Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

jueves, 30 de noviembre de 2017

Tao XXV

Taoísmo Ajnata 有物混成,先天地生 Poseer substancia material enturbia alcanzar la meta Primero nacieron el cielo y la tierra 寂兮寥兮 Como un hogar silencioso y vacío 獨立不改 Permaneciendo solos no estaban sujetos al cambio Moviendose cíclicamente como si no estuviesen en peligro de desaparecer 可以為天下母 Contienendo potencialmente la causa de la creación de todo lo que desciende del cielo y es alimentado por el principio femenino 吾不知其名 Yo no puedo expresar su origen en las formas sutiles 字之曰道 El nombre que lo designa es Tao Tao te Ching Traduccion Tao TP - Artículo*: Tradición Perenne - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Skinwalker, “Colui che cammina nella pelle”, è una parola inglese che traduce in modo impreciso il termine navajo Yenaldooshi o Naglooshi, che significa letteralmente “con esso, cammina su tutte e quattro”. Entrambe queste definizioni si riferiscono a un particolare tipo di “mutaforma” del folklore Navajo, uno stregone in grado di assumere le forme di diversi animali indossandone la pelle. Gli Skinwalkers possono tramutarsi in lupo, cervo, corvo, gufo o anche in palle di fuoco sfreccianti nel cielo, ma la metamorfosi più ricorrente che viene a loro associata è quella in coyote. Il risultato è un ibrido mostruoso, che si aggira di notte nelle terre desolate del sud ovest degli Stati Uniti, recando dolore e tormento agli uomini. Gli Skinwalkers possono muoversi a grande velocità, tanto da eguagliare un’auto in corsa, ma i loro movimenti non sono mai del tutto naturali: le impronte che lasciano sul suolo sono scoordinate, e c’è chi racconta di averli visti correre all’indietro, con gli arti ritorti in posizioni impossibili. Secondo la tradizione Navajo, se si incontrasse uno Skinwalker, la cosa più importante sarebbe non guardarlo negli occhi: se ciò avviene, vi dovrà uccidere soffiandovi sul volto una polvere letale ricavata dalle ossa dei cadaveri. Potreste provare a sparargli: se ferito o ucciso, il mutaforma assumerà di nuovo le proprie fattezze umane. Oppure, se conosceste i canti sacri nativi o aveste degli amuleti, potreste cercare di tenerlo a distanza: gli Yenaldooshi, infatti, odiano tutto quello che è sacro e si dice che non riescano a resistere alla tentazione di profanare le immagini sacre, distruggendole o cospargendole con la loro urina. Dando fede alle credenze dei Navajo, di giorno questi esseri misteriosi si nascondono nel buio delle caverne, alle cui pareti appendono le pelli che usano per trasformarsi. Nelle loro tane, siedono nudi, i volti coperti da maschere, tra ceste piene di carne umana, osservati soltanto dalle vuote occhiaie dei teschi delle loro vittime. Sul suolo, raffigurano le loro vittime con disegni di sabbia, sui quali in seguito lanciano dei fagioli magici, per inoculare malattie e sofferenze. Ma è soprattutto durante la notte che gli Skinwalkers si aggirano e compiono le loro azioni rivoltanti, che includono il cannibalismo, la violazione delle tombe per fabbricare la loro polvere, il rapimento di bambini e neonati, la mutilazione del bestiame, l’assassinio di vittime innocenti o di coloro che, anche solo inavvertitamente, li hanno offesi. Il loro arrivo, in genere, è preannunciato da un forte odore di urina di coyote. Quando si avvicinano, i cani abbaiano furiosi e dai soffitti scende una polvere impalpabile, presagio di quella mortale che stanno per spargere. In alcuni casi, assalgono i cacciatori isolati e lanciano su di loro la pelle che li ricopre, paralizzandoli. Una volta neutralizzata la vittima, il mutaforma ne assume le fattezze, rincasando al posto suo: la moglie e i familiari si troveranno di fronte un uomo diverso, più taciturno e assente, ma non sospetteranno nulla, fino a quando, con il passare del tempo, inizieranno ad avvertire un pungente olezzo ferino. Secondo il folklore Diné — il modo in cui i Navajo chiamano se stessi, che significa “Il Popolo” — gli Yenaldooshi sono in realtà uomini o, in alcuni casi, donne anziane e sterili, che hanno aderito a un’oscura confraternita iniziatica devota al male. Gli Skinwalkers seguono la cosiddetta “witchery way”, che consiste nell’uso di poteri sovrannaturali e magici per fini materiali e malvagi. Si dice che per entrare a far parte di questa congregazione sia necessario uccidere uno dei propri familiari o dei propri affetti più cari. Il movente per una scelta così radicale, in genere, è il rancore e il desiderio di vendetta nei confronti di un individuo o dell’intera comunità, ma anche una grande avidità di ricchezze o la brama di potere. Lo Skinwalker incarna l’antitesi della visione del mondo dei Navajo e ogni sua azione è un deliberato sovvertimento dei valori condivisi dalla comunità. La spiritualità di questo popolo, infatti, è incentrata sul concetto di hozho, un’armonia che deve regnare tanto nel mondo naturale, quanto all’interno della comunità e dei singoli individui, mentre gli Skinwalkers sono sacerdoti del caos e della discordia, che cercano di minare questo equilibrio universale a ogni livello [cfr. La tradizione orale delle “Big Stories” come fondamento della legge delle popolazioni native del Canada]. Le modalità in cui si declina questa opposizione sono molte: mentre la cultura dei Diné valorizza la famiglia, il mutaforma disprezza i legami parentali, al punto da arrivare a uccidere i propri consanguinei; mentre i nativi pongono al centro la condivisione dei beni e la fratellanza, gli Skinwalkers sono egoisti e avidi di ricchezza; mentre la morte è per i Navajo un tabù, un argomento che viene accuratamente evitato, gli Yenaldooshi, invece, bazzicano i cimiteri e maneggiano cadaveri; mentre gli uomini vivono di giorno, i mutaforma preferiscono la notte. E così via: il medesimo discorso vale per la pratica del cannibalismo e dell’incesto, anch’essi evidenti tabù culturali apertamente infranti. Il ribaltamento dei valori è così evidente da non poter essere casuale. Una chiave per capire quest’antitesi radicale è proprio la trasformazione in coyote. Coyote (Ma’ii in Navajo), infatti, è un’importante divinità, presente nei miti della creazione navajo insieme ad altre due figure, il Primo Uomo e la Prima Donna e fu proprio Ma’ii a insegnare all’umanità gli oscuri segreti della stregoneria. Coyote è quello che gli antropologi definiscono un trickster, ovvero un imbroglione divino: egli è avido e impiccione e, con le sue bricconate, dà origine alla morte e scombina la disposizione delle stelle nel cielo. Le storie e i canti che lo riguardano sono a tratti comiche, ma hanno anche un aspetto oscuro, violento e macabro. Sarebbe però semplicistico ridurre il dio Coyote a un essere puramente malvagio, perché le sue malefatte hanno anche una funzione estremamente vitale, quella di testare le possibilità dell’universo, di portare al limite estremo la conoscenza umana perché, senza squilibrio, non potrebbe esistere l’equilibrio. Gli atti distruttivi del Coyote, in realtà, non fanno che riaffermare l’ordine universale, e le sue storie servono, oltre che a divertire, anche per educare in merito a quello che è giusto e sbagliato fare. Il Coyote è, quindi, al di là della rigida polarità occidentale tra bene e male, in una rappresentazione più naturale della vita, che accoglie gli opposti come necessari per costituire l’insieme. Il diavolo e il peccato appartengono ai bianchi, per i nativi l’universo è molto più sfumato [cfr. Il Sacro Cerchio del Cosmo nella visione olistico-biocentrica dei Nativi Americani]. Sembra che l’ambiguità di questa figura divina sia da connettere con l’evoluzione storica del popolo Navajo e di quelli limitrofi, quali gli Zuni, gli Hopi e i Pueblo: in una prima fase, infatti, queste popolazioni si basavano sulla caccia e la raccolta di frutti e lupi e coyote rappresentavano degli spiriti protettori. Con il passaggio all’allevamento e all’agricoltura, invece, il compagno di caccia di un tempo divenne un nemico e una minaccia per le greggi da combattere a tutti i costi. Queste due fasi, cronologicamente successive, risultano invece contemporanee e compresenti nella mitologia, determinando così l’ambiguità del dio Coyote, “buono e cattivo” allo stesso tempo. Al di là di queste considerazioni, è indubbio che gli Yenaldooshi incarnino proprio gli aspetti più negativi del Dio Coyote. Non a caso, nella lingua Navajo, chiamare qualcuno con quel nome rappresenta il peggiore degli insulti. La parola Ma’ii, inoltre, non indica soltanto il coyote, ma l’intera famiglia dei canidi, includendo anche lupi, cani e volpi: questo spiega la varietà delle trasformazioni degli Yenaldooshi, che vengono descritti anche come lupi o cani. La stregoneria nel Sud-Ovest americano Quando si parla di streghe nel Nuovo Mondo, in genere, si fa riferimento alle persecuzioni di Salem, nel Nord-Est degli Stati Uniti, dove, alla fine del 1600, vennero bruciate sul rogo più di 200 donne. Anche nel Sud-Ovest, però, la stregoneria fu un argomento terribilmente serio e anche i nativi, nel 1800, ebbero le loro cacce alle streghe. Nelle terre tagliate dal Rio Grande si creò un particolare crogiuolo culturale, che fuse le credenze aborigene con le superstizioni europee, portate dai colonizzatori spagnoli. Il risultato fu che, nel XVII e XVIII secolo quei luoghi si affollarono di streghe in grado di volare, di cambiare forma, di confezionare potenti filtri d’amore e veleni mortali. Le cronache dell’Inquisizione ci parlano di notti di luna durante le quali, tra i cespugli di mesquite, si celebravano inquietanti cerimonie, i cui partecipanti si sfrenavano in danze orgiastiche, adorando caproni e baciando misteriosi serpenti. Se la stregoneria di Salem era il risultato di superstizioni e inquietudini cristiane, quella del Nord-Ovest aveva un carattere più sincretico e fondeva reminiscenze azteche con il folklore nativo e quello spagnolo. Nel 1848, al termine delle Guerre Messicane, agli Spagnoli subentrarono gli Americani, aggiungendo ulteriori elementi al già ricco folklore locale. Mentre nella vecchia Europa si considerava il mondo stregonesco come un ambito prevalentemente femminile, nel Nuovo Mondo, invece, non si facevano distinzioni di genere e la stregoneria interessava tanto gli uomini quanto le donne. Rispetto alle altre popolazioni locali, i Diné furono piuttosto refrattari, in un primo tempo, alla religione cristiana, in parte perché il loro orrore per la morte non favoriva l’accettazione di un Dio morto in croce e poi risorto. La credenza nella stregoneria, tuttavia, era profondamente radicata, e gli Yenaldooshi non sono che una delle molte tipologie di streghe che infestavano l’immaginario collettivo di questa tribù. Pensavano che gli stregoni si nascondessero tra la gente comune, avvelenando il cibo per diffondere malattie, rubando per arricchirsi e rovinando bestiame e raccolti per vendicarsi. Una simile convinzione determinava comportamenti diffidenti e circospetti non soltanto verso i bianchi, ma anche verso i membri della stessa tribù: una ricchezza improvvisa, ma anche un’offerta di cibo da parte di sconosciuti potevano denunciare la presenza di uno stregone. Nel 1864, l’intero universo dei Diné collassò. Per consentire ai bianchi di colonizzare le loro terre, il Generale James Henry Carleton decise di deportarli dall’Arizona al New Mexico, nella riserva di Bosque Redondo. La deportazione, passata alla storia come “La lunga marcia dei Navajo”, si svolse a più riprese: migliaia di indiani, con anziani, donne e bambini, vennero costretti a percorrere a piedi più di 700 km, un tragitto mortale che costò centinaia di vite umane. I Navajo, soprattutto i vecchi, le donne e i bambini, morivano per il freddo, la fatica e la fame. Nella vicenda ebbe un ruolo di spicco un Kit Carson molto meno gioviale di quello che siamo abituati a incontrare ogni mese tra le pagine di Tex, che spezzò la resistenza dei nativi distruggendo le loro coltivazioni e sterminandoli. La deportazione ebbe termine nel 1868, quando, in seguito alla firma di un trattato, i Navajo vennero rimpatriati nelle loro terre d’origine, ma l’impatto sulla società fu devastante, non soltanto per le perdite subite, ma anche per il fatto che il loro intero orizzonte culturale e tradizionale era stato cancellato e sconvolto dai bianchi. Nel caos più totale, abbandonati dai loro dei, i Navajo cercarono di riportare l’ordine, identificando il colpevole proprio negli esseri che più temevano: gli stregoni, da sempre nemici del loro popolo. Le accuse reciproche di stregoneria si moltiplicarono in modo impressionante, in un climax che culminò con la Navajo Whitch Purge del 1878, l’”Epurazione degli Stregoni”. Si narra che dei membri della tribù trovarono un fagotto all’interno della pancia di un cadavere. Erano feticci stregati e spine di cactus, il cibo delle streghe, avvolti tra le pagine del Trattato siglato nel 1868. Fu la prova necessaria per dare il via all’autodafé, che costò la vita a 40 presunti skinwalker, prima di venire interrotto dall’esercito degli Stati Uniti. È certo facile condannare un episodio come questo, liquidandolo come una mera superstizione primitiva e ingenua, nella quale un gruppo di persone, probabilmente del tutto innocenti, venne utilizzato come capro espiatorio sul quale sfogare la rabbia della deportazione. Ci si chiede perché i Navajo non se la siano presa direttamente con i bianchi, anziché rivolgere internamente la violenza. In realtà, il meccanismo del “capro espiatorio” è ben più raffinato e complesso e opera, in modo più o meno latente, in tutte le società. Il filosofo e antropologo francese René Girard ha dedicato la sua intera vita a evidenziarne le caratteristiche. Secondo la sua analisi, in tutte le società, tanto quelle primitive quanto quelle più evolute, è presente un sostrato di violenza che, se non venisse incanalato, condurrebbe all’autodistruzione delle stesse comunità. Il capro espiatorio serve proprio a questo: a canalizzare la violenza verso una vittima, per impedirne il dilagare devastante. «Sempre e ovunque», dice Girard, «quando gli esseri umani o non possono o non osano sfogare la loro rabbia sulle cose che l’hanno scatenata, ricercano inconsciamente dei sostituti, e tanto più quanto meno riescono a trovarli». Non è tanto importante che la vittima sacrificale sia effettivamente il colpevole della sventura, quanto piuttosto che venga identificata come tale. È proprio il processo di identificazione, di accusa e di epurazione, infatti, a contribuire alla riedificazione dell’ordine sociale e al ristabilimento dell’armonia. Nel caso specifico, non importava che le persone accusate fossero effettivamente in grado di trasformarsi in coyote e di spargere la morte. La soluzione del male non risiede nell’eliminazione del vero colpevole quanto, ma bensì nel processo che porta a identificarlo. Per identificare un colpevole, infatti, è necessario innanzitutto stabilire un consenso su chi perseguitare e, per far ciò, occorre consultarsi, dialogare, confrontarsi. In questo modo, il sacrificio di una vittima, anche se innocente, porta al ristabilimento dell’ordine perduto: l’armonia sociale viene ritrovata attraverso un esercizio controllato della violenza. Tutta l’opera di Girard verte sulla descrizione di questo meccanismo, da lui definito “mimetico-vittimario”, che non riguarda soltanto le tribù dei cosiddetti popoli primitivi, ma ogni tipo di società, compresa la nostra. Il meccanismo della sostituzione, che può apparire ingenuo a un esame superficiale, funziona tanto meglio quanto più è inconsapevole e il caso dei Navajo ne è un esempio lampante. L’archetipo del mutaforma nella mitologia Anche in questo caso, la storia degli Skinwalkers fornisce un esempio utile e uno spunto di riflessione. L’archetipo del mutaforma, infatti, si è declinato in moltissime versioni, diverse per la collocazione sia geografica che temporale. Un primo e immediato parallelo si può tracciare con i licantropi della tradizione europea: entrambi, infatti, subiscono una trasformazione ferina che li porta all’antropofagia. Tuttavia, i due mutaforma sono differenti per le modalità della mutazione: mentre per i licantropi essa avviene in modo incontrollabile, scatenata dalla luna piena, per gli Skinwalkers è invece il frutto di una decisione consapevole. Allo stesso modo, mentre la licantropia è spesso la conseguenza della maledizione di una strega, nel caso degli Yenaldooshi il processo è inverso: è lo stregone stesso a scegliere la trasformazione bestiale per poter espandere le proprie possibilità di compiere il male [cfr. Metamorfosi e battaglie rituali nel mito e nel folklore delle popolazioni eurasiatiche]. Questa volontarietà della trasformazione fa venire in mente un altro capitolo affascinante della mitologia scandinava: i Berserker. Questi mitici guerrieri nordici vestivano con pelli d’orso o di lupo e, prima della battaglia, erano capaci di farsi pervadere da un furore inarrestabile, in una trance che li rendeva guerrieri feroci e letali, insensibili alle ferite. L’ira dei Berserker è un tema che ha trovato diverse spiegazioni. Pare, infatti, che la trance ipnotica potesse venire indotta attraverso l’assunzione di sostanze psicotrope, funghi allucinogeni oppure cereali attaccati da un particolare parassita, come nel caso della segale cornuta. Vi è invece chi sostiene che tale stato mentale fosse causato da patologie mediche, quali la porfiria o la sindrome di Paget. Questa sorta di invasamento bestiale era presente in molte culture europee: anche i Romani, ad esempio, avevano delle celebrazioni denominate Lupercali, i cui officianti, i Luperci, si aggiravano per la città seminudi, i fianchi cinti da una pelle sanguinolenta, strappata agli ovini appena sacrificati. Durante questa festa, che si svolgeva nel mese di febbraio, aspergevano di sangue gli uomini e flagellavano le donne, in una sorta di rito collettivo di fertilità [cfr. Lupercalia: le celebrazioni catartiche della Februa]. Per quanto riguarda il mondo romano, è interessante rilevare che il modo di definire il licantropo ricorda da vicino quello degli Skinwalkers: versipellis, “i girapelle”. Il nome deriva dalla credenza secondo la quale i licantropi avessero il pelo che cresceva verso l’interno e che solo durante la mutazione lo mettessero in mostra, rivoltandolo all’esterno. Un altro fertile terreno di comparazione, come abbiamo già visto, è quello con la stregoneria europea: sebbene originati da sistemi di credenze molto diversi, quali il cristianesimo e la spiritualità nativa, le due figure sono senz’altro affini, per quanto diverse e specifiche, e tale contiguità è frutto del contatto tra le due culture. Anche nel folklore indiano è presente una figura che ricorda lo Skinwalker: il Wendigo. Sebbene questo essere mostruoso e bestiale sia proprio del ceppo algonchino, collocato nel nord degli Stati Uniti e in Canada, Wendigo e Skinwalker sono accomunati dalla loro natura anti-sociale. La trasformazione, in entrambi i casi, è causata da un’avidità e da un egoismo esasperati, che contraddicono la condivisione comunitaria che sta alla base del modo di concepire il mondo dei nativi [cfr. La psicosi nella visione sciamanica degli Algonchini: Il Windigo e Jack Fiddler, l’ultimo cacciatore di Wendigo]. Sulle tracce dello Skinwalker… Letteratura: Tony Hillerman, Skinwalkers, Harper, 1963 Saggistica: Guy H. Cooper, Coyote in Navajo religion and cosmology, in The Canadian Journal of Native Studies, VII, 2, 1987 Jean Van Deliner, Wayward Indians: the social construction of the Native American Indians, Oklahoma State University René Girard, La violenza e il sacro, Adelphi, 1992 Colm A. Kelleher and George Knapp, Hunt for the Skinwalker, 2005 Noah Nez, Skinwalkers, in Skeptical Briefs vol. 22.1, 2012 Marc Simmons, Withcraft in the Southwest. Spanish and Indian supernaturalism on the Rio Grande, 1974 Film: James Isaac, Skinwalkers – La note della luna rossa, 2006 Devin Mc Ginn, Skinwalker Ranch, 2013. Jan Egleson, Coyote waits, 2003 Musica: Robbie Robertson and the Red Road Ensemble, Skinwalker, in Music for Native Americans, 1994. - Artículo*: gianmariomollar - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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l’Imâm ‘Abd ar-Rahîm ben Ahmad al-Qâdî - Sur la création de l’Esprit suprême (ar-Rûh al-A‘zam) qui est la lumière de notre seigneur et prophète Muhammad-que la prière et la paix soient sur lui !-.

