Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

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Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
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La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

martes, 31 de octubre de 2017

“Halloween” como expresión de la aculturación y desintegración mental general


por Félix Rodrigo Mora – Hubo un tiempo en que los pueblos de “España” no sólo apreciaban su cultura sino que además la construían y creaban por sí. Tenían sus propias tradiciones, fiestas, n…

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Cuando celebramos Halloween, apoyamos el SATANISMO

El 1.11 es la noche en la que más niños matan. Por eso debemos proteger a nuestros hijos y a nosotros mismos de no participar, favorecer, apoyar este ritual satánico. La información es la base de la conciencia y de la acción correcta. - Artículo*: no morir idiota - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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(Immagine: Remedios Varo, “Strange woman dropping a boy”). La credenza nell’esistenza di un «popolo segreto», dimorante in una dimensione altra ma sovrapposta alla nostra, cui si accede per mezzo di “portali” all’interno di montagne, colline o antichi tumuli sepolcrali, è diffusa pressoché in tutto il mondo e soprattutto nella parte settentrionale dell’emisfero (Europa e Nord America). Particolarmente ricca a riguardo è la tradizione folklorica scozzese, che fa menzione di tali entità con i nomi di Sith o «Buon Popolo», e quella irlandese, che li denomina Sidhe o Gentry. In Inghilterra sono noti come Fairies, in Francia come Fées e in Italia come Fatae (Fate). Nel foklore europeo vi sono molteplici testimonianze di uomini a cui, volontariamente o loro malgrado, è stato concesso l’ingresso nel regno sotterraneo (Fairyland) in cui il «popolo segreto» vive. In questa sede ci vogliamo concentrare su un tipo di “visite” ben preciso, quello connesso al rapimento di bambini appena nati e di donne umane da adibire a nutrici nel “regno sotterraneo”. Dettaglio dell’opera “The Legend of St. Stephen” di Martino di Bartolomeo, XV secolo. Rapimenti di nutrici e bambini Iniziamo la nostra trattazione citando un passaggio del reverendo scozzese Robert Kirk nella sua opera seminale The Secret Commonwealth (Il Regno segreto, ed. it. Adelphi), scritta sul finire del Seicento. Tra le «trasgressioni ed atti delittuosi e peccati» che i Sotterranei sono soliti compiere — ci informa Kirk —, vi è quello di «rubare nutrici per i loro figlioli, o quell’altro tipo di ratto che consiste nel portar via i nostri bambini (può essere perché sono eredi di qualche terra in quei possessi invisibili) che non ritornano mai» [pp. 32-33]. Già da questa citazione si possono estrarre diversi motivi mitici, il primo dei quali, quello della «nutrice dei fairy», è piuttosto diffuso a livello globale: lo ritroviamo in tutta Europa e in molte zone dell’Asia fino al Giappone, e addirittura sulla costa americana che si affaccia sul Pacifico. In secondo luogo, si può notare come già nel XVII secolo si ipotizzasse che i bambini rapiti dai Sotterranei fossero «eredi di qualche terra in quei possessi invisibili» ovvero, in altre parole, frutto di quelle unioni tra gli appartenenti a quel popolo misterioso e gli esseri umani di cui parla il folklore. Considerando questa ipotesi si può vedere un senso nella necessità che tali figli siano allevati con l’aiuto di madri umane: anzi, da quanto traspare dai racconti popolari scozzesi sembrerebbe che senza l’aiuto delle nutrici umane tali bambini non potrebbero sopravvivere nel loro mondo. Questi ultimi sarebbero dunque esseri ibridi, a metà tra la corporeità umana e quello stato intermedio-volatile che caratterizza i fairies nelle tradizioni popolari. E, tuttavia, si racconta che il popolo fatato non si limitasse a sottrarre i bambini, ma provvedesse finanche a sostituirli con un changeling («immagine perdurante»). Scrive Graham Hancock [Sciamani, p. 396]: «non solo le creature magiche rapivano bambini sani e felici, ma li sostituivano con esseri non del tutto umani», che gli studi etnografici e folklorici riferiscono come «magri e irrequieti, brutti e deformi, deboli ma estremamente voraci, capricciosi e sempre insoddisfatti». Alan Lee, “Changelings”. Queste caratteristiche del changeling erano conosciute anche dal folklore slavo: anche qui i «bambini sostituti» vengono descritti come voraci e aggressivi ed inoltre si dice che crescessero più lentamente e che iniziassero a camminare e a parlare più tardi della norma. Ancora: si tramanda che piangessero continuamente, dormissero male, apparissero sproporzionati nelle membra, ridessero in modo bizzarro e — addirittura, secondo alcuni racconti — qualcuno sostiene che potessero sviluppare anche delle corna. Una canzone tradizionale gaelica in particolare ricorda queste credenze: la voce narrante è quella di una fata che desidera rapire il bambino «colorito, paffuto e buono» di una donna umana, per sostituirlo con la propria progenie naturale: «Lui è il mio bambino goffo,/avvizzito, calvo e tonto,/ deboluccio e con poche qualità» [p. 396]. La tradizione irlandese relativa ai changeling vuole che «i bambini nani o deformi vengano tenuti dalle fate per essere poi dati in cambio dei bambini sani che esse rapiscono per rinnovare la propria stirpe» [p. 401], per dirlo con le parole del professor A.C. Haddon. Grazie a quest’ultimo, abbiamo modo di introdurre un concetto centrale in questo studio, quello di «rinnovamento della stirpe» o del sangue, su cui torneremo in seguito. Spiegazioni scientifiche È obbligatorio precisare che secondo la maggioranza degli studiosi moderni tali “dicerie” popolane non sarebbero altro che superstizioni causate dall’ignoranza. Essi ritengono che, sino alla fine dell’Ottocento, molte malattie fossero tanto comunemente quanto erroneamente attribuite all’inimicizia delle fate, come ad esempio l’ictus, che si credeva provocato dagli elfi, al punto che ancora oggi il termine inglese stroke altro non è che l’abbreviazione di fairy stroke, ovvero il «colpo fatato», che «ricadeva invisibilmente su vittime umane o animali, trasformandoli in una statua di legno che aveva l’aspetto della vittima, ma priva di vita e con funzioni minime» [Kafton-Minkel, Mondi sotterranei, p. 51]. Il fenomeno del changeling si sarebbe dunque potuto spiegare scientificamente come poliomelite, artrosi e altre malattie inabilitanti. Altri accademici hanno proposto la spiegazione che i changeling fossero in realtà bambini nati autistici o deformi, maltrattati dai familiari a causa di un’ignoranza sulla “vera medicina”. Eppure, leggendo le testimonianze dei secoli passati (e finanche dello scorso), sembrerebbe che, sebbene probabilmente molti casi di apparente changeling si possano interpretare in tal senso, nondimeno altri sono più ardui da decifrare col solo ausilio della medicina sperimentale. Stiamo parlando di quei casi in cui il (o, più spesso, la) testimone affermi di aver ricevuto la «visita notturna» di alcune figure ‘oscure’, che avrebbero provveduto a sostituire un bambino sano con un changeling. Cerchiamo dunque di analizzare più nel concreto alcune di queste esperienze, come tramandate dalle fonti a nostra disposizione. Arthur Rackham, “The Changeling”, 1905. Testimonianze dal XVI al XX secolo Sebbene al giorno d’oggi storie simili appartengano più all’ambito della favolistica per bambini che non a quello delle credenze effettive, nondimeno persino nello scorso secolo le cronache riportano fatti eccezionali che si possono ricondurre alle ricerche ivi in esame — non potendosi spiegare unicamente con spiegazioni “razionali” o “scientifiche”. Uno di questi riguarda una lattaia norvegese di nome Anne che aveva appena partorito un bambino sanissimo e una notte vide introdursi nella sua stanza «una donna vestita di nero» con in braccio un altro bambino. Durante l’angoscioso “incontro” Anne non si riuscì a muovere e solo in seguito scoprì che «il suo bambino non c’era più, e al suo posto c’era uno sgradevole marmocchio macilento, brutto e ‘gobbo’. Il sostituto crebbe… diventando un idiota che muggiva come un bue. Anne non rivide mai più il suo bambino» [Hancock, p. 397]. Una storia egualmente sinistra, verificatasi sull’isola di Skye, venne appresa da W.Y. Evans-Wentz nel 1908 [ibidem]: « Un’anziana balia si era addormentata davanti a un camino con un neonato sulle ginocchia. La madre, che era a letto e li fissava trasognata, a un certo punto vide con stupore entrare in casa tre strane donnine, le quali si avvicinarono al bimbo addormentato, e proprio mentre quella che sembrava la leader stava per toglierlo dal grembo della balia, l’ultima delle tre esclamò: “Oh, lasciamolo con lei, ne abbiamo già presi così tanti!” “E sia” rispose la più anziana… » Henry Fuseli, “Der Wechselbalg” [“Il changeling”], 1780. Racconti simili erano — com’è facilmente immaginabile — ancora più diffusi nei secoli precedenti. Hancock riporta un caso avvenuto in Inghilterra nel 1611, di cui si fa menzione nel corso di un processo che vedeva nelle vesti di imputata la presunta strega Susan Swapper [p. 394]: « Ai tempi di Susan era risaputo che i fairy avessero un costante e straordinario bisogno di procurarsi bambini umani di tutte le età, ma soprattutto, e sorprendentemente, neonati. Quando i visitatori apparvero, Susan era incinta e prossima al parto e per questo motivo era terrorizzata all’idea che potessero rapirla; resistette con tutte le sue forze quando “la donna con la sottoveste verde le disse: “Sue, alzati e vieni con me, altrimenti ti trascinerò via di peso”. » Susan scosse il marito cercando di destarlo dal sonno, implorandogli di venire in suo aiuto, ma questi, non vedendo affatto gli esseri di cui la moglie asseriva di avvertire la presenza, voltò le spalle e tornò a dormire. Questo caso del XXVII secolo, considerato al tempo frutto di un «patto col diavolo», ci suggerisce al tempo stesso come spesso i casi di “rapimenti” da parte dei fairies si possano analizzare, nell’ottica del XXI secolo, da una parte in correlazione ai fenomeni cd. di «paralisi nel sonno» e dall’altra con le presunte «abduction aliene» [cfr. Il fenomeno della paralisi nel sonno: interpretazioni folkloriche e ipotesi recenti]. Torneremo su questo punto nella conclusione di questo saggio. Andando a ritroso fino al Medioevo, nel folklore britannico ci si imbatte sempre più spesso in racconti di bambini rapiti da creature sovrannaturali (per esempio dalla Fata Melusina, divinità acquatica e delle fonti che ha molto in comune con i fairies), o di donne portate a Fairyland al cospetto della «Regina delle Fate» per fare da balia ai bambini del sottosuolo o per assistere alla loro nascita. Tuttavia, è interessante notare come il materiale etnologico non sia conforme nell’attribuire a tali «bambini del sottosuolo» il titolo di figli effettivi dei fairies; sembra piuttosto che [p. 395]: « Le balie che si erano recate ripetutamente a Fairyland per far venire alla luce i bambini-fairy confidarono che le madri che dovevano assistere a volte non erano fate, bensì umane che “erano state rapite precedentemente e portate a Fairyland”. » Da ciò deriverebbe che i bambini che le nutrice ‘rapite’ devono assistere nel «Paese delle Fate» non siano figli dei fairies, o quantomeno non del tutto, essendo le loro madri umane. E con ciò veniamo alla questione delle unioni “carnali” tra fairies e umani e all’ipotesi, che abbiamo già introdotto, del «rinnovamento della stirpe», o del sangue. Richard Dadd, “Puck”. «Rinnovare la stirpe» Secondo alcune credenze scozzesi, le entità del tipo dei Sith non possederebbero un’anima (qualunque cosa si intenda con questo termine), ma la potrebbero “ottenere” sposando o unendosi “carnalmente” (per quanto tale termine possa apparire in questa sede inadeguato) con un essere umano: da cui, i rapimenti e gli accoppiamenti forzati ai danni degli ospiti umani, che ugualmente secondo la tradizione folklorica servirebbero a generare una prole ibrida. Credenze di tal genere sono peraltro diffuse in diversi parti della terra, per esempio in Amazzonia o nell’estremo Oriente (Giappone, Indonesia, etc). Sebbene nel commento a cura di Mario M. Rossi (dal titolo Il cappellano delle fate), in appendice al testo di The Secret Commonwealth di Kirk nell’edizione italiana Adelphi, l’autore ipotizzi che i fairies siano in realtà [p. 218] «creature nostalgiche che vogliono l’amore degli uomini, che rapiscono i neonati proprio per raggiungere una vita più corposa, più piena», di norma gli studiosi sono più propensi a spiegare questi presunti “rapimenti” diversamente: i Sotterranei non mirerebbero astrattamente a una «vita più corposa», bensì a un vero e proprio stato organico, se così si può dire, «più corposo». In altri termini, il fine di questi rapimenti e sostituzioni di persone sarebbe il divenire più concreti, irrobustendo la propria stirpe, per così dire, con una dose di “fisicità” umana, grazie all’accoppiamento e all’ibridazione genetica. Non dunque l’ottenimento di una «anima», bensì quello di uno stato fisico «più corposo» sarebbe lo scopo dei fairies. A sostenere questa tesi sono la maggior parte degli specialisti in tradizioni popolari europee e soprattutto britanniche, tra cui il folklorista Peter Rojcewicz, secondo il quale [cit. in Hancock, p. 401]: « […] la forma più significativa della dipendenza dei fairy dai mortali riguarda chiaramente la loro evoluzione genetica. Gli umani sono indispensabili perché sani. » W.B. Yeats ne Il crepuscolo