Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

miércoles, 30 de noviembre de 2016

Pietro Mancuso, Ramana Maharshi. Un saggio dell’età dell’oro - V - Virupaksha

Pietro Mancuso Ramana Maharshi. Un saggio dell’età dell’oro Virupaksha Ramana nel 1900 si trasferì sui pendii di Arunachala. La grotta però in cui risiedeva per la maggior parte del tempo era quella di Virupaksha così detta perché ospita un sacrario al santo Virupaksha Deva vissuto nel tredicesimo secolo e lì inumato. La grotta di Virupaksha non è adatta a viverci d’estate a causa del gran caldo e quindi Ramana ci stava per circa otto mesi l’anno e nelle stagioni più calde si spostava in grotte come la Satguru Svami, o in santuari come Guru Namashivaya e soprattutto un posto chiamato la Grotta dell’albero di mango. Si spostò da Virupaksha a Pachaiamman Koil per sei mesi nel 1905 durante la peste che imperverso nella regione e rese Tiruvvanamalai deserta al punto che le bestie feroci, tigri e leopardi, ripresero per un po’ a vagare per il luoghi un tempo affollati di gente. Il fedele Palaniswami lo seguì e continuò a prendersi cura di lui. Da Virupaksha si sposto solo nel 1916. A questo periodo risale la foto più antica che abbiamo di Ramana. In questa foto, che ritrae un Ramana ventenne, si vede un giovanotto minuto e dai capelli corti. Erano passati solo quattro, cinque anni, dal suo arrivo adTiruvannamalai. La foto fu scattata da un fotografo che era discepolo di Kumbakonam Mauna Svami che aveva sentito parlare di lui. Il fotografo venne per ordine del governo a Tiruvannamalai, dove non c’erano suoi colleghi, per fare delle foto ad alcuni prigionieri e approfittando dell’occasione fece una visita al giovanissimo asceta e lo fotografò. Proprio agli inizi del suo insediarsi nella grotta di Virupaksha risalgono gli unici suoi due componimenti in prosa « La ricerca del sé» e «chi sono?». Nessuno di questi scritti però è stato scritto direttamente da Ramana. La « La ricerca del sé» si deve a Gambhiram Sheshayya un sovrintendente municipale che era devoto del dio Rama. Sheshayya poneva delle domande e Ramana rispondeva su dei pezzetti di carta che il sovrintendente portava con sé. «Lo scopo di tutte le scritture è questa indagine sul sé. In esse si dichiara che la Liberazione sta nell’annientamento del senso dell’Ego. Come si può dunque rimanere indifferenti a questo insegnamento? Può il corpo, che è in senziente come un pezzo di legno, splendere e funzionare come “io”? No. Perciò si accantoni questo corpo in senziente come se fosse veramente un cadavere. Non si borbotti «Io», ma si cerchi dentro con slancio che cos’è che ora splende dentro il cuore come “io”. Sotto l’incessante flusso dei più svariati pensieri sorge la continua ininterrotta consapevolezza, silenziosa e spontanea, come “io dell’io” nel Cuore. Se si afferra e si rimane calmi, annienterà completamente il senso dell’«io» nel corpo e scomparirà come fuoco di canfora bruciata. Saggi e scritture proclamano che questa è liberazione (pagg. 18-19, Opere-La ricerca del sé Astrolabio)». La «ricerca del sé» pur nella sua brevità e per le circostanze particolari in cui nacque un tutto compiuto, espone un sentiero diretto verso la liberazione che collima con quello del jnana e asparsa yoga di Shankara e Gaudpada, i codificatori del Vedanta advaita. In essa Ramana descrive con piena maturità spirituale, a dispetto della sua età biologica, la costituzione dell’ente uomo secondo la dottrina vedanta, pur se utilizza una originale analogia in cui il Sé vien visto essere la sacra Lucerna che arde imperitura nel tempio psicofisico. Dà anche una sintesi di cosmologia e ontologia e infine descrive anche i mezzi indiretti di realizzazione quali l’astanga yoga. «Il Sé è autorifulgente. Non si deve dargli un’immagine mentale. Il pensiero che lo immagina è esso stesso schiavitù, perché il sé è la fulgidezza che trascende l’oscurità e la luce; non si dovrebbe pensare al Sé con la mente. Tale immagine finirà in schiavitù, mentre il Sé splende spontaneamente come l’Assoluto … Poiché l’ego nella forma di pensiero dell’«io» è la radice dell’albero dell’illusione, la sua distruzione abbatte l’illusione, come un albero è abbattuto dal taglio delle radici. Solo questo facile metodo di annientamento dell’ego è degno di essere chiamato bakti (devozione), Jnana (Conoscenza), Yoga (unione), o Dhyana (meditazione) (idem)». Poco dopo fra il 1901 e il 1902 un altro devoto Sivaprakasam Pillai pose altre domande incentrate sulla realizzazione della propria natura essenziale: “Chi sono Io?”, “come posso realizzare chi in realtà sono?”. Ramana era ancora nella fase in cui parlava con estrema parsimonia, tanté che i discepoli pensavano che avesse fatto voto di silenzio (muni). Ramana raccontò anni dopo che il suo silenzio non era una scelta volontaria ma una sua interiore vocazione, non parlava perché non sentiva la necessità di farlo. Ramana rispondeva al solito con il mezzo che lui riteneva più diretto il silenzio, il Silenzio viendetto sul piano del manifesto è il simbolo più alto del Sé, quando ciò non bastava rispondeva a Sivaprakasam Pillai scrivendo con il dito sul terreno. A un’altra domanda se c’era bisogno cancellava quanto aveva scritto con il palmo della mano e scriveva la risposta. Pillai tornato a casa prese l’abitudine di segnare quello che si ricordava delle domande e delle risposte. Venti anni dopo pubblicò una piccola biografia di Ramana e pose come appendice le domande e le risposte, in tutto circa tredici. I devoti di Ramana apprezzarono moltissimo questa piccola appendice. L’appendice venne poi pubblicata dal Ramanashramam e via via con le successive edizioni si arrivò a una trentina di domande e risposte. Nel 1920 Lo stesso Bhagavan Ramana riscrisse il tutto in forma di piccolo trattato elaborando alcune risposte e eliminandone altre. Il risultato finale di questo singolare dialogo realizzativi che si svolse venti anni prima nei pressi della grotta di Virupaksha scrivendo con il dito sul suolo del sacro Monte di Aruna.è il “chi sono Io”. «Ogni essere vivente desidera di essere sempre felice, incontaminato dal dolore; e tutti hanno il più grande amore per sé stessi. Il che è solamente dovuto al fatto che la felicità è la loro vera natura. Quindi, per realizzare quella inerente e incontaminata felicità, che in realtà sperimentiamo ogni giorno quando la mente è sottomessa nel sonno profondo, è essenziale che conoscano se stessi. Per ottenere tale conoscenza,il mezzo migliore è la domanda “chi sono?” ? nella ricerca del Sé. “CHI SONO?”, Io non sono questo corpo fisico, né sono i cinque organi della percezione sensoriale; io non sono i cinque organi dell’attività esterna, né le cinque forze vitali, e neppure sono la mente pensante. Né sono quell’inconscio stato di nescienza che conserva semplicemente le sottili vasana (potenzialità latenti della mente), pur essendo libero dall’attività funzionale degli organi sensoriali e della mente, e inconsapevole dell’esistenza degli oggetti della percezione sensoriale. Perciò, respingendo in blocco tutti i succitati complementi fisici e le loro funzioni, dicendo: “Io non sono questo; no, non sono né questo né quello”, ciò che allora rimane separato e da solo, quella pura Consapevolezza è ciò che io sono. Questa consapevolezza è per sua stessa natura Sat-Chit-Ananda (Esistenza-CoscienzaBeatitudine) (p. 39 Ramana Maharshi Opere – Chi sono)». Ramana quindi insegnava il sentiero della discriminazione fra ciò che è Reale e ciò che è perituro perfettamente collimante con il sentiero del vedantico neti, neti (non è questo, non è neanche quest’altro). Ramana dà anche una via estremamente pratica. Dice che la mente non è altro che l’insieme dei pensieri e che la radice di tutti questi pensieri, il primo pensiero è quello dell’«io». Ecco che dissolto questo primo pensiero, il resta solo il Sé che brilla incontaminato. «Anche quando pensieri estranei spuntano durante tale investigazione, non cercate di completare il pensiero che sorge, ma invece investigatevi a fondo dentro: “A chi si è presentato questo pensiero?. Non importa quanti pensieri vi si presenteranno, se investigherete con vigile attenzione, appena ogni singolo pensiero sorge, a chi si sia presentato, scoprirete che si è presentato a “me“. Se poi vi domandate : “Chi sono?“, la mente si introverse e anche il pensiero sorgente si placa. In questa maniera, se perseverate sempre più nella pratica della ricerca del Sé, la mente acquista crescente forza e facoltà di permanere nella propria Sorgente (p. 40 Ramana Maharshi Opere – Chi sono)». La pratica del «Chi sono?» non rinnega però gli usuali mezzi dello yoga. La semplicità della ricerca del Sé proposta da Ramana che si inserisce nella Tradizione del Vedanta advaita non è adatta ai più e quindi gli altri mezzi non sono sconsigliati. Ramana traccia però la differenza fra il sentiero diretto del «Chi sono?» e gli altri mezzi dicendo: « Per Placare la mente non c’è altro mezzo più efficace e adeguato della ricerca del Sé. Anche se la mente si placa con altri mezzi, è così soltanto apparentemente; essa sorgerà di nuovo (p. 41 Ramana Maharshi Opere – Chi sono » Nel 1095 Ramana per sei mesi risiedette a Pachaiamman Koil allo scoppiare della epidemia di peste ritornò sui fianchi della montagna. Ramana era estremamenteparco quando si trattava delle esigenze del suo corpo raccontò in una occasione: «Quando ero a Pachaiamman Koil avevo un piccolo asciugamano stracciato e lacero, quasi uno straccio, con i fili che fuoriuscivano dappertutto. […] Non la svolgevo mai in pubblico: la tenevo arrotolata come una palla e la usavo per asciugarmi il corpo, le mani o la bocca, a seconda dei casi. La lavavo e l’asciugavo in un luogo tra due rocce, luogo che non fu mai visitato da alcuno di quelli che erano con me. Anche il mio perizoma era ridotto ad uno straccio. Quando la parte esterna era logora, lo rivoltavo dentro e fuori. Quando andavo nella foresta lo rammendavo di nascosto con un suo stesso filo, e con una spina del pero spinoso per ago. Così nessuno seppe mai o sospettò lo stato sciagurato del mio asciugamano e del mio perizoma. Un giorno però uno di quelli che erano con me, andò di giorno al luogo dove li facevo asciugare e per caso scoprì lo stato dei miei vestiti. Tutti allora si scusarono per aver permesso tale stato di cose, dicendo di aver commesso un sacrilegio inescusabile (l’apachara) e così via. Essi avevano con loro, in quantità, interi pezzi di stoffa, molti asciugamani, ecc. e me li offrirono perché li usassi. Non sapevano come era malridotto e lacero il mio asciugamano e il mio perizoma, altrimenti me li avrebbero sostituiti da tempo con altri dei loro (Muliadar Day by Day)». Nella grotta di Virupaksha il 18 novembre del 1907 ci fu l’incontro fra Venkataraman e Ganapati Shastri. All’età di sei anni Ganapati si dimostrò un bambino prodigio e successivamentedichiarato, da un’assemblea di Pandit Kavyakantha, « Colui che ha la poesia in bocca». Ganapati salì da Ramana in una giornata caldissima dopo mezzogiorno e lo trovò seduto solo sotto la veranda della grotta. Si prostrò ai suoi piedi faccia per terra e prese i suoi piedi con le sue mani e con voce tremante gli disse: «Ho letto tutto ciò che c’è da leggere, e ho persino compreso pienamente il Vedanta-shastra; ho fatto japa per quanto me lo suggerisce il cuore, eppure non comprendo che cos’è tapas. Perciò cerco rifugio ai tuoi piedi. Ti prego illuminami sulla natura del tapas (http://ift.tt/2gyw77g)». Per un po’ lo svami rimase a guardare serbando il silenzio Ganapati che aspettava ansioso ai suoi piedi e disse: « Se si guarda da dove la nozione dell’io sorge, la mente sarà assorbita in Quello. Questo ètapas. Se un mantra è ripetuto e l’attenzione è diretta alla sorgente da cui il suono mantra sorge, la mente sarà assorbita in Quello. Questo è tapas». Queste risposte riempirono Ganapati di gioia che rimase qualche ora in sua compagnia. Si informò da Palinisvami sul nome del saggio ed egli lo informò che il suo nome era Venkataraman Aiyar. Ganapati compose immediatamente cinque stanze in lode dello svami nelle quali per ragioni metriche contrasse Venkataraman in Ramana che da allora divenne l’usuale modo di rivolgersi a lui. Sempre a Ganapati Shastri si deve l’attribuzione a Ramana di Maharishi. Nel 1908 Ramana da gennaio a marzo si sposta insiema a Ganapati Muni a Pachaiamman Koli. Nei pressi del tempio di Pachaiamman Koil c’erano molti alberi di tamarindo di proprietà delmunicipio. Ogni anno questi alberi venivano affittati a un privato che si curava della raccolta. Nel 1908 i tamarindi furono affittati a un contrattista mussulmano. Per proteggere i frutti dei tamarindi dalle scimmie il contrattista usava scacciarle tirandogli pietre con una catapulta, facendo però attenzione a che le scimmie non venissero ferite. Caso volle che una pietra colpì una delle scimmie sul capo in modo così violento che essa morì. Moltissime scimmie circondarono il corpo della morta e iniziarono a guaire e a lamentarsi per la sua morte. A un certo punto presero il corpo della loro compagna e lo portarono a Ramana dentro il tempio di Pachaiamman. Ramana aveva un ottimo rapporto di amicizia con le scimmie che lo consideravano oltre che amico un arbitro per risolvere le loro controversie. Riusciva a comunicare con estrema facilità con loro e frequentemente egli sedava le loro dispute e veniva richiesto come mediatore per risolvere i problemi di territorialità fra le diverse tribù in guerra e i loro membri litigiosi. In quel momento di collera e dolore per loro fu naturale andare da Ramana. Le scimmie appena gli furono vicine scoppiarono in grida di dolore e piansero. Ramana pianse insieme a loro e dopo un po’ le scimmie si calmarono. Allora Ramana disse ai parenti della scimmia uccisa «La morte è inevitabile per chi è nato. Colui per le cui mani questa scimmia è morta anche incontrerà la morte un giorno. Non c’è bisogno di addolorarsi». Le scimmie pacificate da Ramana se ne andarono portandosi dietro il corpo della morta. Due o tre giorni dopo il contrattista mussulmano fu costretto a letto da una malattia molto grave. La storia dell’insegnamento sulla morte che Ramana aveva impartito alle scimmie, addolorate per la morte della loro compagna, era intanto passata di bocca in bocca fino all’orecchio del contrattista che la aveva inavvertitamente uccisa. I membri della famiglia si convinsero che l’improvvisa malattia del loro familiare fosse dovuta a una maledizione del santo a cui le scimmie si erano rivolte per avere cordoglio. Si recarono da Ramana per implorare il suo perdono e affinché levasse la maledizione. Gli dissero «È cosa certa che lo ha colpito una vostra maledizione, per pietà salvalo dalla morte. Dateci della vibhuti (cenere sacra). Se cospargiamo il suo corpo con essa egli certamente guarirà». Ramana rispose « Vi sbagliate. Mai maledico o benedico qualcuno. Ho mandato via le scimmie che erano venute qui parlando loro semplicemente della verità che inevitabilmente chi nasce dovrà morire. Inoltre non do mai a nessuno della vibhuti. Per piacere andate a casa e accudite il paziente che avete lasciato solo». I mussulmani non si lasciarono convincere così facilmente e dissero che non se ne sarebbero andati se non avessero ricevuto la vibhuti, così Ramana, per levarseli di torno, alla fine gli diede della cenere di legna prendendola dal fuoco con cui fuori dal tempio, a volte, preparava qualche cibo. I familiari la presero ringraziandolo di cuore e tornati a casa la usarono per curare il contrattista che guarì dalla sua grave malattia in pochi giorni. Verso il 1912 Ramana ebbe una nuova esperienza della morte e della persistenza del Sé. Insieme a alcuni suoi devoti fra cui Vasudeva Shastri si era recato a Pachaiyamman Koil. Al ritorno passando accanto a quella che veniva chiamata la roccia della tartaruga lo colse una improvvisa debolezza e una cortina bianca gli offuscava la vista. Sedette per terra e fra la disperazione e le grida il suo respiro si arrestò e il corpo cambiò di colore. «La mia consueta corrente della coscienza continuò anche in quello stato. Non avevo affatto paura, e non soffrivo per le condizioni del corpo. M’ero seduto accanto alla roccia nella solita posizione, avevo chiuso gli occhi e non stavo appoggiato alla pietra. Il corpo rimasto senza circolazione e respiro, manteneva ancora quella posizione. Tale stato continuò per dieci o quindici minuti. Poi una scossa passò all’improvviso in tutto il corpo e la circolazione e il respiro ripresero con enorme forza, mentre il sudore sgorgava da ogni poro. Il colore della vita riapparve sulla pelle. Allora riaprì gli occhi e dissi “andiamo”. Raggiungemmo la grotta di Virupaksha senza altri incidenti. Fu l’unica crisi in cui si arrestarono tanto la circolazione quanto il respiro (Mahadevan p. 43)». La madre di Ramana dopo averlo ritrovato ogni tanto andava a visitarlo. Durante una di queste visite, nel 1914, si ammalò. Ramana non solo si prese cura di essa con estrema sollecitudine ma addirittura compose un inno ad Arunachala invocandone la guarigione. «O Signore, Montagna del mio rifugio, che guarisci i mali delle nascite ricorrenti! È in tuo potere guarire la febbre di mia madre. O Dio che uccidi la morte! Mostra i Tuoi piedi nel Loto del Cuore di colei che mi diede la luce perché trovasi il mio rifugio ai Tuoi Piedi di Loto, e proteggila dalla morte. Che cosa è la morte se la scruti in faccia? Arunachala fuoco ardente della Conoscenza! Circonfondi mia madre della tua luce e falla una cosa sola con te. Che bisogno c’è della cremazione? Arunachala che scacci l’illusione! Perché indugi a scacciare il delirio di mia madre? C’è forse qualcuno all’infuori di te che possa vegliare come una madre su chi ha cercato rifugio in te e liberare dalla tirannia del karma? (pag90 Ramana Maharshi Opere Ubaldini editore)». Morto lo zio presso cui la madre di Ramana viveva questa si trasferì a Tiruvannamalai. Al principio insieme a un’altra devota Echammal si recava la mattina a Virupaksha e la sera ritornava in città. Nel 1916 la madre di Ramana si insediò a Virupaksha. La cosa al principio non fu gradita dagli altri membri della piccola comunità che lì viveva. Virupaksha era un cenobio di asceti maschi che vivevano nel celibato e non volevano la presenza di una donna che vivesse in mezzo a loro. Ramana alle loro rimostranze disse con semplicità: «Se voi volete che essa se ne vada io me neandrò con lei», al che ogni voce contraria cessò (David Godman An introduction to Sri Ramana’s Life and Teachings http://davidgodman.org/). La madre portò anche un’altra novità nella vita di quegli asceti, insistette affinché si creasse una cucina. - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Vía Láctea sobre naufragio | Imagen astronomía diaria - Observatorio