Extrait du livre Les finesses des récits traditionnels sur la mention du paradis et du feu infernal (daqâ’iq al-akhbâr fî dhikri-l-jannati wa-n-nâr) de l’Imâm ‘Abd ar-Rahîm ben Ahmad al-Qâdî. Cliquer ici L’Imâm ‘Abd ar-Rahîm ben Ahmad al-Qâdî - Sur la création de l’Esprit suprême (ar-Rûh al-A‘zam) qui est la lumière de notre seigneur et prophète Muhammad-que la prière et la paix soient sur lui !-. - Artículo*: Yahya De Kuyper - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Espíritu y naturaleza en el Zen — Arsgravis - Arte y simbolismo - Universidad de Barcelona

Los templos zen impresionan al visitante por su belleza, y ello sucede porque en realidad no existe diferencia entre el espíritu humano y la naturaleza, cosa que la contemplación de la belleza pone en evidencia. Esta premisa, que se puede aplicar a muchas creaciones humanas, encuentra su punto culminante en el arte zen. El filosofo y maestro zen Kitaro Nishida (1870-1945) escribió lo siguiente al respecto: “Esencialmente, espíritu y naturaleza no son dos clases separadas de realidad; la distinción de espíritu y naturaleza deriva de diferentes enfoques de una y la misma realidad. En los hechos de la experiencia directa no hay oposición de sujeto y objeto, ni distinción entre espíritu y materia; la materia en sí misma es espíritu y el espíritu en sí mismo es materia, de suerte que hay sólo una realidad. La oposición de sujeto y objeto deriva de conflictos en la manera de concebir este sistema de realidad o —cuando se enfoca la cuestión desde cierto ángulo— deriva del desarrollo de este sistema. En otras palabras, en la percepción no se distingue entre sujeto y objeto pues la oposición se produce por obra de la reflexión. Cuando hay un conflicto en el sistema de la realidad, la actividad unificadora se concibe como espíritu y aquello que está frente a ella como su objeto se concibe como naturaleza. Pero en realidad, la naturaleza objetiva no puede existir independientemente de una unidad subjetiva, de suerte que no podemos esperar hallar una unidad subjetiva sin un objeto de la unidad, es decir, sin un contenido. Espíritu y naturaleza constituyen la misma clase de realidad y difieren sólo en sus formas de unidad. Toda declaración que se incline por uno o la otra representa una realidad abstracta, incompleta. La realidad se hace perfecta, llega a ser realidad concreta en la unión de espíritu y naturaleza. La unidad de espíritu y naturaleza no es la unidad de dos tipos de sistemas, sino que espíritu y naturaleza existen en una y la misma unidad.” (K. Nishida, Indagación del bien, Gesida ed., Barcelona, 1995, pp. 210-211) Volver a Índice Revista 1 La entrada Espíritu y naturaleza en el Zen se publicó primero en Arsgravis - Arte y simbolismo - Universidad de Barcelona. - Artículo*: ArsGravis - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Dalai Lama-Lojong 15-Apego-Rechazo-Indiferencia

El punto clave que tratamos de lograr en esta práctica, es desarrollar imparcialidad Como un primer estadio tratamos de superar sentimientos de parcialidad y discriminación que normalmente y naturalmente sentimos hacia los demás y también parece ser verdad que el apego tiene un efecto limitador sobre la propia visión el apego reduce la propia visión y uno no es capaz de ver, desde una más amplia perspectiva, y esto parece ser verdad - Artículo*: samsaraexit - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Sobre el anhelo de Dios

Que tu corazón anhele al Señor, como el avaro desea el oro. Como aquel que se está ahogando ansía desesperadamente el aire, así tu corazón debe anhelar al Señor antes de encontrarlo. "Un día, Hz. Isa (Jesús) caminaba a la orilla del mar. Se le acercó un devoto y le preguntó: Señor, ¿cómo puedo hallar a Dios? Hz. Isa avanzó en el mar con el devoto y lo sumergió en el agua. Después de un rato lo soltó y levantándolo de un brazo le preguntó: ¿Cómo te sentiste debajo del agua? El devoto contestó: Sentí como si mi último momento hubiera llegado; mi condición era desesperada. Entonces Isa le dijo: Verás a Dios cuando tu corazón llegue a anhelarlo con la misma intensidad con que deseabas un poco de aire hace un momento." - Artículo*: Sabiduria Sufi - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Huelva y su entorno protagonizan una nueva entrega de la exposición ‘Andalucía, la imagen cartográfica

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Eclisse del sacro?

Una via di uscita dall’impasse del sacro ridotto a religione/secolarizzazione è costituita dal sacro inteso come sempre possibile. - Artículo*: Giovanni Damiano - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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M33: Galaxia del Triangulum | Imagen astronomía diaria - Observatorio

La pequeña constelación septentrional Triángulo alberga la magnífica galaxia espiral M33. Se conoce popularmente como galaxia del Molinete o, simplemente, la galaxia del Triángulo. M33 tiene más de 50.000 años luz de diámetro y es la tercera galaxia más grande del Grupo Local de galaxias tras la de Andrómeda (M31) y de la Vía Láctea. A unos 3 millones de años luz de la Vía Láctea, se cree que M33 es una galaxia satélite de la galaxia de Andrómeda; por ello, los astrónomos imaginan que cada galaxia tiene seguramente unas vistas espectaculares del sistema estelar de la otra espiral. En cuanto a la vista desde la Tierra, esta nítida composición muestra los cúmulos de estrellas azules de M33 así como las regiones rosadas de formación estelar que dibujan los brazos espirales recargados de la galaxia. De hecho, la cavernosa NGC 604 es la región de formación estelar más brillante (aquí se ve aproximadamente a la posición de reloj de las 7 desde el centro de la galaxia). La bien medida población de estrellas variables de M33 ha contribuido, como M31, a hacer de esta espiral cercana un patrón cósmico para establecer la escala de distancias del Universo. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Celebrado en el COP un taller de supervisión de competencias profesionales en EuroPsy

Los pasados días 17 y 18 de noviembre, la sede del Consejo General de la Psicología de España, acogió diversas reuniones, a las que asistieron: el Comité Nacional de Acreditación de EuroPsy de Especialista en Psicoterapia, EuroPsy Básico y Especialista en Psicología del Trabajo y de las Organizaciones (PTO), así como las Juntas Directivas de la División de Psicoterapia y la División de Psicología del Trabajo (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Aprobada en el Congreso la actualización de la Estrategia en Salud Mental del SNS

El pasado 14 de noviembre, la Comisión de Sanidad y Servicios Sociales, aprobó una Proposición no de Ley, presentada en mayo de 2017 por el Grupo Parlamentario Socialista, relativa a la actualización de la Estrategia Nacional de Salud Mental del Sistema Nacional de Salud (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El COP Catalunya presenta el Estudio de salud, estilos de vida y condiciones de trabajo de los psicólogos y psicólogas de Catalunya

El COP Catalunya ha presentado los resultados de la encuesta que hace unos meses envió a todos sus colegiados y colegiadas. Estos resultados se han plasmado en el Estudio de salud, estilos de vida y condiciones de trabajo de los psicólogos y psicólogas de Cataluña, un estudio pionero en Europa realizado en colaboración con la Fundación Galatea (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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miércoles, 29 de noviembre de 2017

REFLEXIONES SOBRE EL SENTIMENTALISMO IDEOLÓGICO

Tradicionalismo Frithjof Schuon UNA DOCTRINA SE puede definir como sentimental, no porque haga uso de un simbolismo de los sentimientos o porque su lenguaje sea más o menos emotivo, sino porque su mismo punto de partida esté determinado por una sentimentalidad. Ocurre a veces que una doctrina fundada so- bre determinado aspecto de la realidad no pretende evitar las llamadas al sentimiento, mientras que, por el contrario, una teoría ilusoria, y de inspiración pasional en su propio axioma, presenta un tono racional o «glacial» y despliega una lógica impecable a partir de su error de base. Sentimentalismo democracia - Artículo*: Tradición Perenne - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Tullio Masera, «Medice cura te ipsum» - II - L’ agopuntura cinese