celtico scriveva che le sidhe (fate) avessero «bisogno della robustezza fisica umana», e per questo sovente seducevano e si accoppiavano con i maschi della nostra specie al fine di portare a termine delle gravidanze “ibride”, nel Regno Segreto. Anche Diane Purkiss racconta una leggenda secondo la quale «i fairy… hanno bisogno di sangue. Hanno bisogno di sangue nuovo». Dello stesso parere è Katherine Briggs, secondo la quale le fate ambirebbero a «rinvigorire la propria stirpe in decadenza con sangue fresco e vigore umano», arrivando per questo a rapire uomini, a portarli nel loro regno e a offrire loro cibi e bevande fatate, cui si riconoscerebbe il potere di trattenere magicamente tali ospiti nel Regno Sotterraneo [Bord, Fate, p. 123]. Jean Markale nel suo libro Prodigi e segreti del Medioevo [p. 112] similmente rileva: «Le fate hanno bisogno degli uomini, forse per rigenerare la propria razza minacciata di sterilità […] Sappiamo anche che rapiscono i figli umani allo scopo di farne esseri eccezionali, comunicando loro il proprio sapere e i propri poteri magici». Infine, riportiamo il parere di Hartland, secondo il quale [cit. in Vallée, Passport to Magonia, p. 105]: « The motive assigned to fairies in northern stories is that of preserving and improving their race, on the one hand by carrying off human children to be brought up among the elves and to become united with them, and on the other hand by obtaining the milk and fostering care of human mothers for their own offspring. » Tali credenze trovano la propria eco anche nell’opera del reverendo Kirk, il quale afferma che [p. 19] «questo cibo che essi estraggono da noi, vien portato a casa loro per vie segrete, come certe donne abili portano l’essenza del latte dalle vacche del loro vicino alla loro caldaia per il formaggio per mezzo d’un filo da grande distanza per arte magica». A ciò, il prelato aggiunge che i membri del «popolo segreto», con le proprie «armi», «trafiggono anche mucche ed altri animali, che si dicono usualmente “colpiti dagli elfi”: la sostanza più pura di essi, se muoiono, vien presa da questi Sotterranei per viverne, più precisamente le parti aeree ed eteree, la materia più spiritosa per prolungare la vita…» [p. 29]. Taluni, dando credito alle ipotesi di John Keel e Jacques Vallée (di cui avremo modo di trattare in futuro), connettono queste credenze riguardanti l’estrazione di ‘cibo’ da umani e animali al vampirismo. Un valido saggio a riguardo è stato redatto da Giovanni Pellegrino. Altri le collegano agli insegnamenti ermetici riguardanti quelle entità denominate «Elementari». A tal riguardo, citiamo Mario Krejis, che in Tshecundia, Ibis scrive: « Come tutti gli esseri viventi gli Elementari necessitano di nutrimento, che assorbono dai corpi umani o animali, che aiutano in una sorta di mutualismo facoltativo nella lotta per l’esistenza. […] In un certo senso si potrebbero assimilare gli elementari a dei virus astrali, che si moltiplicano nelle creature viventi trasfondendo il loro genoma e modificandone l’espressione fenotipica in modo confacente alla loro natura. Sono dunque pensieri vivi, recanti impresse qualità determinate; anime embrionali appartenenti ad una linea evolutiva non animale, ma che si avvicina piuttosto a quella vegetale. » In ciò riscontrandosi alla perfezione quel carattere aereo, etereo, volatile e intermedio (o interdimensionale) che il folklore riconosce ai fairies. Illustrazione di Richard Dadd, XIX secolo. Changeling e immagine perdurante E veniamo ora al tema che dà il nome al fenomeno: che cosa è esattamente il changeling, termine che si può tradurre in italiano come «immagine sostituta» o «immagine perdurante»? Traiamo ancora una volta le fila del discorso dall’opera summenzionata del reverendo Kirk [pp. 20-21]: « Sono ancora vive donne che raccontano di esser state portate via quando erano di parto ad allattare fairies bambini mentre al loro posto veniva lasciata una figura perdurante e vorace di loro stesse, come un loro riflesso nello specchio. Quella, come se fosse stato uno spirito insaziabile in un corpo di cui si era rivestito, da principio fingeva di divorare il corpo che [invece] astutamente portava via, e poi lasciava il corpo come se fosse spirata e se ne fosse andata di qui per morte naturale e solita. Quando il bambino è svezzato, la balia o muore, o è riportata a casa sua, ovvero le vien data la scelta di rimanere là. » Appuriamo quindi che, così come contemporaneamente alla sottrazione di un bambino veniva lasciato al suo posto un changeling, vale a dire una «figura perdurante» del rapito, quando era la donna ad essere “prelevata” per fungere da nutrice a Fairyland, nondimeno anch’essa veniva “sostituita” da una eguale «immagine perdurante», che come nel caso del changeling dei neonati appariva inizialmente estremamente vorace per poi abbandonarsi, in una fase successiva, alla progressiva decadenza. E tuttavia «quando il bambino [che noi supponiamo essere, come si è già detto in precedenza, figlio della nutrice umana e di un Sotterraneo, ndr] è svezzato», la donna rapita a questo scopo, avendo compiuto la sua funzione, può decidere di essere riportata «a casa sua», cioè nel nostro mondo, oppure di rimanere nel Regno Sotterraneo. La terza possibilità (la morte) può essere forse legata al “decadimento” della «figura perdurante» lasciata nel nostro mondo in sua vece? Un’ipotesi simile si potrebbe spiegare con le teorie globalmente diffuse (soprattutto in ambito sciamanico, ma anche nelle tradizioni orientali e nella scienza sacra dell’antico Egitto) sul corpo astrale o «doppio astrale», in contrapposizione con il corpo fisico, che fungerebbe da mero “contenitore” del primo. Ne deriverebbe che, nei casi analizzati in questa sede, è il cd. «doppio astrale» delle donne adibite a nutrici e dei bambini rapiti a giungere a Fairyland, mentre il loro «veicolo fisico» rimarrebbe in questo mondo, svuotato del pneuma che gli conferisce vita. Questo «doppio astrale» sarebbe quella che Kirk definisce «la sostanza più pura», «le parti aeree ed eteree», «la materia più spiritosa», di cui i Fairies per così dire si “nutrono”. Questa conclusione, d’altronde, è perfettamente in linea con il vastissimo elenco di esperienze estatiche provenienti dalle più disparate culture, dall’estasi sciamanica a quella delle streghe che raggiungevano «in spirito» il sabba, fino a quelle dei benandanti e dei mistici cristiani [cfr. I benandanti friuliani e gli antichi culti europei della fertilità]. In base a queste ipotesi, si potrebbe pertanto concludere che la donna rapita corresse il rischio di non poter più ritornare nel nostro mondo in quei casi in cui il «veicolo fisico», privato del pneuma per tutto il tempo in cui essa era stata ospite del regno interdimensionale di Fairyland, si fosse “degradato” irrimediabilmente: il ricongiungimento tra «corpo astrale» e corpo fisico non sarebbe stato allora più possibile e la malcapitata sarebbe stata condannata a rimanere per sempre bloccata nella dimensione altra definita nel folklore «Regno Sotterraneo» o Fairyland. I racconti popolari, d’altronde, riportano innumerevoli menzioni riguardo a persone che, rapite dalle fate, non fecero più ritorno — o che, in alternativa, tornarono nel nostro mondo dopo lassi di tempo considerevoli, a volte anche alcuni secoli (Missing Time; cfr. ancora una volta il fenomeno delle abductions). La studiosa di folklore Katherine M. Briggs interpreta queste credenze asserendo che la terra delle fate è un «mondo dei morti»: «coloro che vi entrano sono ormai morti e riportano indietro un corpo illusorio che si sgretola non appena si scontrano con la realtà» [Bord, Fate, p. 173]. A nostro parere, più correttamente, si potrebbe piuttosto ipotizzare che coloro che accedono al «regno delle fate» (e vi rimangono per un considerevole lasso temporale) una volta tornati nel nostro mondo non riescano più a riconnettere il «corpo astrale» al «veicolo fisico» che, ormai abbandonato da troppo tempo, tende a “sgretolarsi” non perché si tratti di un “corpo illusorio”, ma piuttosto perché è venuta meno per troppo tempo la connessione tra il pneuma (che si trovava “in visita” a Fairyland) e il corpo fisico che ne costituiva il “contenitore” nella nostra dimensione terrena. Brian Froud, “Pixies”. Rapimenti dei Fairies e abduction aliene Abbiamo già accennato alle corrispondenze fra rapimenti di neonati e nutrici da parte dei Fairies e abduction aliene. In questo paragrafo conclusivo faremo qualche osservazione supplementare. Nel suo libro sul «piccolo popolo», dopo aver riportato il celeberrimo caso di abduzione di Antonio Villas Boas, la ricercatrice Janet Bord rileva i punti di contatto esistenti fra la mitologia del «rinnovamento della stirpe» e le moderne ipotesi sulle abduction [Fate, p. 122]: « Taluni sostengono che gli alieni mirino a generare una discendenza in parte umana perché la loro razza si starebbe indebolendo e perciò necessiterebbero di un’immissione di nuovi geni. Alcune donne sostengono di essere state rapite e ingravidate dagli alieni, i quali in seguito sarebbero tornati per portarsi via la loro prole. » Anche Graham Hancock mette in risalto le connessioni tra i due fenomeni lontani nel tempo e nello spazio, soprattutto con riguardo alla «impossibilità del bambino-spirito di crescere, a meno che non venga allattato o dalla propria madre o da una balia». Durante queste ‘esperienze’, ai genitori umani della ‘prole ibrida’ verrebbe chiesto di tenere in braccio i propri figli (o la progenie ‘ibrida’ di altri), di allattarli, di giocarci insieme o comunque di avere con essi contatti fisici. Un resoconto di una donna ‘rapita’ [p. 364] racconta che le venne fatta abbracciare una giovane ibrida: «alla fine la ragazzina sembrava rigenerata. Si voltò verso Karen e le comunicò telepaticamente la parola “grazie”». Questa testimonianza, e molte altre dello stesso tenore, sembrano pienamente in linea con l’ipotesi, da noi precedentemente analizzata, che mette in relazione i ‘rapimenti’ di neonati e balie umane da parte del «piccolo popolo» a una loro necessità di «rinvigorire la stirpe» grazie al ‘calore’ e all’energia degli esseri umani ‘rapiti’, e a tal fine condotti nell’«altro mondo». A giudicare dalle testimonianze di rapimenti alieni, scrive Hancock [p. 362]: « […] molti UFO hanno a bordo riconoscibili sale specializzate nelle quali i neonati ibridi (e anche bambini più grandi) vengono presentati ai loro padri e madri umani. In vari riluttanti resoconti, i rapiti spiegano di essersi sentiti dire chiaramente dagli alieni che, volenti o nolenti, avrebbero dovuto occuparsi degli ibridi, e che i bambini “hanno bisogno delle loro madri… devono sapere di avere delle madri”. […] John Mack ha trovato un certo numero dei suoi pazienti con un’idea struggente di avere procreato prole ibrida “là fuori”. Questi soffrivano del terribile senso di perdita di chi viene separato dai figli, ed erano impossibilitati a incontrarli salvo rare occasioni in cui “periodicamente le madri e i padri ‘rapiti’ vengono condotti a vedere i figli ibridi e incoraggiati a tenerli in braccio e ad amarli. » Queste sale di “incubazione” in cui i bambini ibridi verrebbero cresciuti potrebbero essere messe in relazione anche con un tema dello sciamanesimo siberiano. Secondo la tradizione nord e centro-asiastica, infatti [Leggende sugli sciamani siberiani, p. 101]: « […] le anime degli sciamani inferiori vengono allevate dai demoni inferiori in speciali culle dove sono nutrite con un poppatoio; mentre le anime degli sciamani superiori vengono allevate in appositi nidi. » Potrebbe trattarsi dello stesso tipo di fenomeno indagato da prospettive e substrati culturali differenti, lontani nel tempo e nello spazio? Potremmo allora definire il “filone sciamanico” come una terza ‘tradizione’ che si aggiunge a quelle analizzate in questa sede, vale a dire il fenomeno dei rapimenti dei fairies e quello delle abduction aliene? Cercheremo di analizzare più in profondità le corrispondenze fra i tre “filoni” in futuro, nel prossimo saggio di questo ciclo. « What we have here is a complete theory of contact between our race and another race, nonhuman, different in physical nature, but biologically compatible with us. Angels, demons, fairies, creatures from heaven, hell, or Magonia: they inspire our strangest dreams, shape our destinies, steal our desires… But who are they? » – Jacques Vallée, Passport to Magonia (p. 129) Bibliografia: Janet Bord, Fate. Cronaca degli incontri reali con il piccolo popolo (Mondadori, Milano, 1999). Graham Hancock, Sciamani. I maestri dell’umanità (TEA, Milano, 2013). Walter Kafton-Minkel, Mondi sotterranei. Il mito della Terra cava (Mediterranee, Roma, 2012). Laura Knight-Jadczyk, Alien abduction, demonic possession, and the legend of the vampire, Cassioapea.org. Mario Krejis, Tshecundia, Ibis. La magia dell’anima. Introduzione all’ermetismo. (Edizioni del Cigno, Peschiera del Garda, Verona, 1999). Robert Kirk, Il Regno Segreto (Adelphi, Milano, 1993). Jean Markale, Prodigi e segreti del Medioevo (Arktos, Roma, 2013). Mario M. Rossi, Il cappellano delle fate. Appendice a Robert Kirk, Il Regno Segreto (Adelphi, Milano, 1993). Giovanni Pellegrino, Il vampirismo alla luce delle teorie di Jacques Vallée, CentroStudiLaRuna. Luciana Vagge Saccorotti (a cura di), Leggende sugli sciamani siberiani (Arcana, Padova, 1999). Jacques Vallée, Passport to Magonia. William Butler Yeats, Il crepuscolo celtico (SE, Milano, 2001). - Artículo*: Marco Maculotti - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Un disco para ser feliz: Gaité Parisienne por Dutoit