¿Qué le pasó a este barco? Una tormenta gigante que golpeó la costa de Argentina en 2002 y lo llevó a tierra. El barco abandonado, llamado Naufragio del chubasco , naufragó cerca de la ciudad casi abandonada de Cabo Raso (población: 1). El barco oxidado proporciona un primer plano pintoresco pero un poco espeluznante para el hermoso cielo que hay encima. Este cielo, coronado por el gran arco de la Vía Láctea , muestra galaxias como la Gran y la Pequeña Nube de Magallanes, estrellas como Canopus y Altair , los planetas Marte y Neptuno y las nebulosas Laguna , Carina y el Saco de Carbón . La composición se compone de más de 80 fotografías tomadas a principios de septiembre. También está disponible una versión panorámica de 360 grados . El aventurero astrofotógrafo informa que la parte más escalofriante de hacer esta fotografía no fue el barco sino la insólita aparición de orugas negras y peludas. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Transpersonal

Revista MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) ★ November 30, 2016 at 06:03PM
 

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La exposición ‘La Guerra en cartelera’ regresa al Museo de la Autonomía

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El misterio de los siete sellos « MusicaAntigua.com

Un ambicioso proyecto que intenta descifrar los mensajes contenidos en el Beato procedente de Don Fernando y Doña Sancha, a través de un minucioso estudio de sus imágenes y textos. Una de las joyas que España ha legado a la historia de la humanidad, son los beatos, copias manuscritas ilustradas de la obra del monje Beato, abad de Liébana (Cantabria), que en el siglo VIII realizó una serie de comentarios sobre el Apocalipsis. Recientemente han sido incluidos por la UNESCO en el registro de la Memoria del Mundo. De entre los que mejor se conservan se encuentra el que custodia la Biblioteca Nacional de Don Fernando y Doña Sancha, datado en 1047. Pues bien, se pone en marcha un talle, relacionado con la exposición “Beato. El misterio de los siete sellos”, que propone una inmersión en el imaginario medieval, recorriendo el manuscrito sello a sello, leyendo fragmentos del texto original y escuchando e interpretando cantos y músicas apocalípticas, que nos servirán para conocer la evolución de la notación musical entre los siglos IX y XIV. Será impartido por Paloma Gutiérrez del Arroyo en la Sala de Talleres y Café Literario del Museo de la Biblioteca Nacional. Beato. El misterio de los siete sellos Según los datos que conocemos, fue en la isla de Patmos donde el apóstol Juan tuvo una visión de la cual nació el texto del Apocalipsis. Ya en el siglo VIII un monje de nombre Beato, abad de Liébana (Cantabria), escribe unos comentarios a ese texto que darían origen a los libros llamados “beatos”, copias manuscritas ilustradas e iluminadas de la obra del monje lebaniego. Recientemente incluidos por la UNESCO en el Registro de la Memoria del Mundo, los beatos son una de las joyas que España ha legado a la historia de la humanidad. De los dos que se conservan en la Biblioteca Nacional de España, el más espléndido es el de Fernando I y doña Sancha, datado en 1047. Los alumnos y profesores de la Escuela Superior de Diseño de Madrid han trabajado en un ambicioso proyecto, que intenta descifrar los mensajes contenidos en el Beato de Fernando I y doña Sancha a través de un minucioso estudio de sus imágenes y textos. Con herramientas gráficas contemporáneas han intentado “desvelar” algunos de los misterios ocultos en sus páginas. Los siete sellos serán revelados de nuevo a través de fotolibros, videojuegos, carteles, estampas y proyectos gráficos en diversos soportes. Tal y como sugería Umberto Eco en su análisis de este códice, un texto cuando es leído genera otros tantos que son “…paráfrasis, comentario, utilización descarada, traducción a otros signos, palabras, imágenes, incluso música”. Los alumnos y profesores de la e/s/d/madrid lo interpretan desde una visión contemporánea en un nuevo proyecto gráfico que da continuidad a los emprendidos con la BNE en anteriores cursos académicos a propósito de otras obras patrimoniales custodiadas por la institución. Beato. El misterio de los siete sellos se presentó a modo de primicia en el espacio Ivorypress el 4 de mayo con una mesa redonda donde el diseñador Alberto Corazón y el editor Gonzalo Golpe analizaron algunos trabajos de los alumnos. El debate sirvió de reflexión común sobre el proyecto de exposición que, con el mismo nombre, se inaugurará el 22 de septiembre en la Sala de las Musas del Museo de la BNE. La apertura de cada uno de los siete sellos será una experiencia única para el espectador curioso que quiera adentrarse en la interpretación de los abstrusos misterios del Apocalipsis. Información práctica 16 de diciembre, a las 17:30h 10, 13 y 18 de enero, a las 17:30h *Todas las sesiones tendrán una duración de 2 horas. Inscripciones sesiones de enero a partir del martes 14 de diciembre a las 9h. Sala de Talleres y Café Literario. Museo de la BNE Más información: 91 516 89 67 / 91 580 77 59, de lunes a viernes de 9 a 14 h. Más información en BNE Artículos relacionados: Jordi Savall. Las Siete Palabras de Cristo “Las Siete Palabras de Cristo” fue un encargo de la... Los Siete Magníficos de la vihuela La vihuela sucedió al laúd como instrumento de moda cortesano... Música antigua y tradicional confluyen en siete cursos en la Sierra de Albarracín Música antigua y tradicional se van a dar la mano... - Artículo*: MusicaAntigua - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Opinión | Por qué duele tanto el rechazo

En las relaciones sociales hay pocas cosas tan duras como sentirse excluido, menospreciado o rechazado por los demás - Artículo*: Ignacio Morgado Bernal - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Filosofía de las artes maya, azteca e inca | Curso 2016/17 | Clase teórica 22

Vigésimosegunda clase teórica de la asignatura Historia de las ideas estéticas y del pensamiento I por Ernesto Castro para el grupo D de primero de carrera de Historia del arte en el aula 24B de la Facultad de Geografía e Historia de la Universidad Complutense de Madrid entre las 15:30 y las 17:00 horas del 28/11/16. - Artículo*: Ernesto Castro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Conférence : Le Védânta ou l'éveil sans effort ?