Tullio Masera «Medice cura te ipsum» - II – L’ agopuntura cinese (Segue) Un esempio classico di scienza tradizionale, rimasta, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, pressoché invariata nella teoria e nella pratica, e in cui entrambe sono rigorosamente derivate, come applicazione, dai principi che reggono la tradizione stessa, è la medicina cinese. Ne parleremo estesamente in seguito, ma quello che ci interessa fin d’ora, è di farne rilevare le differenze dalle scienze nel senso moderno della parola, le quali derivano, come formulazione teorica, dai dati della sperimentazione, per cui risultano continuamente variabili, appunto come variabile e soggetta al divenire è la natura che esse studiano: parlare quindi di leggi e “principî” scientifici è un non senso, perché una legge o un principio veri sono tali soltanto se immutabili in sé, o in quanto traggano la loro realtà da una realtà di ordine superiore. È quindi opportuno, per potercomprendere nel suo reale significato e nella sua pratica clinico-terapeutica la medicina cinese, che ci si rifaccia alla dottrina tradizionale estremo-orientale, sia per quanto si riferisce al suo aspetto propriamente metafisico, sia per quanto si riferisce a quello più particolarmente cosmologico. Il Principio assoluto e incondizionato, l’insieme di tutte le possibilità è detto Tao. Se ci si limita a considerare le possibilità di manifestazione nella loro sorgente comune, questa vienedefinita Tai-ki, che è quindi il principio ontologico o Essere Puro, mentre al di là di questo possono essere considerate tutte le possibilità di non-manifestazione e quelle di manifestazione allo stato potenziale, a cui viene dato il nome di Wou-ki. Tai-ki è dunque il principio della manifestazione 1, per dare origine alla quale, peraltro, viene come a polarizzarsi in due altri principi, uno essenziale e uno sostanziale, che sono rispettivamente “Khien”, perfezione attiva, e “Khouen”, perfezione passiva, se visti dal lato del loro principio comune; dal punto di vista invece del manifestato abbiamo altri due principi che corrispondono ai precedenti, ma ad un grado minore di universalità, e cioè il cielo “Tien” e la terra “Ti”, corrispondenti rispettivamente ad un principio attivo e ad un principio passivo, o anche ad un principio maschile e ad uno femminile, e che sono in fondo il prototipo di tutti gli opposti. In definitiva i due principi Cielo e Terra, che sono rispettivamente il polo essenziale e il polo sostanziale della manifestazione, o se si vuole, per servirsi del linguaggio corrente per altro assai improprio, la componente spirituale e la componente materiale, sono le radici di questa manifestazione nella quale peraltro non intervengono direttamente essendo per così dire il limite delle loro tendenze rispettive. Nel manifestato, invece, a produrre tutti gli esseri concorrono altri due principî o “categorie” che corrispondono rispettivamente ai primi e che sono “yang”, insieme di tutte le tendenze attive, positive o maschili e “yin”, insieme di tutte le tendenze passive, negative o femminili. Simbolicamente questi due principi vengonoriferiti pure alla luce e all’ombra, al sole e alla luna e così via, e dal punto di vista cosmologico non possono esistere uno senza l’altro essendo anzi sempre presenti, in proporzioni indefinitamente variate, a costituire tutto quanto esiste. In fondo più che degli opposti possono essere definiti dei complementari, ed in effetti, nell’individualità umana, essi si dividono le diverse gerarchie delle funzioni organiche e, prima ancora, di quelle psichiche. Ripetiamo che il senso che attribuiamo a questa parola è indefinitamente più esteso di quello che ha nella psicologia e fisiopatologia correnti, per cui il termine “sottile” ci pare più adatto. Questo elemento sottile, che dal punto di vista della sostanza è considerato come facente parte dell’essenza, e dal punto di vista dell’essenza come appartenente alla sostanza (si badi che questo non è un gioco di parole, ma ha un senso preciso dal punto di vista della conoscenza vera), è un dominio che, puramente virtuale nell’uomo comune, è invece in atto nell’uomo primordiale o “uomo vero” detto nella tradizione estremo-orientale Tchenn-jen. In questi l’equilibrio delle due tendenze yine yang è perfetto e viene simbolicamente rappresentato da un cerchio all’interno del quale una sinusoide di lunghezza uguale a mezza circonferenza ne divide la superficie in due parti uguali, una scura rappresentante lo yin, e una chiara rappresentante lo yang; un punto bianco nella parte scura e uno scuro in quella chiara stanno a ricordare che di fatto, nel manifestato, lo yin e lo yang non possono esistere indipendentemente. Questa condizione di equilibrio perfetto è evidentemente impossibile a trovarsi “in natura” nelle attuali condizioni cicliche dell’umanità, in cui invece è sostituita da altre forme di equilibrio relativo. La rottura di questo equilibrio rappresenta “la malattia” secondo le concezioni della medicina cinese, ed il ripristino di esso è quanto si prefigge il medico cinese per ristabilire le condizioni di salute in un determinato individuo. L’organismo umano, sotto l’aspetto dell’anatomia descrittiva, non differisce evidentemente da quello che siamo abituati a conoscere. Quello che differisce profondamente è invece l’impostazione fisiologica, la quale, come abbiamo già detto, dando la supremazia assoluta alla componente sottile, considera le funzioni organiche sotto un aspetto energetico, per usare un termine preso a prestito dal vocabolario scientifico, anche dal lato macroscopico. Così i vari organi sono raggruppabili in due grandi categorie funzionali rispettivamente di carattere yin e di carattere yang che sono in genere in opposizione a due a due. In concomitanza con i vari organi in funzione si ha sulla superficie corporea uno “scorrere” di correnti “sottili” (il termine usato dai cinesi è “Tsri” che indica appunto le forze immateriali) secondo tracciati ben precisi e costanti che hanno lo stesso segno, yino yang, degli organi cui si riferiscono, e che subiscono fisiologicamente delle variazioni di intensità nel corso delle ventiquattro ore, delle stagioni ecc. 2. Volendo tracciare questi canali sottili, o all’occidentale “meridiani”, si può evidentemente far riferimento a punti di repere anatomici, benché sia da sottolineare che essi non seguono nessuna struttura anatomicamente nota, sia esso vaso sanguigno o linfatico o tanto meno filamento nervoso. Originariamente il loro decorso è stato precisato da chi era a conoscenza di quella che potremo chiamare fisiologia sottile, rispetto alla quale la fisiologia nota ai moderni non è che effettoria. Ogni meridiano risulta infatti dall’unione di punti la cui stimolazione mediante l’agopuntura ha degli effetti precisi sulla funzione organica che è in rapporto con quel meridiano, e consente quindi di modificarla quando essa sia patologicamente alterata. Abbiamo così i “punti acceleratori” che servono per tonificare un determinato organo, “punti frenatori” che servono per sedarlo, “punti sorgente” che ne regolano l’azione in un senso o nell’altro, oltre naturalmente a numerosi altri (punti di passaggio, di allarme, ecc.) la cui ripercussione non è qui il caso di analizzare. I canali sottili sono dodici 3 per lato del corpo ed in essi l’energia Tsri scorre secondo direzioni determinate che schematicamente, considerando un individuo a braccia levate, vanno dall’alto in basso per l’energia yang (il che è conforme ai modi dell’azione celeste) e inversamente per quella yin. Conformemente allo stesso simbolismo i meridiani yangcorrono sulla superficie esterna degli arti e quelli yin sulla superficie interna. Dal momento poi che i meridiani si raccordano fra loro (un yincon un yang e viceversa) si ha una vera e propria circolazione di energia Tsri. Il capitale di energia yin e yang che l’individuo può spendere durante il suo ciclo vitale è in parte di origine ereditaria, o se si preferisce genetica, ed in parte frutto degli scambi con l’ambiente, comprendendo in questa parola tutto quanto l’individuo riceve da esso dal punto di vista alimentare, gassoso e psichico (ivi compresa la componente sessuale). In questa concezione è pariteticamente risolta l’annosa controversia che divide i biologi in due campi opposti, cioè se l’uomo sia il prodotto dell’ambiente (vedi Pavlov e la scuola russa) o dell’ereditarietà (in genere le scuole biologiche occidentali). Parimenti i problemi della costituzionalistica, per cui da anni gli scienziati occidentali si arrabattano aggiungendo sempre nuovi parametri alle loro formule astruse nel tentativo di comprimere l’individuo entro gli schemi desunti dalla statistica, vengonorisolti e semplificati, nella concezione del complementarismo yin-yang, dal rapporto di due sole variabili. Nell’eziopatogenesi delle malattie, a parte le tendenze costituzionali sul cui valore è superfluo insistere, troviamoin causa gli errori alimentari (i cibi come ogni altra cosa sono a prevalenza yino yang e possono quindi contrastare con la costituzione del soggetto o con la sua disposizione momentanea), gli eccessi di qualsiasi natura, gli insulti climatici, e i miasmi in senso lato, in cui possiamo far rientrare le moderne dottrine infettive, benché i cinesi non abbiano mai parlato dei germi, la cui presenza in una malattia d’altronde può essere vista benissimo soltanto come causa seconda 4. Le malattie sono anch’esse catalogabili in due gruppi yin e yang a seconda dell’andamento, dell’intensità dei sintomi ecc. La malattia yang è quella a rapida insorgenza e con sintomi imponenti e decorso rapido (in clinica medica si direbbe acuta) mentre la malattia yin è adinsorgenza subdola, sintomi poco evidenti, decorso lento (i clinici la definirebbero cronica o cronicizzante); è evidente inoltre che sono possibili tutte le forme di passaggio e le combinazioni delle due. Dal punto di vista semeiologico, ossia della raccolta dei sintomi al fine di far la diagnosi della malattia, conta molto l’osservazione dello stato generale del paziente, depressione, irrequietezza, prostrazione ecc., la quale permetterà una prima classificazione, che verràconfermata, o parzialmente corretta, dalla raccolta di altri sintomi: la vascolarizzazione della cute e mucose visibili, che potrà indicare la malattia yangin caso per esempio di congestione attiva, oppure yin ove sia presente stasi, cianosi ecc.; la superficialità o profondità del respiro; la palpazione dell’addome, che permetterà di rilevare lo stato degli organi che vi sono contenuti e che sono la maggioranza, tensione, consistenza, ecc. Lo scopo è sempre soltanto quello di arrivare ad una sistemazione noseologica della forma morbosa in atto in una delle due grandi categorie, il che è essenziale, stante che da essa dipendono strettamente la prognosi e la terapia 5. Non è facile per un medico abituato ai normali schemi della clinica medica arrivare con precisione a questa classificazione senza la comprensione profonda dei concetti sottintesi dai due termini yin e yang, che può essere data solo da una visione molto più ampia della realtà. La difficoltà diventa poi veramente notevole quando si arrivi all’esame del polso che è il fondamento semeiologico della medicina cinese e che, se correttamente eseguito da un medico esercitato, è in grado, da solo, di portare alla diagnosi. Il polso abbiamo detto, ma sarebbe meglio dire “i polsi”, in quanto i cinesi ne distinguono diversi, ognuno dei quali corrisponde ad un organo determinato, di cui in certo qual modo costituisce la spia. Intanto dal punto di vista della dislocazione sono da considerare tre polsi sull’arteria radiale di destra e tre sulla radiale di sinistra. Inoltre ogni polso può essere palpato superficialmente o in profondità (cioè con leggerezza o con forza) oppure adun livello intermedio 6 fra le due, il che moltiplica ancora il loro numero e quindi quello