Esta mañana he vuelto a escuchar –no sé cuántas veces van ya– la interpretación que Charles Dutoit y la Sinfónica de Montreal grabaron de esa maravilla que es Gaité Parisienne, el conjunto de valses, polcas, marchas y otras danzas de Jacques Offenbach recopiladas y arregladas por Manuel Rosenthal. Y confirmo la impresión inicial: se pueden hacer lecturas más trepidantes (¡irresistible la selección grabada por Bernstein!), también más sensuales y de más emotivo lirismo (la del propio Rosenthal en Naxos), pero no alcanzar un más admirable punto de equilibrio entre todos los componentes de esta música, ni hacerlo con un estilo más apropiado que el que aquí derrocha el maestro suizo. Hay en este disco brío a raudales, pero siempre controlado por una gran elegancia y una apreciable depuración sonora. Hay también humor desenfadado, chispa y brillantez, también cierto espíritu gamberro, mas en perfecta sintonía con ese vuelo melódico, esa coquetería bien entendida y ese refinamiento que consideramos propio de "lo francés", aportando asimismo la batuta una ligereza sonora que por ventura no confunde con la levedad ni la cursilería. La escucha se realiza de un tirón, sin realizar el mínimo esfuerzo intelectual, simplemente dejándose llevar por la fuerza rítmica y melódica de estas páginas, por su comunicatividad y su desenfado, como también por su buenísima factura técnica y por su elevada inspiración. Música en absoluto profunda, ni para ir más allá de un maravilloso rato de audición, pero magnífica música. De la que hace más feliz, de la que inyecta ganas de vivir. Y esa recompensa resulta impagable. El compacto se completa con la música de ballet del Fausto de Gounod. Confieso que esta danzas más o menos infernales –lo que se dice demoníaca en realidad es solo la última, porque en el resto hay mucho de delicadeza y coquetería– no me interesan particularmente, pero así interpretadas, con tan formidable mezcla de elegancia, vuelo melódico y sentido teatral, resultan una verdadera delicia. De nuevo se podrá ir más allá en sensualidad y o en garra dramática, pero no superar la ortodoxa perfección de Dutoit. El registro se realizó allá por septiembre de 1983 en la iglesia de St. Eustache de Montreal con la calidad habitual de la que hacía gala Decca en aquellas latitudes. No hay mucho más que decir: disco imprescindible. - Artículo*: Fernando López Vargas-Machuca - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Nos están preparando una ATENTADO AÉREO en ALICANTE para el 9/11

El gobierno de Valencia anuncia que habrá un simulacro de accidente aéreo el 9.11 en el aeropuerto de Alicante. Debemos leer: la masonería valenciana y española globalista a las órdenes de los sionistas golpistas va a sacrificar a los españoles alicantinos en un ritual de sangre en un 9.11, porque así lo mandan sus amos. Esto ya ha sido anunciado aquí. Pásalo, si ayudas, vamos a detener el atentado. A continuación explico todo el ritual. 1.Antecedentes: el caos del procés En semejante caos político, policial, judicial y emocional que España está viviendo, se dan las circunstancias ideales para realizar un atentado, porque nadie está a lo que tiene que estar. ORDO AB CHAO Orden del caos el lema de los Oscuratis. Estamos en los días más internacionales y predilectos de los satanistas. En estos días (27 de noviembre, día de la pseudo declaración de Independencia, era otro 9.11 - 2+7-11) se están celebrando rituales de sangre, con violaciones, torturas y sacrificios de niños, en todas partes de este hermoso planeta dominado por los que rinden culto a Satanás (ver aquí el testimonio de un testigo si no me crees), siendo la noche del 1.11 o Halloween, la noche culminante de los sacrificios de sangre. No podemos descartar que se realicen en España también y, en particular, en la zona de Cataluña y Valencia (Niñas de Alcasser y Caso Bar España son los más conocidos) algún ritual para forzar la rendición de España a las elites satanistas, con la colaboración entusiasta de los independentistas y del gobierno de Madrid, con Rajoy a la cabeza. Por tanto, no es de extrañar que todo el procés esté teniendo lugar en estos días, porque es un ritual también. La actriz elegida para representar al pueblo catalán en el vídeo Help Catalonia es el rostro del cartel de la película Zombies Pizza. Están llamando al pueblo catalán Zombies. Y los independentistas aplaudiendo el desprecio. Hubiera podido ser una persona que haya escrito un libro sobre la independencia, una activista, una madre coraje... No. Han elegido a una chica pizza de zombies. Esta pobre chica que no sabe que la están utilizando cual kleeneX de usar y tirar se llama Anna MARUNY. 2.LOS PRE-ATENTADOS Dos cazas españoles han sido derribados por una arma de pulso llamada DEW. Un testigo vio como salía un todoterreno negro a todo velocidad del aeropuerto de los Llanos. Y un ciudadano cayó fulminado en una calle de Torrejón justo después de que cayera el F-18, tal vez sabía demasiado. Arma de pulso, que lanza un potente rayo que destruye los sistemas electrónicos DEW significa Directed Energy Weapon o Arma de Energía Dirigida. El primer atentado fue el día de la Hispanidad, derribando a un Eurofighter, es decir, un luchador de o contra Europa. Eso no queda muy claro. El F-18 fue derribado justo después que los Jordis entraran en la cárcel, como un aviso de que ojito con lo que estamos haciendo. Entre ambos atentados ardían Galicia (de donde es Rajoy) y Asturias en holocausto, en unos incendios jamás vistos y a todas luces provocados por armas electrónicas, probablemente las mismas DEW de origen israelí. 3. El ritual final: el 9.11 Con fecha 26 de octubre, en pleno maremoto del procés de independencia, anuncia el Gobierno de la Generalidad Valenciana, que está trufado de independentistas y de masones globalistas, que se va a realizar un simulacro de accidente aéreo el 9 de noviembre siguiente, es decir, apenas dos semanas después. ¿Alguien se puede creer que, estando España y todo el gobierno con el corazón en un puño, es momento de organizar semejante barbaridad en tan poco tiempo? Evidentemente no. Lo que están haciendo es preparar un atentado para castigar a España por no rendirse a los planes de los que quieren destruir una nación con más de 500 años de historia. Si quieres ayudar para evitarlo copíalo pásalo difúndelo házlo viral somos mejores y somos más - Artículo*: no morir idiota - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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I Ritratti del coraggio di J.F. Kennedy, recentemente ripubblicati, possono essere monito e stimolo per riprendere un percorso interrotto. - Artículo*: Giovanni Sessa - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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- 10/11 - Incontro su "Tecniche di Meditazione Occidentali"