Soirée découverte : Le Védânta ou l'éveil sans effort ? Il existe une voie de sagesse unique en ce monde : Elle affirme qu'il n'existe qu'une seule conscience bienheureuse, éternelle, infinie. Le reste n'est qu'un mythe. Et nous sommes cette conscience. Tu es cela. Tel est le message du Védânta, apparu en Inde il y a trois mille ans. Je vous propose une soirée pour approcher cette voie radicale, une voie où l'accomplissement ne dépend d'aucune expérience, mais seulement de la compréhension de ce qui est. Qu'est-ce que l'éveil ? Peut-on l'atteindre par une expérience spirituelle ? Quelles sont les voies sans issue ? Pourquoi a-t-on l'impression de "perdre" l'éveil ? L'éveil doit-il être "stabilisé" ? Y a-t-il une préparation à l'éveil ? Faut-il faire quelque chose ? Y a-t-il une pratique de la non-dualité ? Pourquoi a-t-on l'impression que la non-dualité est "juste intellectuelle" ? Comme vivre l'éveil ? Pourquoi a-t-on l'impression de comprendre, tout en restant frustré ? Quelles sont les clés de la non-dualité selon le Védânta ? La non-dualité connaît une certaine popularité depuis quelques années. Mais que dit la tradition qui a inspiré ces enseignements modernes ? Dans cette soirée de deux heures, nous verrons les points-clé du Védânta, afin de nous y retrouver dans la "jungle de l'illumination". Avec David Dubois Dimanche 11 décembre 2016 19h-21h Espace Divyan 1 Passage du jeu de boules 75011 Paris 20 euros Infos et inscriptions : 0603330558 deven_fr@yahoo.fr - Artículo*: noreply@blogger.com (Dubois David) - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Y FINALMENTE, TRUMP DA EL TESORO A…¡GOLDMAN SACHS!

Como venimos advirtiendo desde hace tiempo, la verdad sobre Donald Trump no es la que nos están vendiendo de forma coordinada e intencionada entre los medios de comunicación de masas y los medios alternativos, con sus discursos enfrentados para vendernos la misma falsa idea. Trump NO es un anti-establishment, Trump NO es el símbolo de […] - Artículo*: El Robot Pescador - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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¿Qué es peor, comer por estrés o por placer?

Un nuevo estudio revela cuál de las dos motivaciones nos impulsa a comer más y cuál a hacerlo peor - Artículo*: Elena Horrillo - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Filosofía de las artes en el Medievo europeo | Curso 2016/17 | Clase teórica 21

Vigésimoprimera clase teórica de la asignatura Historia de las ideas estéticas y del pensamiento I por Ernesto Castro para el grupo D de primero de carrera de Historia del arte en el aula 24B de la Facultad de Geografía e Historia de la Universidad Complutense de Madrid entre las 15:30 y las 17:00 horas del 15/11/16. - Artículo*: Ernesto Castro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Filosofía de las artes en el África negra | Curso 2016/17 | Clase teórica 20

Vigésima clase teórica de la asignatura Historia de las ideas estéticas y del pensamiento I por Ernesto Castro para el grupo D de primero de carrera de Historia del arte en el aula 24B de la Facultad de Geografía e Historia de la Universidad Complutense de Madrid entre las 15:30 y las 17:00 horas del 21/11/16. - Artículo*: Ernesto Castro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Muhammad Al-‘Arabi ad-Darqâwî, Lettere di un maestro Sufi, Lettera 7

Muhammad Al-‘Arabi ad-Darqâwî Lettere di un maestro Sufi Lettera 7 Sappiate - Iddio vi sia misericordioso - che il faqir(il� povero, sottinteso al-faqiru ila-llah: “Il povero verso Dio”,� secondo l’espressione coranica: “O uomini, voi siete i poveri� verso Dio, e Dio, Lui, è il Ricco, il Glorioso” n.d.r.), quando� sostituisce al ricordo di tutte le cose il ricordo (dhikr) di Dio,� rende la sua servitù pura, e chi serve Dio in modo puro e onesto,� è santo, e la maledizione di Dio sia su chi mente. Ricordatevi� dunque unicamente di Dio, appartenete solo a Lui; difatti se tu� appartieni a Dio, Dio ti apparterrà, e beato chi appartiene a Dio,� per cui Dio gli appartiene! Basti, per dimostrare l’eccellenza� del ricordo (dhikr) di Dio, citare la sua parola: “Ricordatevi di Me�e Io mi ricorderò di voi” (Cor., II, 152) e quella del Profeta - lo�benedica Iddio e gli doni la pace - riferita da parte del suo Signore:�(Parola divina (hadith qudsi) rivolta al Profeta al di fuori del� Corano e quindi non inclusa in questo; simili rivelazioni concernono �più particolarmente la vita contemplativa. n.d.r.) “Io sono il compagno �di chi m’invoca”.� Il mio maestro - sia Dio pago di lui - mi diceva: “Sono lieto di quel che� sento dire contro di te”. Parimenti al-’Arabi ad-Darqawi è lieto di quel che sente dire contro di voi, di quel che uccide il vostro egoismo e� vivifica i vostri cuori, non certo del contrario, giacché soltanto il� negligente, l’ignorante, colui la cui intelligenza è offuscata e la cui� coscienza è ottenebrata s’occupa di quello che vivifica l’ego (nafs) (An-nafs� è l’anima. In contrapposizione al cuore (al-qalb), significa l’anima� egocentrica e passionale; unita a un pronome possessivo la medesima �parola è tradotta: «io stesso», e così via. An-nafs come anima passionale e sede� dell’ego (in sanscrito ahankara) si contrappone al cuore, in quanto questo è� l’organo di ar-rûh, lo Spirito. E’ possibile paragonare il cuore all’apertura� più stretta d’una clessidra o all’istmo (barzakh) tra due oceani, l’uno salato� e l’altro dolce (Cor., XXV, 53 e LV, 19-20) che raffigurano gli ambiti della �esperienza temporale e della pura contemplazione. Si dice anche che il cuore� è l’oggetto d’una lite tra suo padre, lo Spirito, e sua madre, l’anima passionale:� se prevale la madre, il cuore s’indurirà, e se predomina il padre, il cuore diverrà� luminoso come lui. n.d.r.) e uccide il cuore. L’uomo ha infatti un solo cuore: non� appena si volge da un lato, s’allontana dall’altro, poiché “Dio non ha posto per due cuori nelle viscere dell’uomo” (Cor., XXXIII, 4), secondo la sentenza di Dio - lode a Lui. Il venerabile maestro Ibn ‘Atai-Llah - Iddio sia pago di lui - ha detto nello stesso senso: “Volgersi verso Dio, significa allontanarsi dalla creatura, e volgersi verso la creatura, significa allontanarsi da Dio”.� Uno dei nostri fratelli mi disse: “Non sono nulla”; gli risposi: “Non dire: “Non sono nulla”, e nemmeno “Sono qualcosa”. Non dire: “Ho bisogno di questo”, e nemmeno: “Non ho bisogno di nulla”, ma dì: “Allâh!” e vedrai meraviglie”.� Un altro mi chiese: “Come posso guarire l’anima (an-nafs)?”. Risposi: “Dimenticala e non pensarci; difatti non si ricorda di Dio chi non dimentica la sua anima (o chi non dimentica se stesso)”. Voi non potete dunque credere che sia l’esistenza del mondo a farci dimenticare il nostro Signore; è l’esistenza di noi stessi, del nostro ego, a farcelo dimenticare. Niente altro ci vela Iddio eccetto il fatto d’occuparci, non dell’esistenza in sé, ma dei nostri desideri.� Se potessimo scordare la nostra esistenza, troveremmo Colui che è all’origine di ogni esistenza, e vedremmo in pari tempo che noi non esistiamo affatto. Come potete credere che l’uomo possa perdere la coscienza del mondo senza perdere quella dell’ego? Ciò non accadrà mai. - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Muhammad Al-‘Arabi ad-Darqâwî, Lettere di un maestro Sufi - Lettera 7

Muhammad Al-‘Arabi ad-Darqâwî Lettere di un maestro Sufi Lettera 7 Sappiate - Iddio vi sia misericordioso - che il faqir (il� povero, sottinteso al-faqiru ila-llah: “Il povero verso Dio”,� secondo l’espressione coranica: “O uomini, voi siete i poveri�verso Dio, e Dio, Lui, è il Ricco, il Glorioso” n.d.r.), quando �sostituisce al ricordo di tutte le cose il ricordo (dhikr) di Dio,� rende la sua servitù pura, e chi serve Dio in modo puro e onesto,� è santo, e la maledizione di Dio sia su chi mente. Ricordatevi� dunque unicamente di Dio, appartenete solo a Lui; difatti se tu� appartieni a Dio, Dio ti apparterrà , e beato chi appartiene a Dio,� per cui Dio gli appartiene! Basti, per dimostrare l’eccellenza� del ricordo (dhikr) di Dio, citare la sua parola: “Ricordatevi di Me �e Io mi ricorderò di voi” (Cor., II, 152) e quella del Profeta - lo�benedica Iddio e gli doni la pace - riferita da parte del suo Signore:� (Parola divina (hadith qudsi) rivolta al Profeta al di fuori del� Corano e quindi non inclusa in questo; simili rivelazioni concernono� più particolarmente la vita contemplativa. n.d.r.) “Io sono il compagno�di chi m’invoca”.� Il mio maestro - sia Dio pago di lui - mi diceva: “Sono lieto di quel che� sento dire contro di te”. Parimenti al-’Arabi ad-Darqawi è lieto di quel� che sente dire contro di voi, di quel che uccide il vostro egoismo e�vivifica i vostri cuori, non certo del contrario, giacché soltanto il� negligente, l’ignorante, colui la cui intelligenza è offuscata e la cui� coscienza è ottenebrata s’occupa di quello che vivifica l’ego (nafs) (An-nafs� è l’anima. In contrapposizione al cuore (al-qalb), significa l’anima� egocentrica e passionale; unita a un pronome possessivo la medesima� parola è tradotta: io stesso, e così via. An-nafs come anima passionale e sede� dell’ego (in sanscrito ahankara) si contrappone al cuore, in quanto questo è� l’organo di ar-rûh, lo Spirito. E’ possibile paragonare il cuore all’apertura� più stretta d’una clessidra o all’istmo (barzakh) tra due oceani, l’uno salato� e l’altro dolce (Cor., XXV, 53 e LV, 19-20) che raffigurano gli ambiti della� esperienza temporale e della pura contemplazione. Si dice anche che il cuore� è l’oggetto d’una lite tra suo padre, lo Spirito, e sua madre, l’anima passionale:� se prevale la madre, il cuore s’indurirà , e se predomina il padre, il cuore diverrà�luminoso come lui. n.d.r.) e uccide il cuore. L’uomo ha infatti un solo cuore: non� appena si volge da un lato, s’allontana dall’altro, poiché “Dio non ha posto per due cuori nelle viscere dell’uomo” (Cor., XXXIII, 4), secondo la sentenza di Dio - lode a Lui. Il venerabile maestro Ibn ‘Atai-Llah - Iddio sia pago di lui - ha detto nello stesso senso: “Volgersi verso Dio, significa allontanarsi dalla creatura, e volgersi verso la creatura, significa allontanarsi da Dio”.� Uno dei nostri fratelli mi disse: “Non sono nulla”; gli risposi: “Non dire: “Non sono nulla”, e nemmeno “Sono qualcosa”. Non dire: “Ho bisogno di questo”, e nemmeno: “Non ho bisogno di nulla”, ma dì: “Allâh!” e vedrai meraviglie”.� Un altro mi chiese: “Come posso guarire l’anima (an-nafs)?”. Risposi: “Dimenticala e non pensarci; difatti non si ricorda di Dio chi non dimentica la sua anima (o chi non dimentica se stesso)”. Voi non potete dunque credere che sia l’esistenza del mondo a farci dimenticare il nostro Signore; è l’esistenza di noi stessi, del nostro ego, a farcelo dimenticare. Niente altro ci vela Iddio eccetto il fatto d’occuparci, non dell’esistenza in sé, ma dei nostri desideri.� Se potessimo scordare la nostra esistenza, troveremmo Colui che è all’origine di ogni esistenza, e vedremmo in pari tempo che noi non esistiamo affatto. Come potete credere che l’uomo possa perdere la coscienza del mondo senza perdere quella dell’ego? Ciò non accadrà mai. - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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martes, 29 de noviembre de 2016

