Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

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Ansiedad / Angustia
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Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
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La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

martes, 27 de febrero de 2018

Sacralità e sapienzialità del Rosario mariano (Cosmo Intini)

Il Rosario mariano è preghiera molto antica, le cui origini risalgono a ben prima dell’anno Mille. Fu ad ogni modo nel XV sec. che il frate domenicano Alain de La Roche ne stabilizzò l’attuale forma, affermando di esser stato ispirato in ciò direttamente dalla S. Vergine Maria nel corso di una serie di apparizioni. Raccomandata nei secoli da Pontefici e Santi, in quanto ritenuta ‘arma potentemente efficace’, la sua importanza è stata anche ribadita nel corso di straordinari eventi come quelli di Lourdes e di Fatima. Ma oltre ad essere quella salutare pratica di preghiera che ogni cattolico dovrebbe conoscere e praticare, il S. Rosario riveste un particolare interesse in quanto testimonia chiaramente la propria origine divina e rivelata. Lo si evince dal fatto che sussiste una sottile ed imprescindibile connessione, un’armoniosa e coerente coincidenza ontologica tra il suo significato e la sua ‘conformazione strutturale’, il suo significante. Soltanto una natura sacra può infatti manifestarsi secondo una simultaneità vigente tra la propria essenza e quella che è d’altra parte l’espressione di tale sua essenza stessa: il proprio nome. Nel voler qui mettere in luce gli aspetti fondamentali di tale più profonda natura che è propria del S. Rosario, ci proponiamo innanzitutto di mostrare quanto la pratica di tale preghiera non possa e non debba rimaner circoscritta ad un approccio soltanto di tipo puramente ‘devozionale’, privandosi cioè di quelle ulteriori ‘consapevolezze’ che ne renderebbero la fruizione più vera, motivata e magari per questo anche più efficace. Inoltre, con l’occasione intendiamo fornire certi spiragli utili per comprendere la realtà e l’efficacia ‘sapienziale’ insita in alcuni procedimenti ermeneutici – definibili per questo quali vere e proprie ‘scienze sacre’ – i quali risultano particolarmente applicabili con puntuale coerenza entro la Tradizione cristiana, proprio in quanto riferibili alla manifestazione incarnata del Cristo Logos. BREVE INTRODUZIONE AL CONCETTO DI LINGUA SACRA E ALLA PRATICA DELLA GEMATRIA La scienza sacra che nello specifico ci introduce ad una conoscenza più profonda del S. Rosario è la Gematria. Con tale termine si allude a quella comprensione interpretativa dei significati anagogici presenti nelle Sacre Scritture di una tradizione religiosa, realizzata sulla base della consapevolezza dottrinale di una corrispondenza sussistente tra numeri e lettere alfabetiche della lingua che di tale tradizione religiosa sia riconosciuta come sacra. Nel caso specifico del Cristianesimo, la lingua che riveste tale funzione ‘sacrale’ è certamente il Greco antico. Questa nostra affermazione potrebbe forse lasciare stupiti molti lettori, ma le ragioni di quanto affermiamo sono profonde. Innanzitutto, va precisato che l’accezione di ‘lingua sacra’, nel caso del Cristianesimo, denota la capacità della lingua greca di contenere in maniera latente l’espressione del Mistero cristiano concernente i suoi fondamentali dogmi, nonché quei suoi aspetti teologici e metafisici che costituiscono le Verità di Fede anche nel loro aspetto più profondo[1]. Non è del resto un caso che non solo tutto il