- Artículo*: zarziguli@gmail.com (Simmetria) - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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- 25/11 Incontro su "L'Universo Simbolico delle Cattedrali"

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Materia oscura en un universo simulado | Imagen astronomía diaria - Observatorio

¿Está embrujado el Universo? Este mapa de la materia oscura podría sugerirlo. La gravedad de la materia oscura invisible es la principal explicación de por qué las galaxias giran con tanta rapidez, por qué las galaxias orbitan los cúmulos con tanta rapidez, por qué las lentes gravitacionales desvían la luz con tanta intensidad y por qué la materia visible está distribuida de la misma manera tanto en el Universo local como en el fondo cósmico de microondas. La imagen procedente del Planetario Hayden del Museo Americano de Historia Natural ilustra cómo la materia oscura omnipresente podría embrujar el Universo. En este fotograma de una simulación informática, los complejos filamentos de materia oscura de color negro se dispersan por el Universo como telas de araña, y los trozos relativamente poco frecuentes de la familiar materia bariónica son de color naranja. Estas simulaciones son buenas correspondencias estadísticas de las observaciones astronómicas. En lo que quizás es un giro más alarmante de los acontecimientos, la materia oscura, aunque bastante extraña y de una forma desconocida, ya no se cree que sea la fuente de gravedad más extraña del Universo. Este honor ahora cae en la energía oscura, una fuente más uniforme de gravedad repulsiva que parece dominar la expansión de todo el Universo. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Gran participación en la V Jornada de Psicología y Artes Audiovisuales y Escénicas

El pasado 6 de octubre, el Colegio Oficial de Psicólogos de Madrid fue la sede de la V Jornada de Psicología y Artes Audiovisuales y Escénicas organizada por el Grupo de Psicología y Artes Audiovisuales y Escénicas del Colegio (PSICOARTAES). Durante esta jornada, que llenó el salón de actos del Colegio (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El COPLP amplía los conocimientos de 30 profesionales para evaluar las aptitudes de las personas que renuevan sus permisos en los Centros de Reconocimiento

Durante dos jornadas el alumnado profundizó en temas como la legislación vigente, tipos de certificados, valoración y criterios, comunicación no verbal, entrevista, recopilación de información clínica (anamnesis) y la psicofarmacología (...) - Artículo*: Default Administrator - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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REAPERTURA DE LA PAGINA

AVISO IMPORTANTE VAMOS A VOLVER A REABRIR LA PAGINA VAMOS A PONER MUCHOS DISCOS.... YA PROXIMAMENTE REAPERTURA - Artículo*: Jaques Lacan - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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lunes, 30 de octubre de 2017

Origen de Halloween; Samhain y los celtas

Tradicionalismo Los antiguos pueblos celtas, llegado el final de Octubre, solían celebrar una gran fiesta para conmemorar “el final de la cosecha”, bautizada con la palabra gaélica de Samhain. Significa, etimológicamente, ‘el final del verano’. Esta fiesta representaba el momento del año en el que los antiguos celtas almacenaban provisiones para el invierno y sacrificaban animales. Enlace a articulo original: Halloween - Artículo*: Tradición Perenne - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Frases de Plotino

Plotino Grecolatina Si, pues, la intelección de la inteligencia es el inteligible y el inteligible es la inteligencia, síguese ~ue la inteligencia se pensará a sí misma, porque pensará con la intelección, que resultó ser idéntica a la inteligencia, y pensará al inteli­ gible, que resultó ser idéntico a la inteligencia. Luego por uno y otro concepto la inteligencia se pensará a sí misma, en cuanto la inteligencia misma era la intelección y en cuan­ to la inteligencia misma era el mismísimo inteligible que pensaba con la intelección que era ella misma. - Artículo*: Tradición Perenne - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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¿TV3 un centro de PROGRAMACIÓN SATANISTA Y PEDÓFILO?

Mientras Puigdemont y los suyos huyen a Bruselas, capital del satanismo pedófilo, TV3 aparece como la gran máquina de adoctrinara los niños catalanes en el satanismo. Lo que faltaba. Pinturas satanistas en edificios de Bruselas, en Porte de Flandres y Rue des Brigitines.. Según Red Adler: TV3 INTENTA DESTRUIR DOCUMENTOS SOBRE LA TRAMA PEDÓFILO-SATÁNICA DEL CLUB INFANTIL SUPER3 Altos directivos de TV3, con el independentista radical Vicent Sanchís a la cabeza, intentan destruir documentación sobre la trama pedófilo-satánica que rodea al Club Infantil Club Super 3 impulsado por la Generalitat a través de la televisión autonómica. Ante la inminente intervención de TV3, de momento no decretada por el gobierno español, pero prevista en una próxima ampliación de los efectos del artículo 155 de la Constitución, Vicent Sanchís, el esbirro de confianza de Puigdemont para dirigir el ente televisivo adoctrinador, ha ordenado la destrucción de toda la documentación que demostraría la existencia de un plan de lavado de cerebro a los niños catalanes, a través de mensajes subliminales en el Club Super 3. Dichos mensajes, incluídos en canciones, vídeos y dibujos animados producidos por la cadena en productoras locales catalanas, no se limitarían solo a infundir en los niños sentimientos independentistas y anti-españoles. El plan pretendería especialmente, habituar a los niños a la práctica de abusos sexuales por parte de adultos, para que interpretaran dichos abusos como ‘algo normal’, especialmente a través del programa “La Familia de Super 3”. Los personajes habrían sido diseñados para ocultar estos mensajes subliminales. Así, el aparentemente inocente personaje llamado Fluski, un actor fracasado que vive instalado en un sofá en la casa de los niños, sería utilizado como muestra de sometimiento sexual de los niños a cualquier extraño que sea invitado al domicilio para cometer abusos. El componente satánico subliminal, se mostraría a través de otros personajes también de apariencia inocente, como BiriBiri, un diablo de aspecto extraño que aparece siempre en luna llena, lo que buscaría la introducción de los niños catalanes en la Cábala judeo-satanista y la obediencia a presuntas entidades demoníacas invocadas en rituales lunares. Recientemente, se supo que una guionista de la serie, Alba G.F. fue despedida de la cadena tras mostrar su oposición a que los guiones sean reescritos y reinterpretados. La guionista llegó a contactar con periodistas de La Vanguardia (en lo que fue un fatal error por su parte) para denunciar cómo la cadena interviene en la escritura de guiones, obligando, sin razón aparente, que aparezcan determinados personajes e introduzcan frases, conceptos o gestos que los guionistas deben incluir obligatoriamente en sus escritos. Alba G.F. nunca llegó a realizar la entrevista detallada con los periodistas de la Vanguardia, pues falleció en un extraño accidente de motocicleta en la Ronda de Dalt, uno de los cinturones de circunvalación de la ciudad condal. Ahora se espera que con la intervención del gobierno español y el posible acceso a archivos, así como la promesa de una protección para los denunciantes, se pueda destapar la monstruosa red de pedofília y satanismo de TV3 y su infame Club Super 3. Una de las principales impulsoras de esta trama satánico-pedófila, sería Marcela Topor, la esposa del expresidente de la Generalitat, Carlos Puigdemont y considerada por muchos como la “maga negra de Cataluña”, por sus conocidos vínculos con el satanismo y la magia negra. Marcela Topor habría concebido los mensajes subliminales del Club Super 3, como un primer paso hacia el cumplimiento de su principal objetivo: la enseñanza del cabalismo satánico y otras prácticas paganas en las escuelas catalanas de la hipotética República Catalana, todo ello justificado bajo una presunta libertad de culto de la República y una aureola de falsa laicidad de dicha República, que ocultaría en realidad la promoción del satanismo y la Cábala. - Artículo*: no morir idiota - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Presentación actividades 2017 4º trimestre

En este vídeo hacemos una presentación de nuestras actividades a lo largo del cuarto trimestre de 2017. Es la grabación que tuvo lugar el día 2 de octubre. - Artículo*: Centro de Estudios Artísticos Elba - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Meteoritos orionidos de Orión | Imagen astronomía diaria - Observatorio

Desde la constelación de Orión disparan meteoros. Esto era de esperar, ya que en octubre es la época del año para la lluvia de meteoros de las Oriónidas. La fotografía muestra más de una docena de meteoros en exposiciones sucesivas hechas el pasado fin de semana sobre el volcán Wulan Hada que hay en Mongolia Interior (China). Presenta varias trazas de meteoritos que se pueden conectar a una pequeña región del firmamento llamada radiante que se ve justo arriba a la izquierda del cinturón de Orión. Los meteoros de los Oriónidas comienzan como granos de arena expulsados por el cometa Halley durante uno de sus viajes por el Sistema Solar interior. El cometa Halley es en realidad responsable de dos lluvias de meteoros conocidas, la otra es Eta Acuáridas y se ve cada mes de mayo. El próximo mes, la lluvia de meteoros de las Leónidas procedente del cometa Tempel-Tuttle también debería dar lugar a unas brillantes rastros de meteoros. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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A ciência moderna ignora o que são a inteligência, a existência, o ser humano