degli organi che loro corrispondono. Per chi si prendesse la briga di eseguire delle moltiplicazioni e constatasse quindi la non corrispondenza numerica fra tutti gli organi che il corpo umano conta dal punto di vista anatomico, e il numero dei polsi 7, ricordiamo che la medicina cinese ha soprattutto in vista la funzione e che questa quindi può essere svolta in modo associativo, e per di più che certi organi, oltre alla funzione che i moderni sono abituati ad attribuir loro, possono averne anche un’altra che corrisponde alla localizzazione di centri “sottili”, rispetto a cui quelli che ai moderni sono noti come centri e sedi di funzione non sono in realtà che degli effettori. La milza, ad esempio, è la sede del pensiero razionale, il fegato del subcosciente, e il cuore dell’intelletto. Quest’ultima localizzazione, che si riferisce ad una facoltà che trascende l’individuo come tale, corrisponde esattamente a quanto è concordemente affermato da tutte le tradizioni ed è naturalmente da interpretarsi in senso simbolico. L’elenco potrebbe essere continuato, ma ci pare inutile farlo in questa sede; ritornando invece ai polsi, questi, dopo essere stati esaminati topograficamente per la localizzazione dell’organo o degli organi alterati, devono essere indagati qualitativamente affinché l’alterazione organica possa essere rilevata e quindi classificata come yin o come yang. Infatti le caratteristiche del polso, che può essere duro o molle, celere o tardo, ampio o stretto, frequente o lento, ritmico o aritmico ecc. sonole ripercussioni delle diverse condizioni in cui un organo può patologicamente trovarsi: a polso ampio corrisponde organo pieno, iperattivo, a polso stretto corrisponde atonia, ipoattività; una frequenza regolare indica una normale funzionalità, uno stato di equilibrio, mentre le aritmie stanno ad indicare vuoti di energia e distonie funzionali; e così via. In ogni caso, una volta arrivati alla diagnosi, si tratterà di svolgere un’azione specifica sugli organi lesi al fine di ripristinarli nelle condizioni primitive e questo potrà essere fatto agendo a distanza sui punti Tsiue del meridiano corrispondente, mediante la puntura con appositi aghi. Caso per caso, in rapporto con l’età, la costituzione del soggetto, il tipo della malattia, la sua durata e le condizioni ambientali, verrà stabilita la profondità, la frequenza e la durata delle punture, tenendo anche conto che una malattia yangpuò sì essere prodotta da un eccesso di yang ma altresì da un difetto di yin che condiziona nello stesso senso lo squilibrio energetico. Inoltre anche il momento della puntura è da scegliere tenendo sempre conto del simbolismo yin-yang: infatti l’orientamento energetico generale e dei singoli organi è variabile secondo le stagioni, il tempo atmosferico, l’umidità, ecc. Da ciò si vede come in una scienza tradizionale il punto di vista macrocosmico e quello microcosmico si leghino strettamente a costituire un tutto inscindibile. Quanto abbiamo detto finora dovrebbe essere sufficiente a far capire che la medicina cinese è, senza paragoni, la più personalizzata che esista, stante che tiene conto di tutti i fattori, ambientali e individuali, psichici e fisici che determinano, non la malattia, ma l’individuo malato; e inoltre che la considerazione di tutti questi fattori, e la possibilità di modificarli in rapporto ad un soggetto determinato, permette di svolgere con successo una vera e propria azione medica preventiva 8. Ma a proposito dell’agopuntura è ancora da notare che questa non può essere effettuata con degli aghi qualsiasi: infattianche i metalli che li costituiscono sono divisibili nelle due grandi categorie yang e yin, la cui azione è evidentemente antagonista, eccitatrice la prima, sedativa la seconda. Al primo tipo appartengono i metalli gialli o rossi o solari il cui prototipo è l’oro; al secondo quelli bianchi o lunari il cui prototipo è l’argento: evidentemente i migliori risultati si ottengono appunto con aghi d’oro e d’argento. È da notare che tutte le volte che, specie dagli occidentali poco propensi per costituzione a fare delle distinzioni di ordine qualitativo, è stato tentato di usare degli aghi qualsiasi 9, fidando solo sulla puntura in sé, i risultati sono stati quanto mai deludenti; ma malgrado ciò i tentativi di tanto in tanto si ripetono, perché per essi è troppo difficile ammettere che, oltre alla loro scienza, esistono altre scienze diverse, i cui metodi non si fondano sulle normali leggi fisiche. Per essi l’unica spiegazione della realtà è quella che se ne danno, e se qualcosa sfugge ai quadri che si sono prefissi, tanto peggio per questo qualche cosa. Ma nel caso della medicina cinese ciò riesce loro assai difficile perché i risultati ne sono fin troppo evidenti; e le statistiche delle guarigioni parlano talmente in suo favore, che perfino nell’attuale Cina di Mao Tse Tung le gerarchie comuniste sono state costrette a mantenere la medicina tradizionale accanto a quella moderna, con quale piacere è facile immaginare per i gialli custodi del materialismo storico. Perchè la medicina tradizionale è una smentita vivente a questo materialismo, sia esso filosofico o scientifico. Infatti, dato che i risultati terapeutici sono ben constatabili ed innegabili, bisogna concludere che essa si fonda su dei presupposti valevoli. Ora, o questi sono di ordine materiale, e allora bisogna ammettere che l’anatomia e la fisiologia come le conosciamo non sono che l’espressione di una delle tante possibili connessioni interorganiche, e in ogni caso non l’unica spiegazione del corpo umano, e che quindi tutta una trama di ordine materiale sfugge all’indagine dei moderni strumenti di misura (il che sarebbe un bello smacco per la sicumera dei nostri scienziati); oppure, ed è quello che abbiamo cercato di spiegare finora, esiste un’altra fisiologia, al di fuori dell’ambito puramente materiale, che è la causa (anche se non la causa prima) di tutti i fenomeni che si svolgono a livello fisiologico ordinario. Questa fisiologia sottile, fa parte del dominio psichico dell’individualità umana, ed è un vastissimo mosaico che la scienza moderna, con la psicologia, la psicanalisi e la cosiddetta metapsichica da una parte, e i rappresentanti delle varie correnti cosiddette neospiritualistiche, spiritisti, antroposofi, teosofi e altri sedicenti ricercatori dell’occulto dall’altra, cercano di indagare riuscendo a mala pena adintravederne una faccia. La prima, con l’applicazione della ricerca induttiva e quantitativa che ne assicura in partenza il fallimento, tenta di ridurne la fenomenica al materialismo più banale; i secondi, con l’empirismo più pericoloso (perché non si toccano impunemente certe cose senza conoscere veramente un’altra realtà che le supera e le compendia) si illudono di avere a che fare con il dominio spirituale, anzi di averlo “realizzato”. Mentre invece con questo dominio sottile, che è stato anche giustamente chiamato “mondo intermediario”, si è ancora ben al di fuori del dominio spirituale vero e proprio (che sarebbe meglio chiamare metafisico perché veramente al di là della fisica) in cui risiedono le cause prime. Abbiamo voluto insistere su questoargomento per cercare di far capire al lettore in quale dominio agisca la medicina cinese, e come quest’azione, pur non svolgendosi a livello delle cause prime, sia pur sempre causale rispetto alla medicina di oggi che, essendo applicata solo a livello degli effetti ultimi, è al massimo da considerarsi come sintomatica. E inoltre che, il dominio sottile facendo parte integrante con il dominio corporeo dello stesso gradino dell’esistenza universale, cioè del piano umano, un’interazione fra i due possa essere esplicata, purché sia rispettata una metodica precisa che, come nel caso della medicina cinese, è stata precisata dai detentori della conoscenza vera. Metodica che è in riferimento con leggi determinate, che a rigore potrebbero essere dette fisiche, essendo la natura il loro punto di applicazione, a patto appunto di considerare la fisica nel senso che le attribuivano i Greci e non nell’accezione ridotta che ha nella scienza moderna. In ogni caso la medicina cinese, considerata solo dal punto di vista più esteriore dell’attitudine a guarire, esce vittoriosa dal confronto con la medicina di oggi e inoltre, fin dai suoi albori, e ciò in linea con tutto quanto è tradizionale, aveva già compendiato e risolto, nel suo punto di vista sintetico, tutta la molteplicità di tendenze in cui la biologia si trova divisa. Abbiamo visto come la concezione dello Yine Yang consenta di risolvere i problemi più disparati che possono porsi al medico moderno: dalla costituzionalistica ai bioritmi organici, dall’igiene alimentare a quella ambientale, dalla patologia organica a quella psicosomatica e così via, senza che questo obblighi a dividere l’individualità in una congerie di pezzi (come succede ora con il pullulare delle branche specialistiche) da cui risalire all’unità individuale è spesso difficile se non impossibile. Ma anzi, tenendo conto di tutti questi elementi, abbia in vista soltanto l’insieme uomo, non come elemento statistico, ma come individuo determinato e perciò diverso da tutti i suoi simili. Ma vi è un altro punto di vista che è doveroso prendere in considerazione: che la medicina cinese, come ogni altra scienza tradizionale, ha in sé gli elementi simbolici atti a consentire, a chi la esercita nel quadro della tradizione taoista con intenti, oltre che pratici anche veramente conoscitivi, di servire da base adeguata all’inizio della sua Realizzazione personale. Come per i suoi malati il medico cinese cercherà di ripristinare l’equilibrio relativo della salute, così per se stesso egli cercherà di ottenere quell’equilibrio interiore reale che corrisponde alla realizzazione della condizione di Tchenn-jen o Uomo vero, che è il punto di partenza per quel processo di conoscenza vera degli stati superiori dell’essere che culmina nell’identità con il Tao, cioè, nella condizione di Cheun-jen o Uomo trascendente. Questo punto di vista di iniziazione di mestiere o di arte era ben noto nell’antichità, anche occidentale, ed è forse questo il senso profondo che si deve attribuire alla frase evangelica: «MEDICE CURA TE IPSUM». Tratto da: Rivista di Studi Tradizionali n° 5 1 Termine che implica un concetto più vasto e più completo che non quello di “creazione” caratteristico della Tradizione Abramica (Giudaismo, Cristianesimo, Islâm). 2 Bioritmi ante litteram. 3 Ci sono inoltre dei canali accessori che rappresentano come deicorto circuiti fra i primi. Bisogna anche considerare altri due canali che scorrono lungo la linea mediana del corpo. 4 Claude Bernard diceva: «Il microbo è molto, ma il terreno è tutto» edin effetti di fronte ad una stessa noxa microbica c’è chi si ammala e muore, chi si ammala soltanto e chi non si ammala per niente. A chi facesse questione di “carica” batterica citando l’altissima mortalità delle epidemie (a parte il fatto che il ragionamento precedente vale lo stesso) ricordiamoche l’agopuntura cinese, per esempio, ha un effetto pressoché immediato su qualsiasi caso di colera. 5 Abbiamo volutamente ristretto il campo terapeutico della medicina tradizionale cinese alla sola agopuntura benché essa sia ricca di altri presidi di ogni genere. 6 Questo livello intermedio non si ricerca per tutti i polsi; ma qui come in altri punti del presente articolo abbiamo cercato di semplificare dato che esso si rivolge ad un pubblico non specializzato. 7Generalmente se ne considerano quattordici che corrispondonoquindi ai meridiani. 8 Nei tempi andati il medico cinese percepiva un onorario fintantoché il suo cliente stava bene, cessando invece di essere pagato al momento in cui questi si ammalava. 9 Per tacere di tutte le altre condizioni cui abbiamo accennato. ScienzaSacra - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El Mesías ben José y las promesas de Moisés