Nuovo Testamento sia stato scritto proprio in ‘greco’, ma anche, ed in particolar modo, che specificatamente in tale lingua si sia rivelata l’Apocalisse di Giovanni: l’unico libro profetico presente nel canone neotestamentario e l’unico del quale sia affermato esplicitamente di esser stato “inviato dall’Alto”[2]. Nel concreto del suo utilizzo, la gematria considera ogni parola come fornita di un valore numerico totale, ottenuto in base alla somma dei valori numerici posseduti dalle sue singole lettere alfabetiche. Tale valore rispecchia in sé una qualità piuttosto che una quantità, la quale può essere colta sostanzialmente sia sulla base delle relazioni con cui tali valori numerici vengono a porsi nei rispetti di altri valori numerici ad essi rapportati, sia sulle relazioni che si stabiliscono all’interno di sé stessi nella successione con cui si presentano i numeri che li costituiscono, sia sul valore simbolico di ognuno di questi suoi singoli numeri, sia infine pure sul geroglifico della propria cifra. Inoltre, la gematria insegna che, a parità di valore numerico totale – evenienza alla quale viene dato il nome di isopsefia – due o più parole diverse si equivalgono anche nel proprio valore e senso qualitativo, simbolico e spirituale[3]. La gematria, beninteso, non è affatto un tardo e magari soggettivo approccio all’interpretazione dei testi sacri; tant’é che proprio nel libro dell’Apocalisse compaiono allusioni esplicite che confortano la liceità dell’impiego di questo approccio ermeneutico. Tra questi riferimenti ricordiamo in particolare: 1) l’invito a calcolare gematricamente il numero del nome della bestia (Ap13,18); 2) la ripetuta auto rivelazione del Logos che più volte si definisce essere l’‘Alpha e Omega’ (Ap1,8. 21,6. 22,13). Quest’ultima evenienza assume una valenza decisiva in quanto è possibile leggervi la chiara e diretta dichiarazione del Logos di essersi, in certo qual modo, spiritualmente “incarnato” anche nell’alfabeto greco; e ciò proprio in virtù della Sua peculiare natura (Logos = Pensiero e Parola). Per aiutare il lettore a verificare le nostre osservazioni, riproponiamo innanzitutto lo schema dei rapporti alfabetico-numerici sussistenti per l’appunto in lingua greca. Ciò servirà come utile ausilio per seguire i computi gematrici che andremo ad effettuare: α (alfa): 1 ι (iota): 10 ρ (rho): 100 β (beta): 2 κ (kappa): 20 σ (sigma): 200 γ (gamma): 3 λ (lambda): 30 τ (tau): 300 δ (delta): 4 μ (mi): 40 υ (ypsilon): 400 ε (epsilon): 5 ν (ni): 50 φ (phi): 500 ϛ (stigma): 6 ξ (xi): 60 χ (chi): 600 ζ (zeta): 7 ο (omicron): 70 ψ (psi): 700 η (eta): 8 π (pi): 80 ω (omega): 800 θ (theta): 9 ϟ (qoppa): 90 ϡ (sampi): 900 IL ROSARIO MARIANO E IL SIMBOLISMO GEMATRICO DEL NUMERO 15 Se per antichissima tradizione il numero 15 è sempre stato strettamente adoperato in riferimento alla Santa Vergine Maria[4], alla luce delle constatazioni che andremo qui ad effettuare possiamo ben dire che esso rappresenta effettivamente una pertinente e diretta espressione della Madonna stessa, in quanto a Lei legato in maniera intrinseca: un Suo vero simbolo, insomma, il cui suo uso non va pertanto concepito come frutto di una mera convenzione. Tale contingenza viene confermata dal fatto che il 15 è appunto il numero posto estesamente alla base della struttura della Corona del S. Rosario; e ciò assieme al numero 5, di cui in effetti non è altro che una sorta di ‘estensione’ numerologica, visto che il 15 risulta esser ottenuto dalla somma delle ‘prime cinque cifre’ (15=1+2+3+4+5)[5]. Ma procediamo con ordine. Se prendiamo le cifre 4-5-6, notiamo come