A ciência moderna, que é racionalista quanto ao sujeito e materialista quanto ao objeto, pode nos situar fisicamente e de uma maneira aproximativa, mas ela não pode dizer nada sobre nossa situação extra-espacial no Universo total e real. Os astrônomos sabem mais ou menos onde nos encontramos no espaço, em que “lugar” relativo, em qual braço periférico da Via Láctea, e eles sabem talvez onde esta se situa entre as outras poeiras de estrelas; mas eles ignoram onde estamos nos “espaço” existencial: a saber, num estado de endurecimento e no centro ou no cume deste, e ao mesmo tempo na borda de uma imensa “rotação”, a qual não é senão a corrente das formas, o escoamento “samsárico” dos fenômenos, o panta rhei de Heráclito. A ciência profana, querendo penetrar até o fundo do mistério dos recipientes — o espaço, o tempo, a matéria, a energia —, esquece o dos conteúdos: ela quer explicar as propriedades quintessenciais de nosso corpo e o funcionamento íntimo de nossa alma, mas ela ignora o que são a inteligência e a existência; e, por consequência, ela não pode não ignorar — dados os seus princípios — o que é o homem. (Frithjof Schuon, O Homem no Universo) * * * La science moderne, qui est rationaliste quant au sujet et matérialiste quant à l’objet, peut nous situer physiquement, et d’une façon approximative, mais elle ne peut rien dire sur notre situation extra-spatiale dans l’Univers total et réel. Les astronomes savent à peu près où nous nous trouvons dans l’espace, à quel « endroit » relatif, dans quel bras périphérique de la Voie Lactée, et ils savent peut-être où celle-ci se situe parmi les autres poussières d’étoiles ; mais ils ignorent où nous sommes dans l’« espace » existentiel : à savoir dans un état de durcissement et au centre ou au sommet de celui-ci, et en même temps au bord d’une immense « rotation », laquelle n’est autre que le courant des formes, l’écoulement « samsârique » des phénomènes, le panta rhei d’Héraclite. La science profane, en voulant percer à fond le mystère des contenants – l’espace, le temps, la matière, l’énergie – oublie celui des contenus : elle veut expliquer les propriétés quintessentielles de notre corps et le fonctionnement intime de notre âme, mais elle ignore ce qu’est l’intelligence et l’existence ; et par conséquent, elle ne peut pas ne pas ignorer – vu ses principes – ce qu’est l’homme. (Frithjof Schuon, Regards sur les Mondes Anciens) * * * Modern science, which is rationalist as to its subject and materialist as to its object, can describe our situation physically and approximately, but it can tell us nothing about our extra-spatial situation in the total and real Universe. Astronomers know more or less where we are in space, in what relative “place”, in which of the peripheral arms of the Milky Way, and they may perhaps know where the Milky Way is situated among the other assemblages of stardust; but they do not know where we are in existential “space”, namely, in a state of hardness and at the center or summit thereof, and that we are simultaneously on the edge of an immense “rotation”, which is not other than the current of forms, the “samsaric” flow of phenomena, the panta rhei of Heraclitus. Profane science, in seeking to pierce to its depth the mystery of the things that contain — space, time, matter, energy — forget the mystery of the things that are contained: it tries to explain the quintessential properties of our bodies and the intimate functioning of our souls, but it does not know what intelligence and existence are; consequently, given what its “principles” are, it cannot be otherwise than ignorant of what man is. (Frithjof Schuon, Light on the Ancient Worlds) - Artículo*: Alberto Queiroz - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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La conspiración de la música moderna (IV) Extrañas muertes de músicos - Jorge Guerra - YouTube

La muerte rondó Laurel Canyon mientras las estrellas del rock permanecieron en aquel lugar. En torno a estas figuras de la música se sucedieron una serie de fallecimientos demasiado sospechosos - Artículo*: Jorge Guerra - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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René Guénon Autorità spirituale e Potere temporale IV - Natura rispettiva dei Brâhmani e degli Ksatriya