Moisés, en el penúltimo capítulo del Dt, reserva para José la más larga y generosa bendición, combinando la idea de José como primogénito con la de éste como shur o muralla sobre la cual Jacob hace crecer las ramas de José. Moisés hace de José el primogénito shor. Para José: El Señor bendice su tierra con el don y rocío del cielo y con el océano acostado en lo hondo, con las mejores cosechas del año y los mejores frutos del mes, con las primicias de las viejas montañas y lo escogido de las duraderas colinas, con lo mejor de la tierra y cuanto contiene y el favor del que habita en la zarza; venga todo esto sobre José y coronen al escogido entre los hermanos. Bello como primogénito de toro, con grandes cuernos de búfalo, con ellos embestirá a los pueblos y acosará a los confines de la tierra. Así son las decenas de miles de Efraín, así son los millares de Manasés (Dt 33, 13-17). Moisés compará las tribus de José con dos bueyes, el shor y el rem. El buey es el símbolo de José y de la casa de Efraín. En realidad se trata de un individuo, un descendiente de José quien es comparado con un buey, o más precisamente, con dos diferentes especies de bueyes. El primero es el shor o buey doméstico, un captivo, un esclavo, un portador de cargas. José es el primogénito de los shor. Este dato no es menor porque de acuerdo a Dt 15,19 este animal está exento de trabajos duros, pero al mismo tiempo es el destinado a morir en cruento sacrificio para derramar su sangre sobre el altar (Nm 18,17). Leemos en el EsterR 7, 11: En [el signo zodiacal de Tauros] se ha encontrado los méritos de José quien fue llamado buey, “el primogénito de su shor, es su majestad” (Dt 33,17); y también el mérito del ofrecimiento, como esta dicho: Cuando nazca un toro, un cordero o un cabrito, estarán siete días con la madre. A partir del octavo pueden ofrecerse válidamente en ofrenda al Señor (Lv 22,27). Pero aparte del Shor, hay otro tipo de buey, un buey hoy extinto pero que vivió en condición salvaje en Euroasia hasta el siglo XVII. Se trata del rem que se caracteriza por su soberanía y atracción a la vida. Sus enormes cuernos lo distinguia de los demás bueyes. En el Dt, las cualidades de Shor y rem de José son indicativas de su transformación interior. Si en el momento más terrible, José se identifica con el Shor, luego, cuando es exaltado lo hará con el rem. Leemos en el GnR 39, 11: Hay cuatro acuñaciones que llegaron a ser comunes en el mundo: 1) Abraham como está dicho “Y yo haré de tí una gran nación, etc [Gn 12,2] ¿Y qué imagen se asoció con esta acuñación? La de un hombre viejo y una mujer vieja en una cara, y en la otra un joven y una sirvienta en la otra. 2) Josue, como está dicho, “El Señor estuvo con Josué, y su fama se divulgó por toda la región” [Jos 6,27] ¿Qué significa que esta acuñación haya sido común en el mundo? ¿Y qué significa la efigie? Un Shor en una cara y un rem en la otra corresponden al “el primogénito de su shor es su majestad; y los cuernos de un rem son sus cuernos [Dt 33,17]. En términos generales en el Dt, el Shor y el rem de José representan a un individuo que sufre una transformación. Pero, ¿quién es este héroe? La respuesta es ambivanlente, sobre todo si consideramos las profecías analizadas en el libro del Gn. El primero es la figura de José, quien sufre a causa de sus hermanos quienes los abandonan a la muerte en un pozo para luego ser exaltado y dar vida a Israel (Gn 50, 20). Ha sido elevado a la libertad, a la vida, y a la soberanía (Gn 41, 39-45). Otro personaje puede ser Josué, quien desciende de José a través de Efraím. A Josue le pertenece la primogénitura. Y como José, Josue conoce el abajamiento y la exaltación. Como Jose su humillante sacrificio da vida a Israel y lo exaltó a un gran honor. Uno y otro son las personas a las que se derigen las profesías. - Artículo*: Tomás García-Huidobro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El área cerebral asociada a la memoria se espesa en practicantes de yoga — Noticias de la Ciencia y la Tecnología (Amazings® / NCYT®)