all’interno della decina (e seguendo il punto di vista tradizionale, di matrice pitagorico-platonica, sappiamo che è dalla decina che viene simbolizzata la totalità ordinata dell’Universo creato) esse siano le uniche che, essendo contigue, posseggono la caratteristica di avere come somma 15, facendo peraltro ‘perno’, per così dire, proprio sul centrale numero 5 che è il numero ‘ierogamico’ e quindi ‘mariano’ per eccellenza. Orbene, operando una lettura gematrica del n.456 notiamo che tale valore corrisponde a quello della parola greca meter (μητηρ)[6], che traduce ‘madre’. D’altro canto, il suo inverso 654 corrisponde a basilissa (βασιλισσα)[7], che traduce ‘regina’. Siamo qui immediatamente posti al cospetto di quelli che sono i confini, i termini-pilastro entro cui si esplica il Mistero mariano: Madre di Dio sulla Terra (notare le cifre 4-5-6 poste in senso ‘ascendente’) e Regina-Sposa di Dio in Cielo (notare la disposizione ‘discendente’ delle cifre 6-5-4). Inoltre, spartiacque tra tali due estremi è il n. 555 che di 456 e 654 rappresenta la media aritmetica. Ora, a parte l’emblematica comparsa di questo triplice numero 5 la cui somma è ancora una volta 15, notiamo che al valore 555 corrisponde proprio la parola greca koimesis (κοιμεσις)[8], che per gli ortodossi traduce ed indica la ‘Dormizione’(ovvero l’‘Assunzione’, per noi cattolici). La Dormizione della S. Vergine Maria esprime in maniera univoca il momento del Suo passaggio dalla Terra al Cielo, andando Ella ad unire la propria condizione di Madre a quella di Regina. Se quanto sin qui osservato può ancora dar adito al dubbio di trovarci di fronte ad una mera casualità, basterà allora constatare che l’insieme dei due numeri 5 e 15 hanno ancora molto da dirci. Infatti, il n.515 (dato dall’accostamento di 5 e 15) è il valore di parthenos (παρθενος)[9], ‘Vergine’[10], mentre 155 (dato dall’accostamento di 15 e 5) corrisponde a g Maria (γ Μαρια)[11], che traduce ‘S. Maria’[12]. Come se non bastasse, notiamo che a 15 corrispondono pure le due parole greche – una l’anagramma dell’altra – aghia (αγια)[13]e gaia (γαια)[14], le quali traducono nell’insieme ‘Terra Santa’; con quello che ne consegue soprattutto in rapporto alla S. Vergine, invocata già dalla patristica dei primi secoli con l’epiteto di ‘Terra edenica’, nonché di ‘Gloria di Gerusalemme’ ovvero pure di ‘Figlia di Sion’. A questo proposito vorremmo inserire la riflessione su quella che è la struttura della Corona vera e propria con cui si effettuano le meditazioni e si recitano le preghiere del S. Rosario. Essa è costituita da grani in numero di 5 decine + 5 unità, posti nella sua parte circolare, oltre ad una serie di grani in numero di 1 + 3 + 1, posti nella sua appendice. Se a tali valori 50 – 5 – 1 – 3 – 1 abbiniamo le corrispondenti lettere greche otteniamo n-e-a-g-a (ν – ε – α – γ – α). Tale sintagma traduce in greco ‘terra nuova, terra vergine’, ulteriore tradizionale epiteto con cui si è invocata la S. Vergine sin dalla remota antichità! Un’ulteriore menzione va fatta a riguardo della notevole circostanza secondo cui la preghiera dell’Ave Maria, allorché recitata ‘in latino’, consta di 30 parole suddivise in due parti di 15 + 15 facenti centralmente perno sul nome Iesous; il Pater Noster ne consta altresì di 50 ed il Salve Regina, con cui si conclude usualmente la recita, di 55 parole. Il Gloria ne consta di 20, che è un ulteriore multiplo di 5. In definitiva, se sommiamo tutte le parole delle quattro preghiere che costituiscono il S. Rosario (Ave, Pater, Gloria, Salve Regina) abbiamo come totale 155, che ricordiamo essere