete delle ragioni principiali. Sarà quindi lecito chiedersi quale possa essere l’utilità dei frequenti ed invitanti riferimenti fatti da Julius Evola a metodi e comportamenti che non soltanto si oppongono – come egli dichiara – alle barriere ingiustificate ed insulse del mondo borghese, ma che sono in netto contrasto con un’autentica adesione allo spirito della tradizione. A questo proposito sarà interessante notare come Julius Evola, mentre si dimostra ostile alla psicanalisi mettendone in luce il carattere decisamente nefasto, ha invece un’aperta propensione per la magia. Ora, allo stato attuale delle cose, si può ben dire che una differenza determinante fra la psicanalisi e la magia consiste nel fatto che chi si sottopone alla prima si trova praticamente in uno stato di passività nei confronti delle forze sub-umane che agiscono attraverso di essa, mentre chi pratica la magia domina in un certo modo la situazione. Non sarebbe però il caso di concludere che vi sia nella magia un elemento sopra-umano o spirituale, ma ben piuttosto che la magia trae la sua forza da una più diretta e cosciente partecipazione alla fonte da cui proprio le correnti più nefaste e sovversive traggono la loro direttiva. Non vogliamo con questo ignorare l’esistenza di una magia improntata ed ordinata da principi sopra-umani quale la magia tradizionale, ma è chiaro che la magia alla quale si riferisce l’autore di Metafisica del sesso è una magia svincolata da una piena partecipazione ad una determinata forma tradizionale qualsiasi, ed è proprio questo che le conferisce un carattere particolarmente inquietante. Quest’ultima considerazione ci conduce adun punto fra i più determinanti non soltanto di Metafisica del sesso, ma più in generale di tutta l’opera di Julius Evola, e cioè alla pretesa di ricollegarsi direttamente all’essenza dello spirito della tradizione senza peraltro aderire ad alcuna forma tradizionale particolare, ed anzi sfruttando lo scatenarsi di forze sovversive caratteristico della presente fase ciclica. È questo un punto assai importante ed insidioso e riteniamo che esso meriti di essere esaminato più per esteso di quanto si addirebbe alle presenti considerazioni su Metafisica del sesso, e sia quindi più opportuno confutarlo con un altro studio. Da: Rivista di Studi Tradizionali n. 67 ScienzaSacra - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
Silvio Grasso Recensione a: "Metafisica del sesso " di Julius Evola Metafisica del Sesso di Julius Evola, edito nel 1959 da...

- Enlace a artículo -

Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL.

(No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí presentados)

No hay comentarios:

Publicar un comentario