La práctica regular de yoga puede ayudar a preservar zonas cerebrales asociadas con funciones tales como la atención y la memoria de trabajo en el transcurso del proceso natural de envejecimiento. Esto es lo que indica un nuevo estudio realizado en el Instituto del Cerebro del Hospital Israelita... - Artículo*: - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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M42: La Gran Nebulosa de Orión | Imagen astronomía diaria - Observatorio

Pocas vistas astronómicas excitan la imaginación como el vivero estelar cercano conocido como la nebulosa de Orión. El gas brillante de esta nebulosa rodea las estrellas jóvenes y calientes que hay en el borde de una inmensa nube molecular interestelar. Muchas de las estructuras filamentosas visibles en la imagen son en realidad ondas de choque : frentes donde el material que se mueve rápidamente se topa con el gas de movimiento lento. La nebulosa de Orión abarca unos 40 años luz y se encuentra a unos 1.500 años luz de distancia en el mismo brazo espiral de nuestra galaxia que el Sol. La gran nebulosa de Orión se puede encontrar a simple vista justo debajo y a la izquierda del cinturón fácilmente identificable de tres estrellas que hay en la popular constelación Orión. La fotografía, tomada el mes pasado, muestra una exposición de dos horas de la nebulosa en tres colores.Todo el complejo núcleo de la nebulosa de Orión, que incluye la nebulosa Cabeza de Caballo, se dispersará lentamente durante los próximos 100.000 años. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Juego y comorbilidad. Protocolo de Intervención en pacientes con comorbilidad

La Federación Española de Jugadores de Azar Rehabilitados (FEJAR) en colaboración con la Delegación del Gobierno para el Plan Nacional Sobre Drogas, ha publicado el informe Juego y comorbilidad. Protocolo de intervención en pacientes con comorbilidad. El documento realiza una revisión del estado actual de la comorbilidad del juego patológico con otros trastornos mentales y de los tratamientos que han mostrado eficacia en el abordaje de este problema (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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I Jornada de psicología del COP Gipuzkoa y la UPV/EHU: acoso entre iguales: análisis, evaluación, prevención e intervención

El pasado 3 de noviembre, tuvo lugar en Donostia la I Jornada de la Psicología, organizada entre el Colegio Oficial de la Psicología de Gipuzkoa, desde su Área de Psicología Educativa, y la Facultad de Psicología de la Universidad del País Vasco (UPV/EHU). El acto fue presentado por el vicerrector del Campus de Gipuzkoa de la UPV, Agustín Erkizia, la decana del COP Gipuzkoa Ana Mª Sánchez y la decana de la Facultad de Psicología de la UPV/EHU, Ana I. Vergara (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Concluye el 3er Congreso Internacional de Psicología Clínica y de la Salud con Niños y Adolescentes

Se clausura en Sevilla este evento que reunió a cerca de 800 profesionales de la psicología y a ponentes con reconocimiento mundial. Del 16 al 18 de noviembre ha tenido lugar en Sevilla el 3er Congreso Internacional de Psicología Clínica y de la Salud con Niños y Adolescentes, en el que se han dado cita alrededor de 800 psicólogos procedentes de más de cincuenta países. Este encuentro científico de especialistas en salud mental infanto-juvenil (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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martes, 28 de noviembre de 2017

GAUTAMA EL BUDA

Budismo Buda Hay cuatro hechos importantes en la vida de Buda que sobresalen como hitos. Primero, su vida como asceta en el bosque; Segundo, su intento de hallar la verdad con dos famosos maestros de su época; Ttercero, su Despertar Y, por último, el desarrollo de sus poderes extrasensoriales. 1. El estudiante bodhisattva - Artículo*: Tradición Perenne - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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DEL SENTIDO ESTOICO DE LA VIDA

Afirman los estoicos que hay en el Cosmos una simpatía entre todas las cosas. Federico González Frías señala que también creen "que el cosmos fue dispuesto de tal suerte que ciertos signos anunciaban siempre a determinados sucesos. Tal afirmación -añade- legitima la validez de los oráculos los que están vinculados tanto con los hados como con la Providencia".1 A los miembros de la escuela estoica, se les identifica porque pregonan la Unidad, donde "no hay acepción de personas". Se llamaban a sí mismos cosmopolitas, ciudadanos del mundo. Tenían, además, un sentido cíclico de la Historia. Sus postulados principales: "ni la desgracia ni las tribulaciones afligen al sabio que erigido en arquetipo es inmune a las críticas y a las alabanzas". Otra de las características por la cual se les reconoce, es por ser bondadosos con sus amigos y compasivos con sus enemigos; respetar las leyes del Estado donde residen. Su pretensión es abandonar este mundo con la conciencia de haber soportado con serenidad tanto sus alegrías como sus tristezas. Séneca refiere que "si el sabio es vencido se somete serenamente, sin implorar clemencia, como un gladiador que cae ante la espada del vencedor". Tal y como afirma Platón en el Fedón por boca de Sócrates, la Filosofía es una preparación para la muerte, y el estoico entiende asimismo que la vida no es otra cosa que una preparación para "ese último acto" con el que cesan todos los sufrimientos y el sabio alcanza su libertad, lo no condicionado. M.A.D. Nota: 1 Diccionario de Símbolos y Temas Misteriosos (Adivinación).2 La obra que se expone es de Rafael Sanzio - Artículo*: Mª Angeles Díaz - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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DEL SENTIDO ESTOICO DE LA VIDA

Afirman los estoicos que hay en el Cosmos una simpatía entre todas las cosas. Federico González Frías señala que también creen "que el cosmos fue dispuesto de tal suerte que ciertos signos anunciaban siempre a determinados sucesos. Tal afirmación -añade- legitima la validez de los oráculos los que están vinculados tanto con los hados como con la Providencia".1 A los miembros de la escuela estoica, se les identifica porque pregonan la Unidad, donde "no hay acepción de personas". Se llamaban a sí mismos cosmopolitas, ciudadanos del mundo. Tenían, además, un sentido cíclico de la Historia. Sus postulados principales: "ni la desgracia ni las tribulaciones afligen al sabio que erigido en arquetipo es inmune a las críticas y a las alabanzas". Otra de las características por la cual se les reconoce, es por ser bondadosos con sus amigos y compasivos con sus enemigos; respetar las leyes del Estado donde residen. Su pretensión es abandonar este mundo con la conciencia de haber soportado con serenidad tanto sus alegrías como sus tristezas. Séneca refiere que "si el sabio es vencido se somete serenamente, sin implorar clemencia, como un gladiador que cae ante la espada del vencedor". Tal y como afirma Platón en el Fedón por boca de Sócrates, la Filosofía es una preparación para la muerte, y el estoico entiende asimismo que la vida no es otra cosa que una preparación para "ese último acto" con el que cesan todos los sufrimientos y el sabio alcanza su libertad, lo no condicionado. M.A.D. Nota: 1 Diccionario de Símbolos y Temas Misteriosos (Adivinación). - Artículo*: Mª Angeles Díaz - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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DE LA FILOSOFÍA ESTOICA

Afirman los estoicos que hay en el Cosmos una simpatía entre todas las cosas. Federico González Frías señala que también creen "que el cosmos fue dispuesto de tal suerte que ciertos signos anunciaban siempre a determinados sucesos. Tal afirmación -añade- legitima la validez de los oráculos los que están vinculados tanto con los hados como con la Providencia".1 A los miembros de la escuela estoica, se les identifica porque pregonan la Unidad, donde "no hay acepción de personas". Se llamaban a sí mismos cosmopolitas, ciudadanos del mundo. Tenían, además, un sentido cíclico de la Historia. Sus postulados principales son: "ni la desgracia ni las tribulaciones afligen al sabio que erigido en arquetipo es inmune a las críticas y a las alabanzas". Otra de las características por la cual se les reconoce, es por ser bondadosos con sus amigos y compasivos con sus enemigos; respetar las leyes del Estado donde residen y su pretensión es abandonar este mundo con la conciencia de haber soportado con serenidad tanto sus alegrías como sus tristezas. Séneca refiere que "si el sabio es vencido se somete serenamente, en implorar clemencia, como un gladiador que cae ante la espada del vencedor". Tal y como afirma Platón en el Fedón por boca de Sócrates, la Filosofía es una preparación para la muerte, y el estoico entiende asimismo que la vida no es otra cosa que una preparación para "ese último acto" con el que cesan todos los sufrimientos y el sabio alcanza su libertad, lo no condicionado. M.A.D. Nota: 1 Diccionario de Símbolos y Temas Misteriosos (Adivinación). - Artículo*: Mª Angeles Díaz - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Obras de José Luis Turina, Mario Castelnuovo-Tedesco y Vasili Kalinnikov en el quinto programa de abono de la Orquesta Filarmónica de Málaga - OFM