El genio olvidado « MusicaAntigua.com

Gradualia homenajea a Manuel Cardoso en su 450 aniversario con un concierto en Madrid. En él se incluye su obra cumbre, el Requiem a 6 voces. Será el sábado 3 de diciembre a las 19:00 h. en la magnífica Iglesia de las Madres Mercedarias Góngoras, en el barrio de Chueca, dentro del ciclo Barroca Aeterna de Aeterna Musica. Manuel Cardoso (1566-1650) es uno de los más grandes compositores de polifonía que hayan existido jamás. Cardoso construye sus geniales obras heredando la sapiencia del contrapunto de Palestrina, así como la audacia de Victoria. Su peculiar estilo mezcla la ambigüedad tonal con intervalos cromáticos, entradas inesperadas, progresiones sorprendentes y falsas relaciones más propias de Inglaterra. No debemos olvidar que el Reino de Portugal estuvo desde 1580 hasta 1640 integrado en la Monarquía española, esto es, durante la mayor parte de la vida de Manuel Cardoso, por lo que podemos considerarlo casi como un compositor español. Además recibió el favor de la Casa Real española (por ejemplo Cardoso dedica su Libro de Misas de 1631 a Felipe IV). En este concierto escucharemos algunas de sus mejores composiciones. El programa comienza con un magnífico responsorio de Semana Santa de estilo homofónico que impacta por el tratamiento armónico del significado del texto. Continuamos el concierto con la maravillosa lamentación Vau. Et egressus est a filia Sion en la que se plasma perfectamente el dolor que expresa lo narrado; las deliciosas disonancias se combinan con una gran fuerza expresiva. A continuación, los dos motetes funerarios Non mortui qui sunt in inferno y Sitivit anima mea nos fascinarán con sus riquísimo e inesperado tratamiento de las dolorosas pero a la vez esperanzadas plegarias que expresan. El concierto concluye con la que probablemente sea la obra maestra de Manuel Cardoso: su monumental Missa Pro defunctis a seis voces, publicada en 1625, en plena madurez compositiva. En ella se mezcla todo lo que Cardoso aprendió de los grandes polifonistas: lo mejor de la tradición palestriniana, la sapiencia de los grandes maestros portugueses, la expresividad de Tomás Luis de Victoria, los inauditos giros armónicos de los compositores ingleses… Incluso se puede afirmar que en algún momento presagia la transgresión tonal de Carlo Gesualdo. Para este concierto Gradualia estará formado por: Sandra Cotarelo, soprano Delia Agúndez, soprano Ana Cristina Marco, alto Sonia Gancedo, alto Javier Carmena, tenor Simón Andueza, barítono y director Más información en www.gradualia.org y en http://ift.tt/2gD14u7 Manuel Cardoso Manuel Cardoso (bautizado el 11 de diciembre de 1566, 24 de noviembre de 1650) fue un compositor y organista portugués del período renascentista tardío. Junto a Duarte Lobo y Juan IV de Portugal, representa la edad de oro de la polifonía portuguesa. Cardoso nació en Fronteira, cerca de Portalegre, casi con seguridad en 1566. Asistió al Colégio dos Moços do Coro, escuela asociada a la catedral de Évora, donde estudió con Manuel Mendes y Cosme Delgado. En 1588 ingresó a la orden de los carmelitas, tomando sus votos en 1589. A principios de la década de 1620, fue residente en la sede ducal de Vila Viçosa, donde ganó la amistad del duque de Barcelos, quien luego sería coronado Juan IV de Portugal. Durante la mayor parte de su carrera fue compositor y organista residente del convento carmelita de Carmo, en Lisboa. La obra de Cardoso tomó como modelo las composiciones polifónicas de Palestrina, y está escrita en un estilo preciso y refinado, independiente del desarrollo del barroco en cualquier otro lugar de Europa. Su estilo tiene mucho en común con el de Victoria, especialmente en su cuidadoso tratamiento de las consonancias y disonancias, frecuente inclusión de antífonas, y contradicciones cromáticas curiosamente comunes a los compositores ingleses e ibéricos de la época. Se conservan tres libros de misas. Muchas de sus composiciones se basan en motetes escritos por Juan IV o por Palestrina. Fueron ampliamente publicadas, a menudo por intercesión real. Muchas de sus obras, entre ellas sus composiciones polifónicas más elaboradas, resultaron destruidas durante el terremoto e incendio de Lisboa de 1755. GRADUALIA Creado y dirigido por Simón Andueza, Gradualia es un grupo vocal de cámara dedicado especialmente al estudio e interpretación de la Música Antigua. Sus componentes gozan de una sólida experiencia en el campo de las músicas históricas. Han colaborado internacionalmente con consagrados directores e intérpretes como Harry Christophers, Jordi Savall, Gustav Leonhardt, Robert King, Gabriel Garrido, Alan Curtis, Eduardo López Banzo, Sigiswald Kuijken, Raquel Andueza, Fabio Biondi, Nigel Short o Andrew Parrot. Junto con la búsqueda de una óptima calidad interpretativa, su objetivo primordial es transmitir al espectador la inmensidad emocional que encierra este repertorio, invitándolo a entenderlo y a disfrutarlo. Artículos relacionados: El hijo del genio En principio creo que no tendría que estar correlacionado tener... Matías Navarro. El compositor olvidado. Pocos han sido quienes, interesados por la obra musical de... JORDI SAVALL. Custodio del tiempo olvidado Resulta llamativa la poca atención que suele recibir la música... - Artículo*: MusicaAntigua - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Curso 17 de diciembre 2017

CURSO Fue la Sociedad Teosófica la que introdujo en Occidente muchos conceptos de la espiritualidad hinduista y budista pero, alejados del marco religioso y trascendente propios de esta cultura, lo cierto es que “contaminaron” con sus propias creencias dichas enseñanzas. En el marco religioso aplicaron sus propias convicciones protestantes y en el marco iniciático y esotérico, añadieron sus propias perspectivas sobre todo de base masónica y espiritista, de tal suerte que, si bien el esfuerzo fue meritorio, el resultado fue pobre y limitado. Después, el movimiento “nueva era” basó sus postulados en la abundantísima y confusa literatura teosófica a la que añadió nuevos elementos que generaron todavía más confusión hasta hoy. Por este motivo es bueno regresar a los conceptos primitivos tanto budistas, hinduistas e incluso sufís, pues estas religiones tienen siglos de tradición que avalan su enseñanza, mientras que la nueva era, heredera de muchos de la los planteamientos de la Sociedad Teosófica, carece tanto de tradición como de conocimientos como para sustentar sus postulados y, por tanto, muchas ideas actuales sobre conceptos básicos de estas tradiciones milenarias, en realidad tienen poco que ver con su significado original. He aquí algunos conceptos que se manejan en la actualidad y que trataremos en el curso con el fin de aclarar la confusión: . El karma . La reencarnación . Los chakras . El akasha . El gurú . La vipassana (meditación) . El nirvana . La iluminación Duración de 9,30 a 15,00 (después iremos a comer juntos e iniciaremos una tertulia sobre los contenidos del curso) Fecha: 17 diciembre 2016 Lugar: AESE. c/ Princesa, 45-4º dcha. 28008 Madrid Teléfonos: 915418148 / 915595085 Para información y apuntarse, dirigirse a AESE. - Artículo*: Sebastián Vázquez - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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¿HAY RIESGO DE UN GOLPE DE ESTADO EN GRECIA POR SU ACERCAMIENTO A RUSIA?

A continuación, reproducimos un artículo escrito por Germán Gorráiz López en la web Katehon, conocida por ser algo parecido a un “Think Tank al servicio de Putin” y liderada por el filósofo Alexander Dugin. En este artículo, realmente interesante, se tratan las razones por las cuales, podría llegar a producirse un golpe de estado en […] - Artículo*: El Robot Pescador - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Transpersonal

Revista MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) ★ November 29, 2016 at 06:03PM
 

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5 RAZONES POR LAS QUE LA OTAN NO PUEDE VENCER A RUSIA

El analista Argelio García expone en la web Sputnik las 5 razones principales por las cuales, la OTAN jamás podría vencer a Rusia en una guerra convencional. Según el analista, lo primero que debe tenerse en cuenta es que en caso de conflicto, el primer ataque vendría por parte de la Alianza Atlántica, porque Rusia […] - Artículo*: El Robot Pescador - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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LA OSCURA VERDAD SOBRE LOS INCENDIOS FORESTALES EN ISRAEL

Durante casi una semana, Israel se vio azotada por alrededor de 200 incendios forestales, que llevaron incluso a evacuar a 80.000 personas en la ciudad de Haifa y provocaron que muchos ciudadanos perdieran su hogar por el fuego. Los servicios de seguridad interna de Israel, el Shin Bet, confirmaron que habían detenido a diversas personas […] - Artículo*: El Robot Pescador - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Programa monográfico dedicado a Brahms en la temporada de abono de la OFM, de la mano del maestro Hernández Silva - OFM

El Teatro Cervantes acogerá la tradición clásico-romántica de Johannes Brahms Los próximos días 1 y 2 de diciembre, jueves y viernes a las 20 h, el Teatro Cervantes será el escenario de un programa monográfico enteramente dedicado a Brahms, lo dirigirá el director titular y artístico de la Orquesta Filarmónica de Málaga Manuel Hernández Silva. En la primera parte se interpretará el Concierto para violín y orquesta en Re mayor, Op. 77. Es uno de esos conciertos preferidos por el público, equiparándose a veces con el de Beethoven tanto por dimensión como por estructura y belleza. En este concierto, la orquesta y el violín rivalizan en su dialogo equilibrado, el violín se manifiesta como la esencia de la obra, que da sentido a las dificultades a las que se ve sometido el solista. Actuará como solista Alexis Cárdenas. La segunda parte del programa se dedicará a la Sinfonía nº 2 en Re mayor, Op. 73, que fue escrita en 1877 y estrenándose ese mismo año en Viena, se puede considerar que el conjunto de esta sinfonía tiene más un marcado carácter campestre que un formalismo vienés. Las palabras del propio autor reflejan su opinión de la pieza en carta al crítico y musicólogo Hanslick: “Cuando escuche la sinfonía, la encontrará tan alegre y amable que pensará que la he escrito a propósito para usted, ¡o mejor aún para su joven esposa!” Brahms fue considerado por sus colegas contemporáneos como el músico que se opuso a los propuestas progresistas de Liszt y Wagner. The post Programa monográfico dedicado a Brahms en la temporada de abono de la OFM, de la mano del maestro Hernández Silva appeared first on OFM. - Artículo*: Álex Cruz - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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La exposición dedicada a Zenobia Camprubí viaja a Badalona

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La exposición ‘La Guerra en cartelera’ recibe 4.000 visitas en Sevilla

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Gran éxito de público en la III edición de la Semana de la Historia

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W5: El alma de la formación estelar | Imagen astronomía diaria - Observatorio