René GuénonAutorità spirituale e Potere temporaleIV - Natura rispettiva dei Brâhmani e degli KsatriyaSaggezza e forza sono gli attributi rispettivi dei Brâhmani e degli Ksatriya, o, se si preferisce, dell’autorità spirituale e del potere temporale; e vale la pena di notare che presso gli antichi Egizi il simbolo della Sfinge, in uno dei suoi significati, riuniva i due attributi visti secondo i loro rapporti normali.Si può, infatti, considerare la testa umana come raffigurazione della saggezza, e il corpo di leone, della forza; la testa è l’autorità spirituale che dirige, il corpo è il potere temporale che agisce. È da sottolineare inoltre che la Sfinge è raffigurata sempre in riposo, poiché il potere temporale è inteso qui nel suo stato «non agente», all’interno del suo principio spirituale nel quale è contenuto «eminentemente», quindi soltanto come possibilità d’azione, o, meglio, nel principio divino che unifica spirituale e temporale in quanto esso è al di là dalla loro distinzione e costituisce la fonte comune dalla quale entrambi procedono, il primo direttamente, il secondo indirettamente e per il tramite del primo. In un’altra tradizione ritroviamo un simbolo verbale che, per la sua costituzione geroglifica, è un esatto equivalente del precedente: si tratta del nome dei Druidi, il quale è letto druvid, dove il primo radicale ha per significato la forza, il secondo la saggezza[1]; la riunione di questi due attributi in un solo nome, così come quella dei due elementi della Sfinge in un unico essere, oltre a indicare che la regalità è implicitamente contenuta nel sacerdozio, è senza dubbio un ricordo della lontana epoca in cui i due poteri erano ancora uniti, in uno stato di primordiale indistinzione, all’interno del loro principio comune e supremo[2].Al principio supremo dei due poteri abbiamo già dedicato uno studio particolare; indicavamo allora come esso, da visibile che era inizialmente, sia diventato invisibile e nascosto, ritirandosi dal «mondo esteriore» a mano a mano che questo si allontanava dal suo stato primordiale, fatto che doveva condurre necessariamente alla divisione apparente dei due poteri. Mostravamo anche come tale principio si ritrovi, designato da nomi e simboli diversi, in tutte le tradizioni, e come appaia in particolare nella tradizione giudaico-cristiana nelle figure di Melchisedek e dei Re Magi. Ricorderemo solamente ancora che nel cristianesimo il riconoscimento del principio unico persiste tuttora, per lo meno in teoria, e si afferma nella considerazione delle due funzioni, sacerdotale e regale, come inscindibili l’una dall’altra nella persona stessa di Cristo.D’altronde, secondo una certa prospettiva, le due funzioni, ricondotte così al loro principio, possono in qualche modo essere considerate come complementari; e per quanto la seconda abbia il suo immediato principio nella prima, tra di esse esiste una specie di correlazione, pur nella loro distinzione. In altre parole, dal momento che il sacerdozio non comporta in modo abituale l’esercizio effettivo della regalità, occorre che i rappresentanti rispettivi del sacerdozio e della regalità traggano il loro potere da una fonte comune, la quale è «di là dalle caste»; la differenza gerarchica che esiste tra di essi consiste nel fatto che il sacerdozio riceve il proprio potere direttamente da questa fonte, con la quale è, per sua natura, in contatto immediato, mentre la regalità, in virtù del carattere più esteriore e più propriamente terrestre della sua funzione, non può ricevere il proprio se non attraverso il tramite del sacerdozio. Quest’ultimo, in effetti, svolge realmente una parte di «mediatore» tra il Cielo e la Terra; del resto, non è senza motivo che la pienezza del sacerdozio ricevette nelle tradizioni occidentali il nome simbolico di «pontificato», perché, come dice san Bernardo, «il Pontefice, com’è indicato nell’etimologia del suo nome, è una specie di ponte tra Dio e l’uomo»[3]. Perciò, se si vuole risalire all’origine prima dei due poteri sacerdotale e regale, bisogna cercarla nel «mondo celeste»; ciò può essere inteso, d’altronde, simbolicamente e realmente[4]; ma questo problema è uno di quelli il cui sviluppo esorbiterebbe dalle proporzioni del presente studio; e se l’abbiamo toccato, tracciandone una breve prospettiva, è perché in seguito non potremo fare a meno di riferirci qualche volta alla fonte comune dei due poteri.Ritornando al punto di partenza della nostra digressione, è evidente che gli attributi di saggezza e di forza si riferiscono rispettivamente alla conoscenza e all’azione; d’altra parte, in India, e in connessione con lo stesso punto di vista, è detto che il Brâhmano è il prototipo degli esseri stabili, e lo Ksatriya il prototipo degli esseri mutevoli[5]; in altri termini, nell’ordinamento sociale, il quale è del resto in corrispondenza perfetta con l’ordine cosmico, il primo rappresenta l’elemento immutabile, il secondo l’elemento mobile. Anche qui, l’immutabilità è quella della conoscenza, raffigurata in modo sensibile dalla postura immobile dell’uomo in meditazione; la mobilità, dal canto suo, è connaturata all’azione in virtù del carattere transitorio e momentaneo di essa.Inoltre, la natura del Brâhmanoe quella dello Ksatriya si distinguono in modo fondamentale a causa della predominanza di un guna diverso; come abbiamo spiegato in un’altra occasione[6], la dottrina indù postula tre guna, o qualità costitutive degli esseri in tutti i loro stati di manifestazione: sattwa, o conformità all’essenza pura dell’Essere universale, identificabile con la luce intelligibile ovvero con la conoscenza, e rappresentata come una tendenza ascendente; rajas, l’impulso espansivo, sotto la spinta del quale l’essere si sviluppa in un certo stato e, in qualche modo, a un determinato livello dell’esistenza; e infine tamas, l’oscurità, intesa simile all’ignoranza, rappresentata quale una tendenza discendente.I guna sono in equilibrio perfetto nell’indifferenziazione primordiale, e ogni manifestazione rappresenta una rottura di questo equilibrio; questi tre elementi sono in ogni essere, ma in proporzioni diverse, le quali determinano le tendenze rispettive di essi. Nella natura del Brâhmanopredomina sattwa, orientandolo verso gli stati sovraumani; in quello dello Ksatriyapredomina rajas, e lo fa tendere alla realizzazione delle possibilità comprese nello stato umano[7]. Alla predominanza di sattwa corrisponde la predominanza dell’intellettualità; alla predominanza di rajas corrisponde la predominanza di ciò che, in difetto di un termine più adatto, possiamo chiamare la sentimentalità; ed ecco un’altra giustificazione di quanto dicevamo in precedenza, che lo Ksatriya, cioè, non è adatto per la conoscenza pura: la via che gli conviene è quella che si potrebbe chiamare «della devozione», se ci è permesso servirci di un simile termine per rendere, in modo però alquanto imperfetto, la parola sanscrita bhakti, la quale è la via che assume come punto di partenza un elemento di carattere emotivo; benché tale via si incontri anche al di fuori delle forme propriamente religiose, tuttavia il ruolo dell’elemento emotivo in nessun’altra forma è così sviluppato come in queste, in cui colora per di più l’intera dottrina di una sfumatura particolare.L’ultima constatazione permette di capire la vera ragione d’essere delle forme religiose: esse si adattano in modo particolare alle razze le cui attitudini sono generalmente indirizzate all’azione, alle razze che, considerate collettivamente, contengono una preponderanza dell’elemento «rajasico», il quale caratterizza la natura degli Ksatriya. Tale è il caso del mondo occidentale; per questa ragione, come abbiamo segnalato in un altro studio[8], in India si dice che se l’Occidente ritornasse a uno stato normale e ripossedesse un’organizzazione sociale regolare, in essa si ritroverebbero molti Ksatriya, ma pochi Brâhmani; questo inoltre è il motivo per cui la religione, concepita nel suo senso più rigoroso, è cosa propriamente occidentale. Infine, è ancora questo che spiega come in Occidente sembri non esistere un’autorità spirituale pura, o per lo meno un’autorità spirituale pura affermantesi esteriormente come tale, con le caratteristiche da noi precisate in precedenza.L’adattamento religioso, così come la costituzione di qualsiasi altra forma tradizionale, è a ogni modo compito di una vera autorità spirituale, nel senso più completo dell’espressione; questa autorità, che assume all’esterno apparenze religiose, può tuttavia mantenersi contemporaneamente diversa nel suo interno, finché nel suo ambito siano presenti veri Brâhmani; e con questo termine intendiamo un’éliteintellettuale che conservi la coscienza di quanto è di là da tutte le forme particolari, cioè dell’essenza profonda della tradizione. Per un’élite di tal genere, la forma può avere soltanto una funzione di «supporto», e fornire inoltre un mezzo per far partecipare alla tradizione quanti non hanno accesso alla intellettualità pura; ma questi ultimi non vedono ovviamente nulla di là dalla forma, giacché le loro possibilità individuali non permettono loro di andare più lontano; perciò l’autorità spirituale non è tenuta a mostrarsi a essi se non sotto l’aspetto che corrisponde alla loro natura[9], anche se il suo insegnamento, compreso quello esteriore, sarà sempre ispirato dallo spirito della dottrina superiore[10]. Ma può accadere che, dopo aver realizzato l’adattamento, coloro che sono i depositari di questa forma tradizionale vi si trovino in seguito rinchiusi, avendo perduto la coscienza effettiva di quanto è di là da essa; ciò può essere dovuto a circostanze diverse, e soprattutto alla «confusione delle caste», per cui può avvenire che fra di essi si ritrovino uomini che in realtà sono per la maggior parte Ksatriya; è facile capire, da quanto abbiamo detto, come questa situazione sia possibile soprattutto in Occidente, tanto più che la forma religiosa può facilitare il fenomeno in modo particolare. In effetti, la combinazione di elementi intellettuali e sentimentali che caratterizza tale forma dà origine a una specie di campo misto, nel quale la conoscenza è considerata molto meno di per se stessa che non in quanto applicabile all’azione; se la distinzione tra l’«iniziazione sacerdotale» e l’«iniziazione regale» non è mantenuta in modo netto e rigorosissimo, si crea allora un territorio intermedio nel quale possono prodursi tutte le confusioni immaginabili, per non parlare di taluni conflitti che non sarebbero neppure concepibili se il potere temporale avesse di fronte un’autorità spirituale pura[11].Non è nostro compito, in questa sede, ricercare a quale fra le due possibilità che abbiamo or ora indicato corrisponda attualmente lo stato religioso del mondo occidentale; ed è facile comprendere il motivo del nostro atteggiamento: un’autorità religiosa non può rivestire le apparenze di quella che noi chiamiamo un’autorità spirituale pura, anche se ne possiede interiormente la realtà; vi è stato un tempo in cui essa possedeva certamente questa realtà; ma la conserva ancora effettivamente?[12] È molto difficile dirlo, perché, quando la vera intellettualità è completamente perduta, come nell’epoca moderna, è naturale che la parte superiore e «interiore» della tradizione diventi sempre più nascosta e inaccessibile: coloro, infatti, che possono comprenderla sono ormai soltanto un’infima minoranza; fino a prova contraria, noi siamo disposti ad ammettere che le cose stiano in questo modo e che la coscienza della tradizione integrale, con tutto ciò che essa comporta, persista ancora in alcune persone, per quanto poco numerose possano essere. Del resto, anche se questa coscienza fosse completamente scomparsa, qualsiasi forma tradizionale costituita in modo regolare manterrebbe sempre, per mezzo della conservazione della «lettera», al riparo da ogni alterazione, la possibilità della propria restaurazione, la quale si potrà realizzare se un giorno, fra i rappresentanti della forma tradizionale in questione, si incontreranno uomini con le attitudini intellettuali richieste.A ogni buon conto, quand’anche noi avessimo, in qualunque modo, dati più precisi al riguardo, non dovremmo esporli pubblicamente, a meno che non ne fossimo obbligati da circostanze del tutto eccezionali; ed ecco il motivo: un’autorità che sia soltanto religiosa è tuttavia ancora, anche nel caso più sfavorevole, un’autorità spirituale relativa; vogliamo dire che essa, pur non essendo un’autorità spirituale pienamente effettiva, ne possiede tuttavia la virtualità che le deriva dalla sua origine, per cui è sempre in grado di esercitarne le funzioni all’esterno[13]; è dunque legittimo che essa adempia queste funzioni nei confronti del potere temporale, e deve essere veramente considerata tale nel suoi rapporti con quest’ultimo. Coloro che avranno capito il nostro punto di vista potranno rendersi conto senza difficoltà che in caso di conflitto tra una qualsiasi autorità spirituale, anche relativa, e un potere temporale, noi dobbiamo sempre schierarci, in linea di principio, a fianco dell’autorità spirituale; diciamo in linea di principio, perché sia chiaro che non abbiamo la minima intenzione di intervenire attivamente in simili conflitti né, soprattutto, avere una qualunque parte nelle diatribe del mondo occidentale, non essendo assolutamente questa la nostra funzione.Negli esempi che esamineremo in seguito non faremo perciò nessuna distinzione tra quelli in cui è presente un’autorità spirituale pura e quelli in cui può trattarsi soltanto di un’autorità spirituale relativa; in ognuno di questi casi considereremo come autorità spirituale quella che ne svolge socialmente la funzione; e d’altronde le rassomiglianze evidenti che tutti questi casi presentano, per quanto lontani possano essere storicamente gli uni dagli altri, giustificheranno in modo sufficiente tale assimilazione. Dovremmo distinguere soltanto se si ponesse il problema del possesso effettivo dell’intellettualità pura, problema che non ha rilevanza in questa occasione; analogamente, per quel che concerne un’autorità legata esclusivamente a una determinata forma tradizionale, non dovremmo preoccuparci di delimitare esattamente i suoi confini, se così possiamo esprimerci, se non nei casi in cui essa pretendesse di oltrepassarli, e questi casi non sono fra quelli che noi esamineremo adesso.A tale proposito, ricorderemo quanto dicevamo precedentemente: ciò che è superiore contiene in modo «eminente» ciò che è inferiore; colui che è competente entro certi limiti, che definiscono la sua sfera propria, lo è anche a fortiori nei confronti di tutto quanto si trova di qua da questi limiti, mentre non lo è più nei confronti di quel che si trova di là da essi; se questa regola, semplicissima, almeno per coloro che posseggono una nozione corretta della gerarchia, fosse osservata e applicata come si conviene, nessuna confusione di sfere e nessun errore di «giurisdizione», per usare questo speciale linguaggio, potrebbe mai verificarsi. Qualcuno vedrà indubbiamente, nelle distinzioni e nelle riserve che abbiamo testé formulato, soltanto precauzioni di un’utilità alquanto contestabile, qualcun altro sarà tentato di attribuire loro, al massimo, un valore puramente teorico; noi pensiamo invece che ci saranno altri ancora in grado di comprendere che in realtà esse sono una cosa molto diversa, e invitiamo questi ultimi a riflettervi con un’attenzione particolare. [1] Il termine ha d’altronde un duplice significato, il quale si riferisce a un altro simbolismo ancora: dru, o deru, come in latino robur, designa tanto la forza quanto la quercia (in greco δρυς); d’altra parte, vid è, come in sanscrito, la saggezza o la conoscenza, identificata alla visione, ma è anche il vischio; così, dru-vid è il vischio della quercia, il quale era in effetti uno dei principali simboli del druidismo, ed è nello stesso tempo l’uomo nel quale risiede la saggezza che si appoggia alla forza. Inoltre, il radicale dru, come è possibile osservare nelle forme sanscrite equivalenti dhru e dhri, comporta anche l’idea di stabilità, che è d’altronde uno dei significati del simbolo dell’albero in generale e della quercia in particolare; tale significato di stabilità corrisponde in questo caso esattamente all’atteggiamento della Sfinge in riposo.[2] Il Re del Mondo.[3] Tractatus de moribus et officio episcoporum, III, 9. A questo proposito, e in connessione con quanto abbiamo già indicato trattando della Sfinge, conviene osservare che essa rappresenta Harmakhis, o Hormakhuti, il «Signore dei due orizzonti», cioè il principio che unisce i due mondi sensibile e sovrasensibile, terrestre e celeste; questa è una delle ragioni per cui, nei primi tempi del cristianesimo, fu considerata in Egitto un simbolo del Cristo. Un’altra ragione di questo fatto è che la Sfinge, al pari del Grifone di cui parla Dante, è l’«animale dalle due nature», e a questo titolo raffigura l’unione delle due nature, divina e umana, in Cristo; una terza ragione si può ancora trovare nell’aspetto sotto il quale essa simboleggia, come abbiamo detto, l’unione dei due poteri spirituale e temporale, sacerdotale e regale, nel loro principio supremo.[4] Si tratta della concezione tradizionale dei «tre mondi», da noi spiegata in altre occasioni a più riprese: secondo questa prospettiva la regalità corrisponde al «mondo terrestre», il sacerdozio al «mondo intermedio», e il loro principio comune al «mondo celeste»; ma è opportuno aggiungere che, da quando tale principio è diventato invisibile per gli uomini, il sacerdozio rappresenta anche esteriormente il «mondo celeste».[5]L’insieme di tutti gli esseri, ripartiti in tal modo in stabili e mutevoli, è denominato in sanscrito dal termine composto sthâvara-jangama; cosicché essi tutti, secondo la loro natura, sono principalmente in relazione o con il Brâhmano o con lo Ksatriya.[6] L’uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta, cap. IV.[7] Ai tre guna corrispondono altrettanti colori simbolici: il bianco è sattwa, il rosso è rajas, il nero è tamas; in virtù del rapporto da noi qui indicato, i primi due di questi colori simboleggiano altresì rispettivamente l’autorità spirituale e il potere temporale. Non è senza interesse osservare, a tal proposito, che l’«orifiamma» dei re di Francia era rossa; la sostituzione susseguente del rosso con il bianco come colore regale indica in qualche modo l’usurpazione di uno degli attributi dell’autorità spirituale.[8] La crisi del mondo moderno.[9] È detto simbolicamente che quando gli dei appaiono agli uomini, rivestono sempre forme che siano in relazione con la natura di coloro ai quali essi si manifestano.[10]Anche qui si tratta della distinzione, da noi già accennata in precedenza, tra «coloro che sanno» e «coloro che credono».[11]Dimenticata la conoscenza «suprema», non rimane che una conoscenza «non suprema»; e la causa non è più una rivolta degli Ksatriya come nel caso da noi esaminato in precedenza, ma una sorta di degenerazione intellettuale dell’elemento che corrisponde ai Brâhmani per funzione, se non per natura; in quest’ultimo caso la tradizione non è alterata come nel caso precedente, ma soltanto diminuita nella sua parte superiore; l’ultimo stadio di questa degenerazione è quello in cui non esiste più conoscenza effettiva, in cui la sola virtualità di tale conoscenza permane, grazie alla conservazione della «lettera», e in cui non si ritrova più, in tutti indistintamente, se non semplice fede. Occorre aggiungere che i due casi che stiamo separando teoricamente possono di fatto trovarsi commisti, o per lo meno prodursi in uno stesso ambiente in modo concorrente, condizionandosi per così dire l’un l’altro. Ma questo non ci interessa molto, perché su tal punto non abbiamo intenzione di fare applicazioni a fatti determinati.[12] La domanda corrisponde, sotto un’altra forma, a quella da noi già formulata trattando della «Chiesa docente» e della «Chiesa discente».[13]Bisogna osservare che coloro che adempiono in questo modo alla funzione esteriore dei Brâhmani, senza pur averne realmente le qualificazioni, non sono affatto usurpatori, come sarebbero degli Ksatriya ribelli che avessero usurpato il posto dei Brâhmani per instaurare una tradizione deviata; in effetti questo caso corrisponde solamente a una situazione dovuta alle condizioni sfavorevoli di un determinato ambiente, e assicura anzi la conservazione della dottrina nella misura compatibile con tali condizioni. Sarebbe sempre possibile applicare a questa situazione, anche nell’ipotesi meno favorevole, la parola del Vangelo: «Gli scribi e i farisei sono seduti sul trono di Mosè; osservate dunque, e fate tutto quel che vi dicono» (Mt. 23, 2-3). - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Lo que los INDENPENDENTISTAS no quieren que sepas: el COMPROMISO de CASPE