Dirigirá desde el podio del Teatro Cervantes el maestro Manuel Hernández Silva, director titular y artístico de la OFM. Los días 30 de noviembre y 1 de diciembre, jueves y viernes, a las 20 h. en el Teatro Cervantes se llevará a cabo el quinto programa de la temporada de abono de la OFM En la primera parte del programa se interpretará la Fantasía sobre una fantasía de Alonso Mudarra de José Luis Turina, encargada por la Orquesta Sinfónica de Tenerife, fue escrita en 1988. Pensada para el lucimiento de la citada formación, especialmente de los metales, recrea las falsas que contiene la Fantasía X para vihuela del músico del siglo XVI. Fue estrenada por la orquesta tinerfeña en 1989 en el Auditorio Nacional. Se cerrará esta primera parte Concierto para guitarra en Re mayor, Op. 99 de Mario Castelnuovo-Tedesco, que se estrenó en Montevideo en otoño de 1939. Andrés Segovia es el peticionario, dedicatario, asesor y primer intérprete de este concierto del compositor florentino de ascendencia sefardí, que lo terminó de escribir justo antes de emigrar a Estados Unidos a causa de la persecución de judíos en Italia. El primer movimiento refleja ciertos efectos impresionistas. El segundo tiempo es un cantabile suave y melancólico en forma de romanza, inspirado en tres canciones toscanas. El aire del tercero sumerge al oyente en una aventura rítmica muy marcada por la guitarra. Actuará como solista el guitarrista malagueño Marco Socías, galardonado en varios de los concursos internacionales de guitarra más prestigiosos. La segunda parte del concierto desarrollará la Sinfonía nº 1 en Sol menor de Vasili Kalinnikov, su memoria ha quedado vinculada a esta sinfonía compuesta entre 1894 y 1895. La dedicó a su maestro Semyon Kruglikov y estrenada en Kiev el año 1897. El primer movimiento evoca una canción popular rusa. En el Andante que le sigue es destacable el canto del oboe acompañado por el punteo de la cuerda. El Scherzo contiene un melancólico trío como contraste a su ruso danzante tema principal. En el alegre final, se suceden motivos que han aparecido a lo largo de la sinfonía, y así se desarrolla hasta llegar a una “borodiniana” conclusión poderosa y triunfal. The post Obras de José Luis Turina, Mario Castelnuovo-Tedesco y Vasili Kalinnikov en el quinto programa de abono de la Orquesta Filarmónica de Málaga appeared first on OFM. - Artículo*: brida_armando - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Una investigación explica el fracaso de Pokémon GO tras revolucionar el mundo de los videojuegos — Noticias de la Ciencia y la Tecnología (Amazings® / NCYT®)

Una investigación liderada por el profesor del Departamento de Ciencias de la Comunicación de la Universitat Jaume I (España) Aarón Rodríguez ha revelado las claves del fracaso de Pokémon GO tras haber revolucionado el mundo de los videojuegos. Las conclusiones del estudio que hace una... - Artículo*: - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Tullio Masera, «Medice cura te ipsum » - I - Considerazioni sulla medicina