¿Donde se forman las estrellas? A menudo, las estrellas se forman en regiones energéticas donde el gas y el polvo oscuro son empujados al tumulto caótico. La fotografía muestra las estrellas masivas y brillantes que hay cerca del centro de W5, la nebulosa del alma, que estallan y emiten luz ionizante y viento energético. La luz y el gas que salen hacia el exterior empujan y evaporan gran parte del gas y el polvo de alrededor, pero dejan pilares de gas por detrás de densos nudos protectores. Dentro de estos nudos, sin embargo, también se forman estrellas. La imagen resalta el santuario interior de W5, un espacio rico en pilares de formación estelar que abarca unos 1.000 años luz. La nebulosa del alma, también catalogada como IC 1848, se encuentra a unos 6.500 años luz de distancia en la constelación de la Reina de Aethopia ( Cassiopeia ). Después de unos cientos de millones de años, seguramente sólo permanecerá un cúmulo de las estrellas resultantes; entonces estas estrellas se distanciarán. - Artículo*: Alex Dantart - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Giovanni Ponte, L’iniziazione massonica nel mondo moderno - IV e V

Giovanni Ponte L’iniziazione massonica nel mondo moderno - IV e V Parte 4 e 5 di 5 IV Massoneria e Chiesa cattolica: avvicinamenti apparenti Nel nostro precedente articolo*, abbiamo preso in considerazione lo svilupparsi dell’opposizione della Chiesa cattolica contro l’iniziazione massonica, e poi dei massoni contro la Chiesa cattolica. Si può davvero affermare che nel fomentare questo contrasto reciproco, approfittando di una generale confusione intellettuale e impiegando mezzi che portano spesso il tipico marchio del grottesco, le forze antitradizionali sono riuscite a compiere, in un arco di circa due secoli, una delle “operazioni” più efficaci per demolire le possibilità di resistenza di quanto restava ditradizionale in Occidente. Era naturale, d’altra parte, che le forme più estreme e patologiche delle fobie antimassoniche non potessero durare oltre un certo limite, a motivo delle reazioni inevitabili all’interno delle correnti stesse in cui si svilupparono. È noto, ad esempio, che dei gesuiti 1,investigando nell’affare Taxil, si resero conto che si trattava di un impostore, ed ebbero un’influenza, probabilmente determinante, nel portarlo, nel 1897, alla sua completa ritrattazione. Si formò così, in aggiunta e talvolta in urto con la corrente antimassonica esposta alle suggestioni più squilibranti, una corrente cattolica più moderata 2, quantunque sempre ancora ostile alla Massoneria: e non c’è da stupirsi che anche in questo caso si trattasse di un’attitudine pur sempre ostile (benché in forme alquanto diverse), dato che ormai il contrasto tra le due parti in causa aveva avuto modo di generalizzarsi nei paesi cattolici, con conseguenze nella mentalità degli uni e degli altri, e con applicazioni radicate nei fatti, sul terreno degli interessi politici e sociali in cui i rappresentanti delle rispettive istituzioni si trovarono coinvolti. Il cammino «verso il dialogo» tra Massoni e Cattolici è stato studiato con cura da un gesuita italiano, Padre Rosario Esposito, il quale considera particolarmente importante la data del 1928, quando P. Hermann Grüber S.J. incontrò ad Aquisgrana due alti dignitari massonici viennesi ed il Segretario Generale della Gran Loggia di New York. Il risultato fu definito dallo stesso Padre Grüber in questi termini: «Rinuncia a strumenti di lotta non obiettivi, calunniosi, riportabili a dolorosi fatti personali o persino sciocchi (!), nella pur necessaria (?) battaglia tra due avversari che stanno di fronte in una opposizione diametrale» 3. Davvero, non si riesce a vedere in tale “accordo” neppure un barlume di reciproca comprensione effettiva; eppure, bastò questo per suscitare una violenta campagna di Monsignor Jouin sulla famigerata Revue Internationale des Sociétés Secrètes, e per provocare l’intervento del generale Lüdendorff contro la «collusione gesuito-massonica per la distruzione della Germania». Altri successivi momenti di “avvicinamento” che sono stati posti in evidenza 4,mettono a nudo piuttosto la paurosa scarsezza e assenza di profondità degli indizi in tal senso. Così, ad esempio, il fatto che nel 1931 il «Gran Maestro della Gran Loggia dell’Antica Prussia» indicasse quale punto d’incontro la lotta contro il comunismo; o il fatto che nel 1932 il Gran Maestro della Massoneria irlandese difendesse i diritti dei cattolici irlandesi a Londra; o il fatto che nel 1933 lo scrittore Fülöp-Müller «auspicava un ravvicinamento tra gesuiti e Massoneria»; o ancora il fatto che, nel 1937, Albert Lantoine abbia scritto una «Lettera al Sovrano Pontefice», dichiarandosi «ateo», ma proponendo una «tregua» fondandosi su un’«istanzaantropologica». L’iniziativa del Lantoine suscitò reazioni violentemente negative tra i cattolici, ma fu accolta favorevolmente dal gesuita Padre Joseph Berteloot, autore di una serie di pubblicazioni tra il 1938 e il 1952, dove il movente di una tregua o di una “pacificazione” tra Massoneria e Chiesa cattolica è la «ricostituzione dell’unità francese» ed altre preoccupazioni del genere, tanto che qualcuno giunse ad affermare che l’opera di Padre Berteloot su La Massoneria e la Chiesa cattolica (1947) non riguardava in realtà né l’una né l’altra 5! Più tardi, affermatasi la direttiva del “dialogo” con le correnti più diverse, alcuni rappresentanti della Chiesa cattolica stabilirono pubblicamente nuovi contatti, messi in evidenza in incontri nei quali qualche esponente del clero accettò, a titolo personale, di partecipare a riunioni massoniche di carattere non rituale. E sono sintomatici alcuni temi che sono serviti quali punti di incontro in tali occasioni. Così, nel 1961, il cappuccino Padre Wildiers fu invitato presso una Loggia olandese a tenere una conferenza su Teilhard de Chardin; e, nello stesso anno, il gesuita Padre Michel Riquet, su invito di Marius Lepage, tenne, presso la Loggia “Volney” di Laval, una conferenza sull’ateismo. In tale conferenza 6 vi è un apprezzabile equilibrio sul piano della comprensione psicologica ma non c’è nessuna traccia di comprensione del valore iniziatico della Massoneria, mentre troviamo che il Padre Riquet «si situa» nella «ipotesi evoluzionistica», in quanto questa è «estremamente fruttuosa e pertanto interessante, in attesa che si possa trovarne un’altra»; inoltre, anche questa volta il gesuita Teilhard de Chardin serve come riferimento, particolarmente per le seguenti sue affermazioni, definite «profondamente vere»: «Ora che all’uomo diventato adulto si è aperto il campo delle trasformazioni mentali e sociali, i corpi non cambiano più in modo apprezzabile... o, se cambiano ancora, sarà soltanto in virtù del nostro industrioso controllo» (si tratta, come si sarà compreso, dell’auspicio di alterazioni scientificamente provocabili nella struttura dell’organismo umano); «appena, superando lo stadio inferiore e preliminare delle investigazioni analitiche, la scienza passa alla sintesi, una sintesi che culmina naturalmente nella realizzazione di qualche stato superiore di umanità, subito essa si trova condotta ad anticipare ed a giocare sul Futuro e sul Tutto» 7. Non insisteremo su quanto sia significativo il fatto che questi accostamenti di esponenti ecclesiastici alla Massoneria siano stati accompagnati da richiami a Teilhard de Chardin: si tratta di un autore ben noto, e dell’influenza connessa alla corrente di cui si rese interprete abbiamo già parlato anche su questa rivista 8. Durante il Concilio Vaticano II, poi, la questione dei rapporti con i massoni non poteva non essere presa in considerazione. Non si giunse però a nessuna modifica delle norme riguardanti la scomunica, la cui abolizione era stata chiesta nel 1963 da Mons. Sergio Mendez Arceo, vescovo della diocesi messicana di Cuernavaca. Per una coincidenza per lo meno curiosa, poco tempo dopo la chiusura del concilio, quel vescovo, a quanto risulta, dovette essere convocato a Roma per lo scandalo suscitato dal fatto che proprio nel monastero di Cuernavaca venivamessa in pratica la psicanalisi. Un avvenimento di rilievo fu, nel 1966, la decisione della conferenza dei vescovi scandinavo-baltici di permettere, ai massoni non cattolici dei loro paesi che si convertissero al cattolicesimo, di continuare a frequentare le proprie Logge. Tale decisione, mirante evidentemente a togliere un ostacolo al proselitismo cattolico, ha dato luogo a molteplici reazioni per la sua divergenza rispetto alle norme di diritto canonico vigenti, che alcuni supposero di considerare come non più vincolanti. E fu questa precisamente l’occasione di una messa a punto, del 17 marzo 1968, autorevolmente confermata dalla «Congregazione per la dottrina della fede», dove leggiamo che «sono senza fondamento le informazioni pubblicate sia in Italia cheall’estero secondo cui sarebbe permesso alle persone convertite al cattolicesimo, in certi paesi, di restare in seno alla massoneria; e che la Santa Sede si proporrebbe di modificare profondamente le disposizioni canoniche in vigore riguardanti quest’ultima. È noto che queste disposizioni prevedono la scomunica per i cattolici che facessero parte della massoneria»9. * * * La precisazione suddetta sembrerebbe tanto esplicita e chiara da non poter lasciar dubbi sul suo significato. Tuttavia, diversi esponenti cattolici, che pure sono ben al corrente della situazione, hanno affermato tesi del tutto opposte, pretendendo peraltro di non essere in contraddizione con le posizioni ufficiali della Chiesa. Così, pochi mesi dopo la suddetta dichiarazione del Vaticano, nel giugno 1968, durante l’incontro a Savona con il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Padre Rosario Esposito parlava della scomunica come di qualcosa di ormai superato 10; nel settembre dello stesso anno, poi, veniva pubblicato un libro contenente le conversazioni tra Jean Baylot e il già citato Padre Michel Riquet, il quale sostiene la bizzarra tesi secondo cui la scomunica papale si applicherebbe soltanto a certe «Obbedienze» massoniche da lui considerate «irregolari» (quali il Grande Oriente e la Gran Loggia di Francia), colpevoli, a suo giudizio, di ostilità contro la Chiesa secondo i termini del canone 2335 del Codice di Diritto Canonico; mentre non varrebbe la scomunica contro le «Obbedienze» da lui ritenute regolari, che hanno mantenuto un orientamento religioso 11, quali la Gran Loggia Nazionale di Francia, e dunque anche la Gran Loggia d’Inghilterra a cui essa direttamente rimane collegata. Tesi tendenti a stabilire distinzioni del genere sono state poi avanzate, con maggiore cautela, da altri scrittori cattolici, come il gesuita spagnolo P. Ferrer Benimeli 12. Ad ogni modo, come è stato fatto notare da varie parti, l’asserita discriminazione tra le “Obbedienze” massoniche a favore di alcune appare logicamente incompatibile con le attuali norme dell’autorità ecclesiastica: tra l’altro, è facile osservare che fin dai tempi delle prime condanne, mai revocate, si trattava di tutta la Massoneria senza alcuna distinzione, e, in modo particolare, era presa di mira proprio quella parte di essa che faceva capo alla Gran Loggia d’Inghilterra 13. Ciò non ha impedito delle applicazioni piuttosto clamorose delle tesi esposte da Padre Riquet: ci riferiamo particolarmente al caso dello scrittore cattolico Alec Mellor, il quale, nel 1969, fondandosi su argomenti analoghi, con la conferma di esponenti ecclesiastici pensò di poter accedere liberamente a una Loggia facente parte della Gran Loggia Nazionale di Francia, ritenendo di non incorrere nella scomunica 14. Ora, è interessante prendere in considerazione qualche dato sul modo di intendere la Massoneria da parte dei suddetti rappresentanti cattolici che, contrariamente alle norme vigenti, tendono a un riavvicinamento, alcuni negando fin d’ora, come abbiamo visto, la validità della scomunica. Padre Rosario Esposito espresse la convinzione che la tendenza all’intesa internazionale e alla pace sociale sia il più importante punto d’incontro con la Massoneria, in vista della formazione degli Stati Uniti d’Europa, «in previsione della formazione degli Stati Uniti del mondo» 15. Altrettanto profani i punti di possibile incontro additati assai recentemente da Padre Giovanni Caprile in un articolo su La Civiltà Cattolica 16, degno di nota anche per l’importanza di tale rivista, quale sintomo di una svolta che va diventando più generale. Precisamente, P. Caprile (del quale si può senza dubbio apprezzare una moderazione sul piano dei rapporti umani e “diplomatici” in contrasto con il passato), riesce a scorgere, quali «punti di comune aspirazione» tra religione cattolica e iniziazione muratoria, «opere assistenziali, fraternità tra gli uomini, pace, collaborazione internazionale ecc.»; avvertendo nello stesso tempo che «un cattolico che voglia mantenersi al passo con la Chiesa non può arroccarsi ostinatamente in sterili posizioni definite tradizionaliste, ma che il più delle volte poco o nulla hanno a che fare con la sana vitalità della vera tradizione» 17. Purtroppo, la sua critica a “tradizionalisti” cattolici non è ingiustificata, come si vede dalla documentazione da lui citata 18, che rivela un’innegabile ristrettezza e deformazione mentale; ma non è meno sconfortante constatare che a tale “tradizionalismo” non si offre qui altra alternativa che uno storicistico «mantenersi al passo» (di corsa) dei tempi, in pratica riempiendo con contenuti profani il vuoto lasciato dalla scomparsa della «sana vitalità della vera tradizione». Quanto poi agli esponenti cattolici francesi sopra citati, notiamo che Padre Riquet ha mostrato di mettere la Massoneria sullo stesso piano del Rotary Club e dei Lions’ Club, di cui ha ricordato di essere membro onorario 19, e che Alec Mellor pensa che i riti massonici siano perfettamente paragonabili al «cerimoniale giudiziario, militare, universitario» 20, giungendo non solo a ignorare, ma a negare esplicitamente e totalmente l’esistenza nella Massoneria di quel carattere esoterico e iniziatico che ne è proprio l’essenziale 21. * * * Si vede dunque abbastanza bene una certa tendenza comune che, sia pure in forme diverse, apparenta fra di loro questi ed altri fautori di un nuovo avvicinamento fra Chiesa cattolica e Massoneria, e se ne possono trarre le seguenti considerazioni. La Chiesa cattolica si trovava prima in una posizione intenzionalmente difensiva, per l’esigenza di proteggersi e di proteggere i fedeli dal dilagare di una civiltà antitradizionale nell’ambito in cui si era precedentemente formata la cristianità occidentale: e questa esigenza, suscettibile di gravi distorsioni, anzitutto per un difetto di consapevolezza dei principi, venne ampiamente sfruttata dalle correnti antitradizionali per dar luogo a forme mostruose di ostilità contro un’eredità tradizionale di grande importanza per gli Occidentali come quella rappresentata dall’iniziazione massonica. In seguito, con il diffondersi in tutti i campi della “profanizzazione” dissolvente ormai generale in Occidente, c’è sì una nuova possibilità d’incontro, ma questa volta dalla parte della mentalità profana moderna 22,e quindi con una incomprensione ed una estraneità allo spirito iniziatico non meno completa che in passato. Davvero, di fronte a riavvicinamenti realizzati in queste condizioni, non crediamo affatto che ci sia da illudersi sul valore di eventuali intese esteriori tra membri della Massoneria e della Chiesa cattolica, tali magari da giungere forse (come ancora non è avvenuto) a modificare le passate condanne pontificali tuttora in vigore. D’altra parte, se abbiamo voluto esporre sommariamente certi dati significativi sulla situazione attuale al riguardo, con riferimenti alla storia e anche alla cronaca degli ultimi anni, è soprattutto per consentire di considerarne le possibili implicazioni pratiche per chi oggi, in Occidente, aspiri alla via iniziatica: ed è appunto su questo aspetto della questione che intendiamo ora soffermarci. V Massoneria e Chiesa cattolica: questioni pratiche Per un cattolico di origine cui si presenti la prospettiva di accedere all’iniziazione massonica, o che sia già massone, la situazione può essere indubbiamente assai problematica, se si tiene conto della duplice esigenza iniziatica e religiosa 23. Qualora, com’è ben comprensibile, egli pensi anzitutto a mantenere la propria partecipazione alla religione cattolica, egli, in seno alla Chiesa, si troverà oggi (come si sarà capito da quanto precede) di fronte a opinioni e giudizi confusi e contraddittori, ben lontani dall’ordine che dovrebbe essere offerto da una dottrina e da una legge