1412 Fecha de la unión voluntaria de Barcelona con Castilla Debemos conocer el Compromiso de Caspe para entender la gran mentira del independentismo catalán. Porque el discurso del "hecho diferencial", es decir, "siempre hemos sido independientes y diferentes del resto de España", evita este importante hecho histórico que deja claro que los catalanes hace 600 años, eligieron deliberadamente estar unidos a la familia del reino de Castilla: los TRASTAMARA. En 1412, habiendo fallecido el Rey de Aragón Martín Iº sin descendencia, los interesados se reunieron en Caspe (Zaragoza). Allí, el representante catalán desempató la votación, al dar su voto a favor de Fernando de Antequera, un Trastamara, es decir, el hermano del rey de Castilla, como heredero del reino de Aragón. En otras palabras, fue un catalán el que entregó el reino de Aragón a la dinastía castellana. Por eso Fernando e Isabel ya eran primos. La unión entre Castilla y Aragón (y el principado de Barcelona ya estaba dentro) se debe al voto del representante catalán en 1412. La unión política se haría más tarde, cuando Carlos V hereda los reinos de sus abuelos. Pero la unión dinástica entre Castilla y Aragón se debe al voto del representante catalán en 1412. Luego dicen que llevan toda la vida siendo "diferentes" !!! más de 600 años siendo parte de Aragón y, cuando hay otras alternativas, votan por un rey castellano. Este episodio es fundamental y contradice la versión oficial. Por eso los catalanes con el cerebro lavado desde 1978 no lo conocen, porque desmonta toda la mentira oficial del catalanismo. Por ese motivo, está totalmente ausente de los libros de falshistoria y de toda la palabrería oficialista de la Generalitat. ¿Y por qué un catalán eligió al castellano Trastamara como su rey ? Pues porque, como comerciantes, era mucho más interesante para el puerto de Barcelona tener buenas relaciones con el poderoso reino de Castilla para el comercio de la lana y demás bienes de consumo y de exportación. Eran inteligentes y sabían que era mejor para ellos estar unidos a la península que separados y enfrentados. De la misma manera ahora ¿qué es lo que ha frenado el independentismo? La policía? la retórica? no. LA FUGA DE EMPRESAS. Punto. En este programa de radio lo explican con mucha gracia y precisión. http://ift.tt/2yWMpTx Texto firmado por el representante de los catalanes en 1412: 'publicamos que los parlamentos nombrados y los súbditos y vasallos de la Corona de Aragón deben y están obligados a prestar fidelidad al ilustrísimo, excelentísimo y potentísimo príncipe y señor don Fernando, infante de Castilla, y que al mismo don Fernando deben y están obligados a tener y reconocer como su verdadero rey y señor' - Artículo*: no morir idiota - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El Juicio Final en el medievo

Una de las representaciones religiosas más recurrentes del medievo es la del Juicio Final, con una rica iconografía plagada de interesantes matices que bebe de distintas fuentes, siendo... Continuar leyendo... - Artículo*: Sira Gadea - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Non-dualité inclusive et exclusive - suite

Beaucoup de gens croient encore que la forme la plus pure et la plus radicale de non-dualisme est celle de Shankara, basée sur son interprétation des Oupanishads. Le non-dualisme de Shankara est traditionnellement appelé "non-dualité exclusive" (kevala-advaita) ou par abstraction, par exclusion de tout ce qui semble changer ; de sorte que le monde n'existe pas, selon Shankara. En effet, contrairement à ce que l'on entend souvent, il n'y a pas unité du monde et de la conscience dans cette vision. Quand Shankara affirme que "le monde est l'absolu", cela signifie pour lui que le monde n'existe pas, et que donc seul l'absolu est. On parvient donc à la réalisation de l'unité par exclusion du monde, de la dualité, de la vie, de la nature, du corps. Pour Shankara, dire que "tout est l'absolu" est comme dire que "le serpent est la corde" : il n'y a pas de conscience de l'unité du serpent et de la corde ; le serpent est la corde simplement au sens où le serpent n'existe pas. Il n'y a que la corde. De plus, la conscience de la corde exclut la conscience, ou l'apparence, du serpent. Ces deux expériences se contredisent. On ne peut percevoir les deux à la fois. Voir la corde, c'est détruire le serpent. Impossible, selon Shankara, de faire l'expérience du serpent comme la glorieuse manifestation de la corde. Dans sa tradition, on ne trouvera point de célébration du monde, de la nature, de la vie, du corps, de la femme... La réalisation de l'absolu est la mort de tout le reste. Pas de place pour un Autre, pour une relation quelconque. Donc pas d'amour non plus, pas de désir. L'absolu seulement (c'est le sens du qualificatif sanskrit kevala). En un sens, ce non-dualisme reste profondément dualiste. L'unité absolue exclu la dualité. La racine de ce dualisme se situe, à mon avis, dans l'idée que Shankara se fait du rapport entre les opposés. Shankara pensée à l'intérieur d'une logique du "ou bien... ou bien...". A de nombreuse reprises, lui et son disciple Sureshvara affirment que "la lumière et les ténèbres sont incompatibles". Ils n'envisagent pas la conscience ou l'absolu comme quelque chose qui pourrait tenir ensemble les contraires. Alors que dans d'autres doctrines non-dualistes (comme la Reconnaissance), on pense dans une logique du "à la fois X et non-X". Abhinava Goupta, par exemple, déclare à plusieurs reprises que le propre de la conscience est justement de pouvoir embrasser en elle-même les contraires, comme le feu et l'eau. Il ajoute que "même les enfants le savent". Du coups, en pratique, dans son incarnation, le non-dualisme de Shankara est très dualiste. Il prône l'abandon de la vie. Pas de femme. Ni d'homme, du reste. Mais plutôt des hommes. De la caste supérieure. L'élite. De plus, même la vie du moine solitaire "renonçant", mort au monde (il a laissé sa femme et ses enfants à leur sort) est perçue comme "un reste d'ignorance" (avidyâ-lesha). Au fond, pour Shankara, il n'y a pas vraiment de "délivrance en cette vie même" (jîvan-mukti). Comme le Yoga de Patanjali et le Sâmkhya, il prône une destruction du corps et de l'âme, une table rase totale, au profit d'un absolu impersonnel qui ne se distingue guère, en pratique, du néant de la mort tel qu'imaginé par le citoyen lambda. Or, ce rejet du monde et de la vie se retrouve jusque dans les non-dualismes contemporains, inspirés, consciemment ou non, par la philosophie de Shankara. Juste un exemple, parmi d'autres, une citation de Nisargadatta Mahârâja : "Pour un jnâni [= quelqu'un qui a réalisé l'absolu, un "éveillé"], quel profit d'aucune sorte à exister dans le monde ne serait-ce qu'une minute de plus ? La seule chose qui serait belle [nice] serait que le souffle vital parte tranquillement sans faire d'histoires..." (The Ultimate Medicine, p. 128) Youpi. Quelle joie débordante. On me répondra que si l'on renonce à fond, à tout et sans rien laisser, s'il n'y a plus de "moi" d'aucune sorte, alors le monde demeure présent à l'état pur, nu, dépouillé du filtre des concepts, et qu'il apparaît alors avec une clarté, une beauté, une luminosité, une netteté ineffable. C'est vrai. Quand le silence intérieur se fait, tout brille, d'une manière que seule l'art et la poésie peuvent évoquer. Le problème, c'est que la tradition de Shankara ne dit pas cela. Trouvez-moi chez Shankara (ou chez Nisargadatta) ces célébrations de la vie divine que l'on trouve chez Abhinava Goupta, chez un Râmakrishna ou même chez les mystiques chrétiens ou soufis... Pas facile, n'est-ce pas ? Pourquoi ? Parce que, malgré qu'ils affirment être "libre des concepts", ils sont de fait prisonniers de concepts qui les empêchent de vivre pleinement. Même si, au fond, ils vivent la même expérience, au sens où le divin s'offre pleinement à chacun, à chaque instant. Mais la reconnaître pleinement ou pas, cela a le pouvoir de transformer cette même expérience, comme un prince qui reconnaît soudain le visage de sa princesse dans une foule. Il y a donc une différence substantielle entre les non-dualités exclusive et inclusive. - Artículo*: noreply@blogger.com (Dubois David) - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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El origen del Halloween y su presencia en España - LA FORJA Y LA ESPADA

“Todavía es pronto para decir cuál será el recorrido cultural del Halloween en España; si será una moda pasajera o si se quedará como una fiesta más, mayormente vivida quizás en sus elementos más superficiales y espurios. Pero también es verdad que quizás lo que tengamos por delante, sea una sana oportunidad de reencontrarnos con… La entrada El origen del Halloween y su presencia en España aparece primero en LA FORJA Y LA ESPADA. - Artículo*: Gonzalo Rodríguez - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Energías Increadas (Vladimir Lossky)