il già incontrato valore gematrico di S. Maria[15]. Un’ultima emblematica circostanza concerne la festività della ‘Madonna del Rosario’. Tale festa ricorre il 7 ottobre e fu fissata nel 1571 sulla scorta della vittoria nella battaglia di Lepanto. Ciò che a noi preme sottolineare è la contingenza metastorica che ha fatto sì che la ricorrenza venisse introdotta da Papa Pio V e che fosse fissata proprio per quel giorno! Innanzitutto va osservato che il 7 ottobre è il 15mo giorno del segno della Bilancia, ovvero quello esattamente centrale, posto come esso a 15 gg. dal suo inizio e 15 dalla sua conclusione. Esso assume in pratica una posizione armonizzante, di equilibrio all’interno del segno. La contingenza è notevole in quanto la bilancia stessa è simbolo di equilibrio, oltre che di giustizia; ed è per questo che essa risulta peraltro collegata con il Giudizio Universale! Conosciamo benissimo quella che è la posizione che, si ritiene, assumerà la S. Vergine nel giorno del Giudizio, quando questo avverrà dinanzi alla porta del Paradiso: mentre l’Arcangelo Michele sarà deputato alla pesa delle anime, impugnando appunto la bilancia, la S. Vergine invece intercederà per coloro che in vita Le saranno stati fedeli, sorreggendo uno dei piatti della bilancia stessa affinché la loro anima risulti meno pesante[16]. Che poi la creazione della festa del S. Rosario sia avvenuta per iniziativa di Papa Pio V, anche ciò riflette una circostanza ‘metastoricamente’ significativa! Seguendo infatti il computo dell’Annuario pontificio, Papa Pio V è stato il 225mo Pontefice. Ebbene, il valore 225 è pari a 15 x 15. Come a dire: il valore 15 espresso alla propria potenza! Seppur nella loro necessaria concisione, auspichiamo che le osservazioni sin qui operate possano aver donato una seppur minima idea della vastità di implicazioni misteriche che è possibile riconoscere alla figura della S. Vergine Maria ed alla preghiera che ne è per antonomasia l’icona: il S. Rosario. NOTE ESPLICATIVE [1] La ‘lingua sacra’ non sempre coincide con quella che è la ‘lingua liturgica’ di una data religione. Per il Cristianesimo occidentale, ad esempio, è il latino ad assolvere a quest’ultima funzione. In alcune occasioni, tuttavia, è altrettanto evidente che anche la lingua liturgica può assumere caratteristiche “sacre” atte a veicolare significati profondi. Nel caso proprio del Rosario, ad esempio, tale pratica é stata “rivelata” in latino, e la stessa traduzione latina delle preghiere del Pater e del’Ave rispecchiano una perfezione numerologica che fa capire che tale traduzione non fu affatto un’opera “profana”. [2] La natura rivelata dell’Apocalisse è esplicitamente dichiarata dal Logos stesso a conclusione del libro di cui non dev’essere mutata alcuna parola: “A chiunque ascolta le parole della profezia di questo libro io dichiaro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio gli farà cadere addosso i flagelli descritti in questo libro; 1e se qualcuno toglierà qualcosa dalle parole di questo libro profetico, Dio lo priverà dell’albero della vita e della città santa, descritti in questo libro”. (Apocalisse 22, 18-19) [3] Tanto per fare qualche esempio: la parola ‘pneuma’, che significa ‘Spirito’, allorché scritta in greco possiede lo stesso valore gematrico di ‘aetos’, che significa ‘aquila’; e ben conosciamo l’equivalenza simbologica dei due termini. oppure, la parola greca ‘yios’, che significa ‘Figlio’, ha il medesimo valore di ‘zygos’, che traduce ‘bilancia’; e qui si allude alla seconda persona della SS. Trinità nell’accezione de ‘il Giusto’! E così via! [4] E’ sintomatico che il n. 15 compaia a Lei accostato sin già dai Vangeli apocrifi. Secondo il Vangelo armeno dell’infanzia ad esempio (V,9), pare che l’Annunciazione sia avvenuta il 15 di Nisan (= 6 aprile). Secondo questo stesso apocrifo, ma anche secondo molti altri, pare che la Vergine Maria, così come era usanza dell’epoca, sia stata offerta dai propri genitori al Tempio e lì custodita in santità fino all’età di 15 anni. Ed ancora: quando Ella fu offerta (aveva ancora solo 3 anni), stupì tutti in quanto, per grazia infusa da Dio, salì i 15 gradini che conducevano dal cortile all’interno del Tempio senza voltarsi indietro per cercare i genitori, così come solevano fare invece tutti gli altri bambini. [5] La preghiera del S. Rosario si basa sulla meditazione attorno a 15 Misteri, suddivisi in tre gruppi di 5 (Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi). Ogni cinquina comporta la recita di 50 Ave, 5 Pater e 5 Gloria. Prima di ogni cinquina si recitano ulteriori 5 preghiere: 1 Pater, 3 Ave, 1 Gloria. [6] 456 = 40+8+300+8+100. [7] 654 = 2+1+200+10+30+10+200+200+1. [8] 555 = 20+70+10+40+5+200+10+200. [9] 515 = 80+1+100+9+5+50+70+200. [10] A proposito del n.515, andrebbe operata tutta una serie di osservazioni riguardanti l’utilizzo fattone da Dante nella Divina Commedia. Qui ci basti ricordare che nella famosa profezia del cosiddetto ‘cinquecento dieci e cinque’ si parla di un Veltro-Messo di Dio, figura riconducibile ad un simbolismo di regalità (cfr. Inf. I,101 e Purg. XXXIII,43) da cui l’oramai famosa decodificazione del 515, tramite le cifre romane, in DVX. A noi preme sottolineare il fatto che il veltro è un cane, e che in greco la parola che sta per cane, ossia il sostantivo kyon (κυων), si presenta altresì come part. pres. del verbo ‘kyo’, significando pertanto ‘colei che è gravida, incinta’. La figura apocalittica della Donna incoronata di stelle che incinta appare in Cielo (Ap 12,1-2 sgg.), che dall’esegesi cristiana viene interpretata quale simbolica immagine appunto della S. Vergine, risulterebbe insomma attinente alla simbologia profetico-regale del Messo di Dio; tant’è che Ella è stata spesso dichiaratamente invocata quale ‘condottiera degli eserciti, protettrice dell’Impero’! [11] 155 = 3+40+1+100+10+1. [12] La lettera “gamma”, secondo un uso molto antico, quando compare isolatamente è un’abbreviazione di aghìos, cioè “Santo”! [13] 15 = 1+3+10+1. [14] 15 = 3+1+10+1. [15] Cfr. nota 7. [16] Vogliamo incidentalmente far osservare che il giorno della festa di S. Michele, ossia il 29 settembre, si pone da una parte esattamente a 6 giorni dall’inizio del segno della Bilancia (23 settembre), dall’altra a 9 giorni dalla festa della Madonna del Rosario (7 ottobre). Ciò non è da leggersi come privo di un proprio particolare e nascosto senso, in quanto il 6 ed il 9 costituiscono i geroglifici di una simbologia legata appunto all’equilibrio, ed in particolare all’equilibrio degli opposti, in virtù della loro specularità rovesciata: 69. - Artículo*: Gianluca Marletta - Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL Psicología Clínica y Transpersonal Tradicional (Pneumatología) en Mijas y Fuengirola, MIJAS NATURAL *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí enlazados
Sacralità e sapienzialità del Rosario mariano (Cosmo Intini) 0 By Gianluca Marletta on 27 febbraio 2018 Metafisica tradizionale, Religione Il Rosario mariano è preghiera molto antica, le cui origini risalgono a ben prima dell’anno Mille. Fu ad ogni modo nel XV sec. che il frate domenicano Alain...

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