tradizionale a qualsiasi livello. Peraltro, a meno di non più sottomettersi al vertice dell’autorità ecclesiastica (cosa che ci porterebbe al di fuori delle premesse considerate), bisogna pur riconoscere che restano ancora in vigore le norme più volte riconfermate; benché sia paradossale che da varie parti si preannunci un prossimo Codice di Diritto Canonico completamente diverso, e che persino esponenti episcopali suggeriscano esplicitamente di regolarsi già come se fossero approvati i profondi mutamenti che si suppone verranno stabiliti prossimamente! A questo proposito, non possiamo fare a meno di ricordare nuovamente le parole conclusive della prima Bolla di scomunica tuttora vigente: «E che nessuno sia tanto temerario da osare attaccare o contraddire la presente dichiarazione, condanna, proibizione e interdizione; se qualcuno portasse a tal segno la sua temerarietà, sappia che incorrerà nella collera di Dio Onnipotente e dei Beati Apostoli Pietro e Paolo» 24! In queste condizioni, indipendentemente dalle ragioni più o menoingiustificabili della scomunica, qualora un massone assumesse la via di ignorarla e di praticare i sacramenti, bisogna pur ammettere che sussisterebbe di fatto una netta irregolarità nei rapporti tra la Chiesa dispensatrice dei sacramenti ed il massone che li riceverebbe, con conseguenze rituali dubbie e possibili effetti squilibranti nel dominio sottile, che dovrebbe invece servire armonicamente di supporto all’influenza spirituale. Se si volessero evitare i pericoli di una tale situazione, si potrebbe supporre una pratica religiosa cattolica limitata ad una partecipazione extra-sacramentale, la quale potrebbe in effetti mantenere un suo significato, anche se è chiaro che si tratterebbe di qualcosa di estremamente incompleto. Per non trascurare nessuna eventualità, possiamo considerare poi il caso, a dire il vero eccezionale e alquanto problematico, che il massone cattolico ottenga ufficialmente dalla stessa autorità ecclesiastica competente (papale o episcopale) un annullamento della scomunica. A quanto ci risulta, però, tale annullamento presuppone un’esplicita abiura del giuramento prestato all’atto dell’iniziazione e di ogni riunione massonica (particolarmente per quanto concerne il segreto), e senza dubbio una simile abiura presenta sempre una particolare gravità, soprattutto dal punto di vista rituale, con tutte le incalcolabili conseguenze che ne derivano per l’iniziato spergiuro. Sussisterebbe infine, in casi personali speciali, la possibilità di una forma di sospensione (anziché annullamento) della scomunica, senza violazione esplicita del giuramento massonico. Peraltro, è comprensibile che un simile privilegio, se così possiamo chiamarlo, venga applicato a persone che si trovano sotto il diretto controllo del clero o che operano addirittura per incarico di esso, a fini informativi e di presenza in determinati ambienti, in un senso dunque assai estraneo alle finalità che qui possono interessare. Dobbiamo poi aggiungere che, se ci riferiamo a chi abbia preso coscienza della sua aspirazione iniziatica in virtù dell’opera di René Guénon ed intenda basarsi su di essa, questi non potrà fare a meno di tener contò dell’affermazione secondo la quale i riti della religione cattolica, se possono ancora avere un valore ai fini della salvezza, «non possono più servire come base o come punto di partenza per una realizzazione iniziatica», tanto che essi possono diventare un «ostacolo in rapporto a possibilità di un altro ordine» 25. Concludendosu questo particolare argomento, diremo che, nonostante tutte le riserve indicate, non si deve escludere in modo assoluto la possibilità di qualche forma di coesistenza, per certuni, tra l’appartenenza alla Massoneria e la partecipazione alla religione cattolica romana. Dovrebbe peraltro essere evidente che l’attuale inesistenza 26 di un’éliteintellettuale occidentale completa verso l’alto implica che attualmente un eventuale connubio tra le due istituzioni tradizionali occidentali rimaste – l’esoterismo massonico e l’exoterismo cattolico – non risolve affatto la questione della ricerca di un’iniziazione effettiva, la quale presuppone l’aiuto che può essere dato soltanto dalla tradizione integrale vivente, sempre presente nel mondo umano anche se sempre più difficile da ritrovare. Ma chi riuscirà ad affrontare correttamente oggi tale questione fondamentale, dopo aver ricevuto un’iniziazione muratoria da vivificare? (Fine) * Massoneria e Chiesa cattolica: antefatti e misfatti, nel n. 32 di questa rivista, pp. 105-129. 1 Si trattava, in particolare, del tedesco Padre Grüber e del francese Padre Portalié, collaboratore della rivista Études. A proposito di Léo Taxil, vedi, nel suddetto articolo Massoneria e Chiesa cattolica: antefatti e misfatti, pp. 136-127. Con l’occasione, precisiamo che l’affermazione secondo cui il Gran Maestro Lemmi «non scriveva mai una sola riga senza prima aver trafitto l’ostia consacrata con la penna datagli dal diavolo Sybacco», fu propalata non da Léo Taxil, ma bensì dal suo emulo italiano Margiotta: unicuique suum! 2 A tale corrente apparteneva, ad esempio, Clarin de la Rive, che aveva avuto una parte nel condurre a smascherare le imposture antimassoniche di Léo Taxil, e che fu poi il direttore di mia rivista la quale portò successivamenteil titolo di La France Chrétienne e La France Anti-maçonnique. Clarin de La Rive conobbe René Guénon, probabilmente nel 1913 (René Guénon era allora ventiseienne), comunicandogli una documentazione, da lui utilizzata in seguito, la quale riguarda dei gruppi “luciferici” e “satanisti”, che però in realtà non hanno nulla a che vedere con l’iniziazione massonica (pur potendo avere degli emissari tra i Massoni), ma anzi hanno interesse a gettare il discredito su tutte le organizzazioni tradizionali esistenti, ivi compresa anche quella massonica. Per un breve periodo (nel 1913-1914) René Guénon collaborò alla rivista di Clarin de La Rive, scrivendo con lo pseudonimo “Le Sphynx”; egli ebbe così modo di toccare argomenti significativie assai poco conosciuti a proposito di influenze più che sospette che si esercitarono sulla Massoneria, particolarmente nel XVIII secolo (cfr. Études sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. II, p. 189 e seguenti; cfr, anche il nostro studio Tentativi deviati, nel n, 28 di questa rivista). Nella stessa serie di articoli, egli poté pure iniziare la lotta tenace, che doveva proseguire poi su Le Voile d’Isis - Études Traditionnelles, contro le persistenti derivazioni delle imposture antimassoniche di Léo Taxil, e particolarmente contro la Revue Internationale des Sociétés Secrètes diretta da Monsignor Jouin (cfr. Études sur la Franc-Maçonnerie et le Compagnonnage, vol. I, parte dedicata alle recensioni di riviste; e Le Théosophisme, Histoire d’une pseudo-religion, terza edizione, Compte-rendus d’articles de revues). 3 Cfr. Rivista Massonica, gennaio 1970, pag. 11. 4 I riferimenti che seguono sono stati ricordati, in un articolo riportato sulla Rivista Massonica (gennaio 1970, pag. 12), da Padre Rosario Esposito, al quale la questione dell’avvicinamento tra massoni e Chiesa cattolica sta senza dubbio molto a cuore: evidentemente, non gli è statopossibile trovare nessun segno più favorevole e meno inconsistente al riguardo. 5 Ecco quanto ebbe a scrivere Jean Reyor nel 1949 a proposito de La Massonerìa e la Chiesa cattolica di Padre Berteloot, che pure apparve come uno dei massimi antesignani di un’intesa: «Dobbiamo dire che, appena iniziata la lettura, la nostra delusione è stata completa. Si tratta soltanto (ciò è detto senza ambagi) di lavorare alla “ricostituzione dell’unità francese”, di assicurare un avvertire di vitalità espansiva a tutto il corpo del nostro paese... tutte cose che può darsi interessino certi massoni e certi cattolici, ma, non avendo niente a che vedere con la realizzazione spirituale né con la salvezza, non hanno certo niente a che vedere neppure con la Massoneria né con la Chiesa, organizzazioni aventi un fine spirituale e di carattere universale che in quanto tali, non hanno da preoccuparsi dello “spazio vitale”... dell’una o dell’altra nazione. Ne risulta che il titolo dell’opera di Padre Berteloot trae in inganno (fait illusion), perché in realtà essa non riguarda né la Massoneria, né la Chiesa cattolica» (Études Traditionnelles, 1949, pag. 37); naturalmente, considerazioni analoghe si potrebbero applicare a tutti i casi in cui entrano in gioco angoli visuali ed orientamenti profani: ma come potrebbe accadere diversamente, quando è fondamentalmente profana la mentalità anche per alloro che si occupano di queste cose? 6 Il testo integrale di quella conferenza si trova pubblicato sulla rivista Le Symbolisme, n. 353 (luglio-settembre 1961). 7 Le Symbolisme, n. 353, pp. 308-310. 8 Cfr. soprattutto l’articolo Alle soglie dei tempi della fantateologia, nel n. 17 di questa rivista (ottobre-dicembre 1965), pp. 175-187. 9 Tale riconferma implica anche che, come già era stato affermato, la possibile compatibilità tra appartenenza attiva alla Massoneria e alla Chiesa cattolica per i massoni convertiti, prevista dalla conferenza episcopale scandinavo-baltica, non vale come regola, ma solo in quanto si riferisce a singole eccezioni, che devono essere stabilite dai vescovi localmente competenti. Sotto tale profilo, si tratterebbe dunque di un caso particolare della competenza episcopale a togliere o sospendere l’applicazione di scomuniche che secondo le regole canoniche generali vigenti colpirebbero o avrebbero colpito ipso facto determinate persone. Su tale eventualità di eccezioni, che possono essere attuate dall’autorità ecclesiastica diocesana, ritorniamo nel seguito del presente articolo. 10 Cfr. Rivista Massonica, luglio 1969, p. 248; in tale occasione, D. Esposito non si riferì del resto soltanto alla scomunica dei massoni, ma si pronunciò a favore di una «libertà lasciata a qualsiasi Credo religioso e per qualsiasi mentalità», senza nessun limite e distinzione e senza più nessun caso di incompatibilità con l’appartenenza alla Chiesa cattolica. Il suo pensiero venne meglio chiarito in seguito nell’articolo Scomunica della Massoneria, pubblicato nel numero di maggio 1970 della Rivista Massonica (pp. 225-226), con riferimento all’enciclica di Paolo VI Ecclesiam Suam, e particolarmente alle affermazioni «Nessuno è estraneo alla Chiesa. Nessuno le è indifferente per il suo ministero. Nessuno le è nemico che non voglia egli esserlo». È appena il caso di notare i pericoli di un’interpretazione che portasse praticamente ad accogliere qualsiasi tendenza che non si palesi esplicitamente come nemica! 11 Ad evitare un grosso equivoco, bisognerebbe precisare che più che di un orientamento religioso, si tratta di una “religiosità” nella quale intervengono contenuti residuali della tradizione cristiana, ordinati in conformità a sistemi sociali come quello in cui si formò la Gran Loggia d’Inghilterra. Ricordiamo che, secondo René Guénon, la prima e più fondamentale degenerazione della Massoneria è costituita appunto nel passaggio dal punto di vista iniziatico a quello della religiosità protestante. 12 Padre Ferrer Benimeli è l’autore del libro La masoneria después del Concilio (Barcelona, 1968), commentata ne La Civiltà Cattolica (n. 2838, pp. 570-572), che preannuncia una più ampia opera dello stesso autore, in otto volumi. 13 Cfr, il nostro articolo Massonerìa e Chiesa cattolica: antefatti e misfatti, nel n. 32 di questa rivista, particolarmente pp. 110-115. 14 Cfr. Rivista-Massonica, maggio 1970, pp. 227 e segg. 15 Cfr. Rivista Massonica, luglio 1969, p. 245. È doveroso osservare che, nella generale confusione, i cattolici fautori del “dialogo” non sono certo facilitati, a comprendere la natura della Massoneria, dalle idee distorte che possono avere i massoni stessi al riguardo. Come caso esemplare, si può citare una Lettera aperta a Padre Esposito (su Rivista Massonica, novembre 1971), la quale farebbe pensare che sia proprio della Massoneria respingere ogni idea di Rivelazione e di Autorità tradizionale, come se ciò che si presenta come tale fosse ritenuto un’invenzione puramente individuale. In tale “lettera aperta” leggiamo infatti che «per dare la scalata, e conservare a lungo, il potere terreno: cioè il potere del comando, il potere economico, il potere dell’uomo sull’uomo» «un giorno un uomo escogitò un sistema più penetrante... disse che l’idea della quale era portatore non gli apparteneva, ma gli era stata rivelata da Dio», e così di seguito, per spiegarci le vere origini delle religioni e delle forme tradizionali. Ammettiamo pure che ognuno possa esprimere le opinioni che prendono posto nella sua mente anche quando riguardano le cose più sacre ed anche quando sono così grottesche in rapporto ad esse; ma come conciliare questo caso, se non altro con la considerazione che il loro autore, come massone, ha pur prestato solenne giuramento sulla Bibbia aperta all’Inizio del Vangelo di Giovanni? E quale idea dell’iniziazione massonica si faranno i lettori sprovveduti a cui, con le migliori intenzioni, capitasse di riferirsi a simili pagine della Rivista Massonica? Per quanto dovrebbe essere ovvio, occorre forse osservare che il punto di vista iniziatico, proprio in quantosopra-religioso, è tutto il contrario di una grossolana prospettiva “sub-religiosa”, nella quale i segni del sopra-umano vengono ridotti a immagine e somiglianza dei limiti della propria mentalità. 16 Cfr. La Civiltà Cattolica, nn.2898, 2899, 2901 (20 marzo 1971, 3 aprile 1971, 1 maggio 1971). 17 Ibidem, n. 2901, p. 264. 18 Ibidem, n. 2898, pp. 567-570. 19 Cfr. J. Baylot e M. Riquet, Les Francs-Maçons, pp. 65-66. 20 Cfr. Alec Mellor, Nos Frères séparés, les Francs-Maçons, Conclusions, p. 330. 21 Questo tipico esponente delle nuove correnti favorevoli ad un accordo tra Massoneria e Chiesa cattolica, ora membro di ambedue, con le sue argomentazioni avvocatesche, in cui si palesa un intento demolitore di tutto ciò che va al di là della sua comprensione, ha affermato nettamente che nella Massoneria operativa «l’ipotesi (!) di infiltrazioni esoteriche e di “iniziati” è inverosimile» (Nos Frères séparés, les Francs-Maçons, p. 43): per lui, secondo «lo stato delle nostre (?) conoscenze», il segreto massonico era soltanto il «segreto professionale» (ibidem, p. 41), mentre d’altra parte il Compagnonaggio non sarebbe stato altro che un «organismo di protezione contro i Maestri» (ibidem, p. 38). 22 Osserviamo che in queste nuove forme di incontro entrano in gioco alcuni di quegli “ideali” moderni già da tempo introdotti negli ambienti massonici, di cui parlammo in altra occasione (cfr. L’iniziazione massonica nel mondo moderno, I, nel n. 26-27 di questa rivista). In tal modo, gli esponenti cattolici che giungono ora ad appoggiarsi a tali “ideali” possono apparire, rispetto ai massoni animati da una mentalità moderna, come dei “ritardatari” che hanno finalmente imboccato la via dell’evoluzione. Sennonché, come già facevamo notare, quegli “ideali” non sono niente di più che superstizioni o residui di una ben più profonda saggezza, distorti in modo da integrarsi momentaneamente nella dinamica del cammino antitradizionale che vienefatto percorrere al nostro mondo. Tant’è vero che certi “ideali” che erano “rivoluzionari” nel secolo scorso corrispondono ora a stadi che stanno per essere superati e travolti, e i tentativi di ravvivarli possono corrispondere così a un bisogno di difesa, comune a massoni e cattolici, di fronte a manifestazioni più “avanzate” che i loro stessi “ideali” hanno contribuito a preparare, in mancanza di un adeguato indispensabile ricollegamento ai principi e del discernimento che solo da essi potrebbe derivare. 23 Sull’aspetto religioso di taleesigenza, rimandiamo all’articolo di René Guénon, Necessità dell’exoterismo tradizionale, in Iniziazione e realizzazione spirituale (Edizioni Studi Tradizionali, 1967); aggiungiamo che tale articolo è particoìarmente importante da tener presente proprio per i Massoni, per i quali soprattutto fu scritto. 24 Cfr. Rivista di Studi Tradizionali, n. 32, p. 112. 25 Cfr. Rivista di Studi Tradizionali, n. 23, p. 95: estratto di una lettera di René Guénon dell’aprile 1935; cfr. anche le successive citazioni a pp. 96-97 dello stesso numero della rivista. 26 Su tale argomento, rimandiamo al nostro articolo pubblicato nel n. 34 di questa rivista: cfr. in particolare le numerose citazioni tratte da opere di René Guénon (pp. 18-20). - Artículo*: Pietro - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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En Veruela con los Bécquer -1- | Ángel Almazán