Energías Increadas Vladimir Lossky La teología de la Iglesia de Oriente distingue, pues, en Dios: las tres hipóstasis, procesiones personales; la naturaleza o esencia; las energías, procesiones naturales, Las energías son inseparables de la naturaleza; la naturaleza es inseparable de las tres personas, Esto tiene gran importancia para la vida mística en la tradición oriental: 1º La doctrina de las energías inefablemente distintas de la naturaleza es el fundamento dogmático del carácter real de toda experiencia mística, Dios, inaccesible en su naturaleza, está pre- sente en sus energías «como en un espejo», permaneciendo invisi- ble en lo que él es; «así es como nuestro rostro se hace visible en el espejo, aunque permanece invisible para nosotros mismos», según la comparación de san Gregorio Palamas (38) Totalmente in- cognoscible en su esencia, Dios se revela, pues, totalmente en sus energías, que no dividen la naturaleza en dos partes, conocible e incognoscible, sino que señalan dos diferentes modos de la existencia divina, en la esencia y fuera de la esencia. 2.º) Esta doctrina da a entender cómo la Trinidad puede exis- tir en su esencia incomunicable y, al mismo tiempo, venir a habitar en nosotros, según la promesa de Cristo (Jn 14,23). No es una presencia causal, como la omnipresencia divina en la creación; no es, tampoco, la presencia según la esencia misma, incomunicable por definición; es un modo según el cual la Trinidad permanece en nosotros realmente por lo que de comunicable tiene, por las energías comunes a las tres hipóstasis, es decir por la gracia, pues así se llama a las energías deificantes que el Espíritu Santo nos comunica. Aquel que tiene al Espíritu que confiere el don tiene al mismo tiempo al Hijo, por medio del cual todo don nos es transmitido; tiene también al Padre, del cual proviene todo don perfecto. Al recibir el don, las energías deificantes, se recibe al mismo tiempo la habitación de la Santísima Trinidad, inseparable de sus energías naturales, presente en ellas de otro modo, pero tan realmente como en su naturaleza. 3.º) La distinción entre la esencia y las energías —funda- mental para la doctrina ortodoxa sobre la gracia — permite que conserve su sentido real la expresión de san Pedro: «partícipes de la naturaleza divina». La unión a la que estamos llamados no es ni hipostática como para la naturaleza humana de Cristo, ni subs- tancial como para las tres personas divinas: es la unión con Dios en sus energías o la unión por la gracia que nos hace participar en la naturaleza divina, sin que nuestra esencia se convierta por ello en la esencia de Dios. En la deificación se posee por la gracia, es decir en las energías divinas, todo lo que Dios tiene por na- turaleza, salvo la identidad de naturaleza nuc67Fi), según la enseñanza de san Máximo (39) Se permanece criatura, convirtiéndose simultáneamente en Dios por la gracia, como Cristo siguió siendo Dios al convertirse en hombre por la encar- nación. Las distinciones que la teología de la Iglesia de Oriente admite en Dios no van en contra de su actitud apofática con respecto a las realidades reveladas. Por el contrario, esas distinciones antinómicas son dictadas por el cuidado religioso en salvaguardar el misterio, expresando simultáneamente los datos de la Revelación en el dogma. Así, como hemos visto con el dogma de la Trinidad, la distinción entre las personas y la naturaleza revelaba una tendencia a repre- sentar a Dios como mónada y tríada a la vez, sin que la unidad de naturaleza prevalezca sobre la trinidad de las hipóstasis, sin que el misterio inicial de esta identidad-diversidad fuese eliminado o aminorado. Del mismo modo, la distinción entre la esencia y las energías se debe a la antinomia de lo incognoscible y lo conocible, de lo incomunicable y lo comunicable a la que se enfrenta el pen. samiento religioso y la experiencia de las cosas divinas. Estas dis- tinciones reales no introducen ninguna composición en el Ser divi- no, sino que señalan el misterio de Dios, absolutamente uno en cuanto a la naturaleza, absolutamente trino en cuanto a las personas, tinidad soberana e inaccesible, que vive en la profusión de la gloria que es su luz increada, su Reino eterno en el que han de entrar todos cuantos heredarán el estado deificado del siglo futuro. La teología occidental, que aun en el dogma de la Trinidad pone el acento en la esencia una, admite aún menos una distinción real entre la esencia y las energías. Pero, en cambio, establéce otras distinciones, ajenas a la teología oriental: entre la luz de la gloria, creada, la luz de la gracia, igualmente creada, así como entre otros elementos del «orden sobrenatural» tales como los do- nes, las virtudes infusas, la gracia habitual actual. La tradición oriental ignora un orden sobrenatural entre Dios y el mundo creado que se añada a este último como una nueva creación. No conoce aquí otra distinción o, mejor dicho, división que la de lo creado y lo increado. Lo sobrenatural creado no existe para ella. Lo que la teología occidental designa con el nombre de sobrenatural sig- nifica para el Oriente lo increado, las energías divinas inefablemente distintas de la esencia de Dios. La diferencia consiste en el hecho de que la concepción occidental de la gracia implica la idea de causalidad, presentándose la gracia como un efecto de la causa divina, lo mismo que en el acto de la creación; mientras que para la teología oriental es una procesión natural, las energías, la irra- diación eterna de la esencia divina. Sólo en la creación actúa Dios en cuanto causa, produciendo un nuevo sujeto llamado a participar en la plenitud divina, conservándolo, salvándolo, concediéndole la gracia, guiándolo a su fin último, En las energías él es, existe, se manifiesta eternamente. Es un modo de ser divino al que accedemos al recibir la gracia. Es, también, en el mundo creado y perecedero, la presencia de la Luz increada y eterna, la omnipresencia real de Dios en todo, que es más que su presencia causal; «la luz brilla en las tinieblas y las tinieblas no la han recibido» (Jn 1,5). Las energías divinas están en todo y fuera de todo. Hay que elevarse por encima del ser creado, dejar todo contacto con las criaturas, para alcanzar la unión con «el rayo de la divinidad», según la frase de Dionisio Areopagita. Y, sin embargo, esos rayos divinos penetran el universo creado, son la causa de su existencia. «La luz estaba en el mundo y el mundo fue hecho por ella y el mundo no la ha conocido» (Jn 1,10). Dios creó todo por sus ener- gías. El acto de la creación establece una relación de las energías divinas con lo que no es Dios. Es una limitación una determinación de la irradiación infinita y eterna de Dios lo que se convierte en la causa del ser finito contingente. Porque las ener- gías no producen el mundo creado por el hecho mismo de que existen, por el hecho de que son las procesiones naturales de la esencia. De otro modo, o bien el mundo sería infinito y eterno como Dios o bien las energías no serían más que manifestaciones limitadas y temporales de Dios. Así pues, las energías divinas en sí mismas no son relaciones de Dios con el ser creado, pero entran en relación con lo que no es Dios, traen el mundo a la existencia, por la voluntad de Dios. Ahora bien, según san Máximo, la voluntad es siempre una relación activa con otro distinto de uno mismo, con algo exterior al sujeto actuante. Esta voluntad ha creado todo por las energías a fin de que el ser creado acceda libremente a la unión con Dios en las mismas energías. Porque, dice san Máximo, «Dios nos ha creado para que nos hagamos partícipes de la naturaleza divina, para que entremos en la eternidad, para que aparezcamos semejantes a él, siendo deificados por la gracia, que produce todos los seres existentes y trae a la existencia a todo lo que no existía» (40) Notas 38 Sermón sobre la presentación de la Santísima Virgen en el Templo. Ed sophocles, Atenas 1981 pp. 176-177 39 De ambiguis. P.G. t.91 col. 1308B 40 Epist. 43 Ad Joannem cubicularium P.G. t.91, col 640BC - Artículo*: Zurraquín - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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España es culpable (Arturo Pérez Reverte)

España es culpableArturo Pérez ReverteCuando miro atrás sobre cómo hemos llegado a esto, a que una democracia de cuarenta años en uno de los países con más larga historia en Europa se vea en la que nos vemos, me llevan los diablos con la podredumbre moral de una clase política capaz de prevaricar de todo, de demolerlo todo con tal de mantenerse en el poder aunque sea con respiración asistida. De esa panda de charlatanes, fanáticos, catetos y a veces ladrones —con corbata o sin ella—, dueña de una España estupefacta, clientelar o cómplice. De una feria de picaros y cortabolsas que las nuevas formaciones políticas no regeneran, sino alientan.El disparate catalán tiene como autor principal a esa clase dirigente catalana de toda la vida, alta burguesía cuya arrogante ansia de lucro e impunidad abrieron, de tanto forzarla, la caja de los truenos. Pero no están solos.Por la tapa se coló el interés de los empresarios calladitos y cómplices, así como esa demagogia estólida, facilona, oportunista, encarnada por los Rufiancitos de turno, aliada para la ocasión con el fanatismo más analfabeto, intransigente, agresivo e incontrolable. Y en esa pinza siniestra, en ese ambiente de chantaje social facilitado por la dejación que el Estado español ha hecho de sus obligaciones —cualquier acto de legítima autoridad democrática se considera ya un acto fascista—, crece y se educa desde hace años la sociedad joven de Cataluña, con efectos dramáticos en la actualidad y devastadores, irreversibles, a corto y medio plazo. En esa fábrica de desprecio, cuando no de odio visceral, a todo cuanto se relaciona con la palabra España.Pero ojo. Si esas responsabilidades corresponden a la sociedad catalana, el resto de España es tan culpable como ella. Lo fueron quienes, aun conscientes de dónde estaban los más peligrosos cánceres históricos españoles, trocearon en diecisiete porciones competencias fundamentales como educación y fuerzas de seguridad. Lo es esa izquierda que permitió que la bandera y la palabra España pareciesen propiedad exclusiva de la derecha, y lo es la derecha que no vaciló en arropar con tales símbolos sus turbios negocios. Lo son los presidentes desde González a Rajoy, sin excepción, que durante tres décadas permitieron que el nacionalismo despreciara, primero, e insultara, luego, los símbolos del Estado, convirtiendo en apestados a quienes con toda legitimidad los defendían por creer en ellos. Son culpables los ministros de Educación y los políticos que permitieron la contumaz falsedad en los libros de texto que forman generaciones para el futuro. Es responsable la Real Academia Española, que para no meterse en problemas negó siempre su amparo a los profesores, empresarios y padres de familia que acudían a ella denunciando chantajes lingüísticos. Es responsable un país que permite a una horda miserable silbar su himno nacional y a su rey. Son responsables los periodistas y tertulianos que ahora despiertan indignados tras guardar prudente cautela durante décadas, mientras a sus compañeros que pronosticaban lo que iba a ocurrir —no era preciso ser futurólogo— los llamaban exagerados y alarmistas.Porque no les quepa duda: culpables somos ustedes y yo, que ahora exigimos sentido común a una sociedad civil catalana a la que dejamos indefensa en manos de manipuladores, sinvergüenzas y delincuentes. Una sociedad que, en buena parte, no ha tenido otra que agachar la cabeza y permitir que sus hijos se mimeticen con el paisaje para sobrevivir. Unos españoles desvalidos a quienes ahora exigimos, desde lejos, la heroicidad de que se mantengan firmes, cuando hemos permitido que los aplasten y silencien. Por eso, pase lo que pase en octubre, el daño es irreparable y el mal es colectivo, pues todos somos culpables. Por estúpidos. Por indiferentes, por cobardes. - Artículo*: Zurraquín - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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