Tullio Masera «Medice cura te ipsum » - I – Considerazioni sulla medicina Rivista di Studi Tradizionali n° 4 In un recente numero di una nota rivista medica 1 veniva riferito che all’Accademia Militare Kirov di Leningrado era stata impiegata l’agopuntura cinese in casi di nevralgie trigeminali ed altre affezioni del cavo orale: i risultati ottenuti erano stati decisamente superiori ad ogni aspettativa ed in ogni caso molto migliori di quelli che si sarebbero avuti con l’uso delle comuni terapie. La notizia non avrebbe di per se stessa grande risalto, abituati come siamo all’introduzione di sempre nuove terapie (che talvolta di nuovo non hanno che il nome) e dei relativi più o meno buoni risultati, se non fosse che, nella fattispecie, non si tratta di un qualsiasi ritrovato della scienza moderna, ma dell’applicazione di una vera “scienza”, nel senso tradizionale della parola, cioè di una scienza, e non è questa la sua sola caratteristica, le cui origini e i cui metodi si perdono nella notte dei tempi. Non a caso abbiamo detto che talvolta nuove terapie non sono altro che riedizioni di cose assai antiche ed è per esempio a tutti noto che la chirurgia cranica era ben conosciuta e praticata nell’Egitto faraonico (per tacere di altri popoli) o che, fin dall’antichità, in molti paesi veniva comunemente eseguita con successo l’operazione della cataratta. Meno note, al di fuori degli ambienti specialistici, altre nozioni, quali per esempio che la Rauwolfia serpentina, medicamento che attualmente va per la maggiore nella terapia dell’ipertensione essenziale, è da secoli usata in India per la medesima affezione; che nella stessa India, già molto prima dell’era cristiana, la chirurgia estetica consentiva interventi di plastica facciale col metodo dell’auto-innesto, di tecnica impeccabile; che, sempre in epoca pre-cristiana, era conosciuta e applicata in Cina la vaccinazione antivaiolosa. Esempi del genere potrebbero essere moltiplicati se, in conformità con l’apologia che la scienza moderna fa di se stessa, non si tendesse a minimizzare, se non a disconoscere o a nascondere, quanto dei suoi procedimenti era già noto nell’antichità; per cui queste notizie, assai poco diffuse nello stesso ambiente medico, sono di difficile rilievo anche nelle opere di storia della medicina. Parrebbe che ciò facesse parte di un piano preordinato per far passare gli antichi per degli idioti che per millenni avrebbero vegetato applicando nelle scienze in generale, e nella medicina in particolare, metodi poco dissimili dalla ciarlataneria, edin epoche più vicine a noi. dall’empirismo più banale. La figura del medico del 700-800. di goldoniana memoria, armato solo della lancetta per il salasso e del recipiente per l’enteroclisma, è fin troppo vicina e parlante nei nostri ricordi letterari perché possa temere smentite. Per cui, in linea con le teorie del tutto recenti sull’evoluzione e sul progresso, che fanno ormai parte definitiva del patrimonio culturale delle masse anche se assolutamente gratuite, quella stessa figura, con in più naturalmente qualche elemento peggiorativo, è quella che si presenta automaticamente alla mente di chiunque pensi ad un medico dell’antichità, secondo un riflesso che l’ignoranza e l’assoluta mancanza di autocritica hanno grandemente contribuito a condizionare. Che effettivamente il periodo che abbiamo citato abbia potuto rappresentare una fase di trapasso in cui si è sviluppata la medicina moderna (che peraltro era tutt’altro che sconosciuta in precedenza) non significa che quest’ultima sia la sola vera “medicina”, ma soltanto una medicina, che date le attuali condizioni ambientali che sono obbiettivamente diverse da altre precedenti, ha maggiori probabilità di riuscita. Infatti, in conformità con le dottrine tradizionali sui cicli cosmici, che parlano di un progressivo scadimento dell’umanità da un periodo di perfezione iniziale, verso uno stadio di sempre maggior materializzazione, la medicina, come ora la conosciamo, si indirizza all’ultimo e più basso componente dell’individualità umana, cioè all’elemento corporeo di questa. D’altra parte il più elementare buon senso dovrebbe essere sufficiente a domandarsi per quale ragione si sarebbe mantenuta per dei millenni la figura anacronistica di un medico imbelle e parassita completamente disarmato contro la malattia. La realtà è un’altra: per tutto un periodo di lunghezza indeterminabile nel ciclo cosmico della nostra umanità, la teoria e la pratica medica sono state indirizzate ad un altro elemento dell’individualità e precisamente all’elemento psichico o meglio “sottile” 2, che di questa individualità costituisce parte integrante, ed anzi con la parte somatica o corporea contribuisce a costituire l’individualità umana integrale, la cui estensione è indefinitamente più vasta di quello che le attuali concezioni scientifiche possano supporre. Naturalmente l’individualità umana non avrebbe in se stessa la sua ragione sufficiente senza la presenza di un terzo elemento di ordine spirituale (senza riferimenti di sorta alle terminologie spiritiche, teosofiche. metapsichiche o similari) trascendente rispetto all’individuo, che rappresenta il suo legame con il Principio 3. Secondo la cosmologia tradizionale (vedere per es. le dottrine indù o taoiste). e con una schematizzazione che da parte nostra sarebbe senz’altro abusiva se non si trattasse di dare nel breve spazio di un articolo qualche cenno su argomenti di enorme complessità, la componente spirituale è produttiva, non prodotta, della componente sottile, la quale a sua volta produce la componente materiale che come tappa finale del processo è soltanto prodotta. È evidente che un’azione che possa esplicarsiad un punto qualunque di questa concatenazione causale è in grado di produrre degli effetti da quel punto a livelli inferiori e che quindi, per l’analogia del punto di vista macrocosmico con quello microcosmico, diversi possono essere i livelli d’attacco, per es. della medicina, anche se chiamarla in questo modo, da un certo livello in su, sarebbe senz’altro un’estensione arbitraria. Ed è pure evidente che, anche se si sono avute nel passato, e ne abbiamo dato degli esempi, delle ottime applicazioni mediche in campo puramente materiale, stante che gli effetti sono sinteticamente contenuti nelle cause, la conoscenza vera dell’individualità integrale consentiva un discernimento di mezzi d’azione possibili che non sono minimamente confrontabili con i vincoli di un indirizzo unilaterale anche se spinto alle estreme conseguenze. Infatti dalla comprensione anche solo teorica di che cosa significhi la padronanza effettiva del dominio sottile dell’individualità umana, padronanza che, se totale, rappresenta la condizione edenica dell’uomo dell’inizio di questo ciclo umano (con tutte le caratteristiche che le sono inerenti ivi compresa l’abolizione delle limitazioni spaziale e temporale), e dalla comprensione che questa condizione è un punto di partenza nella discesa ciclica ed una tappa nel corso della realizzazione spirituale (di cui rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente, essendo ancora ben al di qua del dominio spirituale vero e proprio), si può cominciare a intravedere, sia pure in un campo specifico e limitato quale quello medico, cosa potessero rappresentare quelle suddivisioni che nei volumi di storia della medicina vengono liquidate frettolosamente ed in modo spregiativo sotto i titoli di medicina sacerdotale e medicina magica. Nel primo caso, che si riferisce a tempi molto remoti, si trattava evidentemente di un’applicazione terapeutica frutto secondario di un’effettiva realizzazione spirituale, quindi collaterale ad una mediazione tra il dominio dei principî metafisici ed il piano umano; nel secondo, in tempi meno lontani, dell’uso dei metodi che erano il riflesso di questa conoscenza sul piano umano, secondo i procedimenti della magia che originariamente era una scienza tradizionale obbediente a leggi ben precise anche se diverse da quelle della fisica comune. In ogni modo il piano sottile, le cui ripercussioni sul piano somatico sono evidenti, ha sempre giocato un ruolo fondamentale nella medicina antica, stante la sua funzione di tramite di un’azione teurgica nel primo caso, o di punto di applicazione di una scienza tradizionale nel secondo. Quanto ai moderni, da qualche tempo essi hanno cominciato a parlare di medicina psicosomatica, credendo di averla inventata, da quando cioè hanno constatato l’importanza che certi stati psichici quali l’angoscia, la tensione. la depressione ecc. possono avere nel determinismo di affezioni tipo l’ulcera gastroduodenale, l’infarto, o l’impotenza sessuale, per non citare che le più note. Soltanto che, per deficienza teorica (essi non hanno alcuna nozione dell’esistenza e dell’estensione del piano sottile, per tacere di tutto ciò che lo supera) e quindi per inadeguatezza metodologica (essi credono di poter applicare le stesse leggi della fisica e della normale esperienza scientifica ad un campo che ne è del tutto estraneo), i loro tentativi sono destinati in partenza al fallimento, o per lo meno a dei risultati del tutto incostanti e frammentari. Eppure è proprio attualmente che essi ne avrebbero più bisogno, quando si consideri come sia cambiata la patologia, e quale pauroso aumento abbia preso nelle statistiche di morbilità il fenomeno nevrosi, che solo di rado resta limitato alla disfunzione, ma più spesso sconfina nel campo della psicopatologia o della patologia organica. Anche troppo facile e ovvio è rapportare queste affezioni ai molteplici stressche la vita moderna quotidianamente ammannisce e che noi vorremmo piuttosto attribuire, almeno in parte, alla dissennata e affannosa ricerca di un qualche cosa che sostituisca quei valori, ora quasi ovunque perduti, che nelle civiltà tradizionali sono stati per millenni alla base della stabilità, della gerarchia, e dell’ordine sia esteriore che inferiore. Ma non è soltanto il campo delle nevrosi che si è andato smisuratamente allargando da un po’ di tempo in qua, c’è anche tutto il dominio delle malattie a carattere degenerativo (tumori a carico di vari organi, arteriosclerosi in senso lato, mesenchimopatie, ecc.) che hanno validamente sostituito, nelle statistiche della mortalità generale, il posto che una volta veniva tenuto dalle malattie infettive. La vittoria sulle epidemie, come pure l’aver ridotto a cifre irrisorie la mortalità infantile 4,vengono di solito vantati come risultati senza precedenti dalla medicina moderna, e non è detto che non lo siano sotto certi punti di vista, ma se si vogliono vedere le cose da un altro lato, per esempio da quello dell’economia della specie, è evidente che il risultato è del tutto negativo in quanto si consente la sopravvivenza di individui tarati o comunque più deboli, la cui progenie ripeterà in peggio i difetti dei genitori. Non a caso il biologo francese Rostand parla di un progressivo peggioramento del patrimonio genico 5 che è stato constatato in questi ultimi anni, al cui determinismo l’uso sconsiderato dell’energia atomica sembra pure aver portato un contributo massiccio. Non è che il parere dell’illustre biologo in particolare ci importi gran che, così come le opinioni della scienza in generale, le cui contraddizioni continue dovrebbero attirarsi il ridicolo da parte di gente un po’ meno sprovveduta dei moderni. Nella nostra breve esistenza, e non fosse che nel campo limitato della biologia, abbiamo visto le ipotesi più varie, di volta in volta vantate come “definitive”, affermarsi e venire poi smentite da altre, tanto “definitive” in apparenza quanto provvisorie in realtà. Per cui, ma non soltanto per questa ragione, in caso di contraddizione fra i dati delle scienze moderne e quelli delle dottrine tradizionali sappiamo bene a che cosa attenerci. Infatti la progressiva materializzazione o solidificazione, che in definitiva non è che una perdita dell’elemento qualitativo a tutto vantaggio di quello quantitativo 6, non riguarda soltanto l’uomo, ma tutto l’ambiente che lo circonda. Anche i mezzi terapeutici pertanto soggiacciono a questa nemesi: chi per esempio all’inizio della terapia penicillinica avrebbe speso quattro soldi per difendere i sulfamidici nella loro formula di allora, che pure, al momento della loro introduzione in terapia, erano in grado di debellare le più varie affezioni, dalla polmonite all’endocardite lenta, dalle ferite settiche alla gonorrea? E quale medico si sentirebbe oggi di difendere la penicillina stessa che al suo apparire sembrava essere il toccasana per una quantità di mali, ivi compreso l’antico spauracchio, la sifilide? La penicillina è ormai un’arma quasi spuntata e via via si spuntano le altre armi (leggi antibiotici) che le industrie farmaceutiche si affannano a forgiare nella speranza di trovare quella per cui non si formi nel giro di pochi anni la famigerata resistenza batterica, che per noi non è altro che l’espressione tangibile di una solidificazione ambientale che continua a frustrare i nostri tentativi di sfuggire alla malattia e alla morte. Abbiamo segnalato più indietro che anche la patologia è cambiata e che alla vittoria sulle malattie infettive ha fatto riscontro l’accentuazione di quelle a carattere degenerativo contro le quali siamo praticamentedisarmati; a questo punto ci sembra di sentire miriadi di voci levarsi in difesa della moderna scienza medica «… i cui progressi presto o tardi avranno ragione di quest’ultimo baluardo della malattia…»: e se fosse? Forse che non possiamo attenderci un altro cambiamento della patologia? Forse che Chi arbitra la vita e la morte degli uomini si ritirerà sconfitto di fronte allo strapotere della medicina moderna? Forse che in qualche modo potremo eliminare per qualcuno il “momento della verità”? Evidentemente no, perché, se pure è possibile che la scienza medica arrivi a scoprire i rimedi per queste malattie o per altre che le avessero sostituite, come, in un campo più vasto, che si giunga a dei risultati tecnici mai visti prima, a cui dovrà logicamente fare riscontro la povertà spirituale più completa 7, questa apparente vittoria della materia sullo spirito, che nei libri sacri è simbolicamente descritta nella figura dell’Anticristo che alla fine dei tempi risusciterà i morti, non sarà che momentanea, non essendo che il preludio del ristabilimento di un nuovo ordine in cui le cose riprenderanno il loro valore normale, e dell’inizio di un nuovo ciclo umano. In ogni caso l’alternanza di successi terapeutici e di modificazioni patogene che dopo un certo tempo finiscono per annullarli, rende del tutto verosimile l’ipotesi che la medicina galenica, o la scuola Salernitana, o altre correnti medico-terapeutiche relativamente vicine a noi nel tempo, abbiano effettivamente registrato ad un certo momento dei risultati reali e tangibili come ne testimonia la fama, risultati che gradualmente sono andati scemando col passare del tempo, in modo non dissimile da quanto, in epoca contemporanea, abbiamo visto succedere per certi medicamenti. Questo per quanto riguarda la pratica; circa la teoria invece le loro tesi anatomiche o fisiopatologiche cui va l’irrisione dei moderni e che anche per dei secoli hanno tenuto il campo prima dell’odierna medicina su base materialistico-induttiva (fatte le dovute riserve per ciò che può essere dovuto ad improvvisazione ciarlatanesca e per tutto quanto può essere considerato un’anticipazione della medicina moderna con minori possibilità di indagine), non devono essere viste come il frutto di un pensiero teorico avulso dalla realtà delle cose, ma bensì spesso come il residuo di dottrine non più comprese ed abusivamente trasposte in chiave materialistica, o di elementi simbolici che con l’anatomia e la fisiologia, almeno come sono concepite attualmente, hanno ben pochi punti di contatto. A quest’ultimo proposito, e riferendoci a quanto abbiamo detto circa la medicina sacerdotale e la medicina magica, il simbolismo, in quest’ultima come in ogni altra scienza tradizionale, è l’unica forma atta a suggerire certe verità, diversamente inesprimibili, la cui conoscenza effettiva, oltre a dei risultati di tutt’altro ordine per quanto riguarda la realizzazione dell’essere, poteva darne in più altri accessori tra cui, per esempio, la padronanza reale dei mezzi di guarigione. Sotto questo aspetto, una scienza tradizionale, che è tale proprio perché risulta dall’applicazione contingente dei principî assoluti che reggono la realtà a tutti i livelli, e che è quindi esclusivamente deduttiva, contenendo nella sua essenza il germe di tutti gli sviluppi che variazioni ambientali possono rendere necessari, o è impiegata da individualità la cui conoscenza va ben oltre il piano razionale, spaziando nel dominio della metafisica pura (alla quale sola d’altronde si può applicare il concetto di Conoscenza), o da altri, che, sotto il controllo dei primi, ne applicano la lettera in attesa di conoscerne lo spirito. Nel primo caso che è quello per esempio della medicina sacerdotale, le eventuali variazioni che si rendessero necessarie vengono effettuate con piena coscienza di causa. Nel secondo caso, che riguarda per esempio la medicina magica, non c’è altra possibilità che l’applicazione la più fedele possibile della metodica appresa; ché qualsiasi modificazione apportata per desiderio di aderenza ai dati dell’esperienza sensibile, apparentemente più reali, ma di fatto del tutto fallaci rispetto ad un altro genere di coscienza, rischia di compromettere ogni possibilità applicativa. Si spiega in questo modo che quando per ragioni cicliche vengono a far difetto le persone qualificate, per cui si siano, per così dire, tagliati i ponti con i principî, e quindi il controllo della tradizione sia diventato inefficiente, tutte le modificazioni e tutte le interpolazioni sono rese possibili fino ad arrivare alla sovversione completa; ne deriva che l’incomprensione prima sminuisce, e poi fa diventare lettera morta ciò che prima era vivo e vitale, come le scienze tradizionali, e nella fattispecie la medicina, sui cui residui si applica con successo la critica razionale più deteriore. Così è avvenuto in Occidente già fin dall’antichità cosiddetta classica e con la sola eccezione del periodo medioevale; in Oriente invece gli eventi si sono svolti in modo piuttosto diverso dato che la tradizione vi è rimasta viva e vitale ancora per molti secoli e lo è tuttora, anche se meno evidente, a dispetto degli sforzi demolitori della cosiddetta “civiltà” occidentale. (continua) 1 Rassegna Medica e Culturale «Lepetit», XXXXIX, N. 3, 1962, pag. 12. 2 Preferiamo attenerci a quest’ultima nomenclatura per non ingenerare confusioni col campo proprio alle psicologie moderne la cui estensione è senza paragone inferiore e limitata. Non siamo d’altronde i primi ad usare in questo senso la parola di cui sopra. 3 Questa divisione tripartitica che corrisponde al corpus, anima, spiritus della scolastica ed è fondamentale nelle dottrine tradizionali (cfr. anche jism, nafs, rûh del sufismo islamico), ha tenuto campo anche in Occidente fintantoché la generale incomprensione e limitazione intellettuale non condusse con Cartesio alla divisione bibartitica di materia e spirito in cui la prima soltanto poteva essere oggetto di prova. Questo modo di vedere le cose, oltre a costituire la prima barriera teorica contro la possibilità della conoscenza vera, divenne, nel corso dei secoli, una delle cause delle aberrazioni che attualmente hanno corso col nome generico di “neo-spiritualismo”. 4 A quest’ultimo fattore si deve essenzialmente il tanto sbandierato allungamento della vita media che di fatto è un allungamento del tutto apparente. 5 Come è noto i geni sono macromolecole proteiche costituenti i cromosomi portatori dei caratteri ereditari. 6 Questo ci dà ragione delle idee di Rostand espresse più indietro, come per esempio, dell’incredibile aumento della popolazione della terra nell’ultimo secolo. 7 Secondo le dottrine tradizionali fra la componente spirituale e quella materiale, o meglio fra essenza e sostanza, esiste nel manifestato come una proporzionalità inversa (si accetti il paragone matematico come una analogia, stante l’impossibilità di stabilire dei rapporti matematici tra entità che non hanno fra di loro nessuna comune misura), per cui la discesa della manifestazione verso il suo polo sostanziale non può andare oltre un certo limite, al di là del quale la sua stessa esistenza diventa impossibile stante la necessità che entrambe le componenti vi siano rappresentate. ScienzaSacra - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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