Volver a contemplar el monasterio de Veruela es retornar a la atmósfera becqueriana de los dos hermanos, el poeta y el pintor, Gustavo Adolfo y Valeriano. Allí estuvieron con sus familias de diciembre de 1863 a julio de 1864. Y buena forma de prepararse para este reencuentro es ver los dibujos que realizara Valeriano sobre diversos paisajes, arquitectura y elementos arquitectónicos de Veruela, como estos… - Artículo*: admin - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Un documental asegura que la esposa de Bach, Anna Madgalena, escribió parte de sus obras « MusicaAntigua.com

Un documental asegura que la segunda mujer del compositor Johann Sebastian Bach, Anna Madgalena, escribió parte de algunas de las mejores obras del músico, según informa el diario británico The Daily Mail. El filme, titulado ‘Written by Mrs. Bach’, está basado en un estudio escrito en 2011 por el profesor de la Universidad Charles Darwin de Australia Martin Jarvis y se estrenará en Londres la próxima semana auspiciado por la Academia Británica del Cine. En el documental, el profesor detalla los análisis de la tinta y el estilo de escritura que se aplicaron en su estudio y que, desde su punto de vista, demuestran que la implicación de Anna Magdalena en el trabajo y en las composiciones de Bach fue superior a lo que se estimaba hasta ahora. Jarvis señala que Anna Magdalena escribió el aria de ‘Variaciones Goldberg’ y el primer preludio de ‘El clavicordio bien temperado: Libro I’. Principal compositora Además, en la investigación refuta el hecho de que Anna Magdalena se limitó a transcribir las obras del último período de Bach, ya que mediante un análisis de la letra puede verse que la escritura carece de la “calma” y el “peso” de un mero dictado o copia. Por ello, en el documental se argumenta que la letra es una evidencia de que Anna Magdalena fue la principal compositora de algunas de las obras más famosas de Bach. En el documental, el profesor detalla los análisis de la tinta y el estilo de escritura que se aplicaron en su estudio y que, desde su punto de vista, demuestran que la implicación de Anna Magdalena en el trabajo y en las composiciones de Bach fue superior a lo que se estimaba hasta ahora. Jarvis señala que Anna Magdalena escribió el aria de ‘Variaciones Goldberg’ y el primer preludio de ‘El clavicordio bien temperado: Libro I’. Se dice que Anna Magdalena podría haber escrito ‘Suites para violoncelo solo’, el aria de las ‘Variaciones Goldberg’ e incluso el primer preludio del ‘Clave bien temperado’ de Bach y no simplemente “haberlos copiado”, como se había interpretado anteriormente, según explicó Martin Jarvis, profesor de música de la Universidad Charles Darwin de Australia. Jarvis aplicó diversas técnicas de análisis forense para estudiar las partituras del músico, centrándose sobre todo en la estructura y el lenguaje musical, las anotaciones y la caligrafía. El profesor asegura que pretende anular la convención “sexista” que reconoce únicamente a los compositores masculinos y finalmente restablecer a la señora Bach en los libros de historia. La compositora británica Sally Beamish, que presentará el documental en la BAFTA, dijo que esta teoría plantea algunas preguntas importantes acerca de la relevancia que han tenido las compositoras en la historia de música y podría “transformar” la imagen de algunas obras ‘masculinas’ reconocidas mundialmente. Artículos relacionados: La pequeña crónica y el pequeño cuaderno de música de Anna Magdalena Bach Bach íntimo, la pequeña crónica y el pequeño cuaderno de... Documental sobre BACH: “Un ambicioso proyecto, único en la historia musical española” El documental de la Productora Tirabeque se adentra en los... “BACH EN MADRID” PELÍCULA DOCUMENTAL El próximo jueves 3 de octubre a las 17:00, tendrá... - Artículo*: MusicaAntigua - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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Guineos, Negros, Negrillas o Villancico de Negros « MusicaAntigua.com

Los Guineos, Negros o Negrillas (también llamados “villancico de negros”), eran un género de villancicos que pretendían retratar a los esclavos africanos, imitando su música y su manera de hablar. Cuando un villancico daba voz a personajes africanos que hablaban en una temprana variedad criolla del castellano o el portugués, a veces mezclando algunas palabras sueltas de la lenguas yoruba o bantú, se denominaban normalmente negro, negrilla o guineo, y tendía a incorporar los fuertes esquemas rítmicos de percusión que eran considerados típicos de las danzas africanas, así como efectos antifonales y de responso entre los solistas y el “tutti”, que eran frecuentemente asociados con las ejecuciones vocales de la tradición africana. SAN SABEYA GUGURUMBÉ (La Negrina) – Mateo Flecha “El viejo” (1481 – 1553). (“Las ensaladas de Flecha” – Praga, 1581). Intérpretes: La Capella Reial de Catalunya – Hespérion XXI – Director: Jordi Savall. En este enlace a youtube, puedes ver la letra y su traducción “Este subgénero del villancico, fue muy popular en España y sus colonias entre los siglos XVII y XVIII. Los villancicos de negros o guineos retraban a los esclavos africanos a través de ciertos clichés estilísticos presentes en el texto y, en menor medida, en la música. La introducción de esclavos negros en la península data de la primera mitad del siglo XV, cuando los mercantes portugueses comenzaron a traficar esclavos desde las costas de Guinea. El negro como personaje cómico fue una creación de la literatura portuguesa que pasó luego al teatro español. Los autores más prominentes del escenario ibérico, como Lope de Vega (1562–1635) y Calderón de la Barca (1600–1681), usaban frecuentemente este personaje. El negro era representado como un sujeto inocente y más bien tonto, que sin embargo en el fondo era una persona noble y de buen corazón. Aunque el estereotipo marcaba claramente la diferencia del negro con respecto al español y justificaba la dominación ejercida por este último, la caracterización no era completamente negativa. La imitación del habla de los africanos, llamada “español bozal” o simplemente “bozal” por los literatos y los filólogos, era extremadamente popular en la literatura del Siglo de Oro. Francisco de Quevedo (1590–1645), una de las mayores figuras del periodo, da a sus colegas la fórmula de éxito para dominar el arte de escribir comedias: “Si escribes comedias y eres poeta sabrás guineo en volviendo las RR LL y al contrario: como Francisco, Flancisco: primo, plimo.” Esta afirmación en sí misma muestra claramente que el bozal era una metáfora estilística y no el retrato de una práctica común. Una de las marcas estilísticas más notorias de los textos de villancicos negros está en el uso de sílabas onomatopéyicas. Cadenas de sílabas y palabras sin sentido como “tumbucutu cutu cutu” (A siolo flasiquiyo, Juan Gutiérrez de Padilla) o “zaranguan guan” (Teque–leque, Julian de Contreras) ilustran el intento de los autores por describir vestigios imaginarios de dialectos africanos. Hay una energía rítmica ligada al uso de onomatopeyas, como en el primer ejemplo mencionado arriba, que está conectada con el uso de tambores, otra alusión directa a lo africano. Se mencionan también de manera frecuente la danza y el uso de otros instrumentos musicales, en especial de viento y de percusión”. – (Carolina Santamaría) ANTONYA, FLACIQUIA, GASIPÁ – Frei Filipe da Madre de Deus (ca.1630 – ca.1690). [Negro a 5. Guatemala, "Archivo Capitular" (se cantó este año de 1704)]. Intérpretes: La Capella Reial de Catalunya – Hespérion XXI – Director: Jordi Savall. Imágenes: Antigua Guatemala (Guatemala). Al final de este artículo puedes ver la letra original de ANTONYA, FLACIQUIA, GASIPÁ, y su traducción. “Antonya, Flaciquia, Gasipá” (Antonia, Francisca, Gaspar) de Frei Filipe da Madre de Deus (ca.1630 – ca.1690), compositor portugués, que fue maestro de la cámara de música del rey Alfonso VI de Portugal de 1660 a 1668; contiene una trama particularmente divertida, pues los personajes, que han caído dormidos después de una larga tarde bebiendo (un vino en ‘no’ muy buen estado, que ragalaba la señora Pura) y bailando, se despiertan unos a otros para llegar a Belén a tiempo de adorar a Jesús, y uno de ellos se queja repetidamente, a intervalos regulares, de un terrible dolor de cabeza por haber bebido demasiado. TAMBALAGUMBÁ (Negrilla a 6) – Juan Gutiérrez de Padilla (ca. 1590 – 1664). Intérprete: Ars Longa de La Habana – Directora: Teresa Paz. Imágenes: Puebla (México) y su Catedral. En este enlace a youtube puedes ver la letra de TAMBALAGUMBÁ. Enlaces de interés: PDF: NEGRILLAS, NEGROS Y GUINEOS Y LA REPRESENTACIÓN MUSICAL DE LO AFRICANO TESIS SOBRE UNA CONTRIBUCIÓN SOBRE LOS VILLANCICOS NEGROS (PDF en inglés) Villancico de Negros, una ventana por donde se ve e integra al otro Alia-Vox Escrito por Camilo López García _______________________________________________________________________________________ Letra y traducción de Antonya, Flaciquia, Gasipá - Antonya, Flaciquia, Gasipá, - Antonia, Francisca, Gaspar, - Que quelé, que le si, que yamá, – ¿Qué quieres, qué dices, qué llamas?. - Que no se que me alalo – Que no sé que me ha dado esa noche de Navilá, esta noche de Navidad. - Que sentimo, que tenemo, – ¡Qué sentímos, qué tenemos, que queramo. qué queremos!. - Mucho me duele la cabeza. – Mucho me duele la cabeza. - Turu samo desmayala – Todos estamos desmayados y la visa candilar y con la cara encandilada, y muy espeso cupimo, y muy espeso escupimos pulque un tlaguiyu de vino porque un traguito de vino la negla Pula leglá. la negra Pura regala. Mucho me duele la cabeza. Mucho me duele la cabeza. - Ay Jesú como sa peldida, – Ay, Jesús, como está perdida, ay Jesú y que mala que sá. ay, Jesús, qué mala que está. - Mucho me duele la cabeza. – Mucho me duele la cabeza. - Valgame nosa siola – Válgame Nuestra Señora, con esso salimo a ola, con eso salimos a orar, quando las tula neglia cuando todas las negras de la maiol visarria, de la mayor bizarría, a quien turo lo blanco veni a escuchal, a quien todos los blancos vienen a escuchar. - Anda mandinga / vosotla, – ¡Vete mandinga! / vosotras, - Anda beyaca / vosotla, – ¡Vete bellaca! / vosotras, - Anda bolacha / vosotla, – ¡Vete borracha! / vosotras, - Deshonra de neglo / vosotla, – ¡Deshonra de negros! / vosotras, se lá que yo so que un asiolo, hi, hi, es que yo soy una señora, hi, hi, que la mal que sá de sanguanguá, ha, ha, que tiene el mal de Sanguanguá, ha , ha, y muy honrala, hi, hi, ha, ha, y muy honrada, hi, hi, ha, ha, y vosotla una pura beyaca y vosotras unas puras bellacas, ya ola lo velá a turu lo negla, y ahora lo verán todos los negros. - ¿Ola pala qué, pala qué yamá?. – ¿Ahora para qué, para qué llamas? - Para que vamo a Belen – Para qué vayamos a Belén â vé lo Niño Manué, a ver al Niño Manuel que a naciro en la paja, que ha nacido en la paja, lo neglo se ha de asé Raja el negro se ha de hacer Raja bailando, cantando, bailando y cantando todo, tucando a lindo compá. tocando al lindo compás. Mucho me duele la cabeza, Mucho me duele la cabeza, - Bolachita bene, bolachita vá, – Borrachita viene, borrachita va, bolachita canta , bolachita sá, borrachita canta, borrachita está. - Mucho de duele la cabeza. – Mucho de duele la cabeza. - Bolachita, bolachita sá. – Borrachita, borrachita está. [Coplas]: [Coplas]: - Al Pultal emo yegalo, – Al portal hemos llegado, mila â lo niño yolá, mira al niño llorar en lo blaso de Malía en los brazos de María pulque lo negla porque la negra lo llegue â arruya. lo viene a arrullar. - Ya le milo y como ezamo, – Ya le miro y comenzamos si caelá, ô no caelá, si caerá, o no caerá, me palice que â lo niño me parece que tanta belleza del niño turo pulclisa se le vá en tembrá. la hace temblar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. - Mila â la mula y lo bueye – Mira a la mula y el buey que acompañando le ezá, que acompañándole están, lo bueye con mucho aliento el buey con mucho aliento y la mula a la paja se vá. y la mula a la paja se va. - Mana si lo bueye alienta – El buey alienta el maná, y la mula en comel dá, y la mula está comiendo, yo â la salud de lo niño yo a la salud del niño gol, gol, gol, otlo tlago he de echá. glu, glu, glu, otro trago debo echar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. [Estribillo]: [Estribillo]: Le le le la la la, Le le le la la la, bolachita bene, bolachita va, borrachita viene, borrachita va, bolachita canta, bolachita sá, borrachita canta, borrachita está, pulque mucho me pesa la cabeza. porque mucho me pesa la cabeza, Le le le la la la, Le le le la la la, bolachi, bolachita sá. borrachita, borrachita está. [Coplas]: [Coplas]: - Mila Angeles y pastoles – Mira Ángeles y pastores que le vienen â adolal, que le vienen a adorar, y â colos cantando dicen y a coros cantando dicen que en oi niño que con el niño ha llovido el maná. ha llovido el maná. - Si el maná yuebe ô no yuebe, – Si el maná llueve o no llueve yo no, no entende agualá yo no, no quiero aguantar de lo vino solamente, del vino solamente, ya lo puedo le botacolá. ya lo que puedo me voy a tragar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. Estribillo… Estribillo… - Al siolo San Jusepe, – Al señor San José, mila que atenta que ezá, mira que atento que reza, y al niño hace revelencia y al niño hace reverencia y él se ha llevado la Patel nidá. y él se ha llevado la paternidad. - Bien sabemo que Jusepe – Bien sabemos que José de la zierra zá officiá, de la sierra es oficial, y pula que so el licole y que solo el licor de la Sierra quelemo gastá. de la Sierra queremos gastar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. Estribillo… Estribillo… - Turos andan eza noche – Todos andan esta noche con azogue y sin palá, con azogue y sin hablar, no sa mucho quando Dioso no hace mucho que Dios al mundo milamos se quizo echá. a este mundo que miramos se quiso echar. - Si al mundo se ha echado Dioso, – Si al mundo se ha echado Dios, que pantamos que almilá, que espantamos al mirarle, que cupiendo â bena gila, pues escupiendo abenadilla la negla â caza ya yegue astizá. la negra llega a casa para atizar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. Estribillo… Estribillo… - No halla cosa de plovecho – Tu dirás de qué sirve y la razón te faltá, pero te equivocarás, que la fe pala una negla la fe de una negra montone de humo es un montón de humo, sorriya lo vá. un montón de arena. - Y lemé poquito â poco – Y lamiendo poco a poco, cala aquí, cala â cuyá cala aquí, cala allá, y pues que Dioso ha nasilo, y ya que Dios ha nacido bien puedo alegle bebé y roncá. bien puedo alegre beber y roncar. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. Estribillo… Estribillo… - Oye mila â lo tre Reye – Oye, mira a los tres Reyes qual viene â adolal, que le vienen a adorar, y entre ellas viene també y entre ellos viene también nuestro plimo, lo Re Gasipá. nuestro primo, el Rey Gaspar. - Ya los ves de camino – Ya los ves de camino, y que tlaen pala blindá, y que traen para brindar mucha bota y una estrella muchas botellas y una estrella, que relámpago â la visamilá. que relámpago a la mirada da. Mucho me pesa la cabeza. Mucho me pesa la cabeza. Artículos relacionados: Orígenes del villancico español El villancico se remonta a las postrimerías del siglo XIII,... FALALALANLERA (S. XVI): Un villancico a lo “humano” y a lo “divino” El Cancionero de Gandía (Barcelona, Biblioteca de Catalunya, M. 1166... - Artículo*: MusicaAntigua - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
 

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