Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

lunes, 26 de abril de 2021

Le misteriose rovine di Malden Island, nell’oceano Pacifico

Le sperdute isole del Pacifico sono spesso caratterizzate da idoli megalitici e strutture sopraelevate (i caratteristici “Marae”), un tempo utilizzate durante i riti sacri. Malden Island non fa eccezione, presentando anche, fra i vari siti di interesse archeologico, enormi strade lastricate in pietra basaltica che oggigiorno scompaiono tra i flutti oceanici: una scoperta apparentemente inspiegabile che ha suggerito ai ricercatori l’ipotesi dell’esistenza, in un passato remoto, di un continente perduto. di Marco Maculotti Traduzione dell’articolo Ruins of Malden Island and The Mysterious Roads that Lead into the Sea di Michelle Freson, originariamente pubblicato su Ancient-Origins.net Malden è una minuscola isola nell’Oceano Pacifico centrale, che copre complessivamente un’area di circa 15 miglia quadrate (equivalenti a 24 chilometri quadrati, ndT). Si tratta di una delle Isole Line appartenenti alla Repubblica di Kiribati e, sebbene a Malden non sia presente personale residente, occasionalmente si verificano visite di diportisti stranieri. L’isola è meglio conosciuta per le sue rovine di origine sconosciuta, i suoi depositi di guano (un prezioso fertilizzante agricolo naturale, ricavato dagli escrementi degli uccelli marini) e il suo storico utilizzo come sito dei primi test nucleari britannici. L’isola di forma triangolare si trova a 1.530 miglia nautiche (circa 2.800 km, ndT) a sud di Honolulu e oltre 4.000 miglia nautiche (7.400 km, ndT) a ovest del Sud America. Oggigiorno è una riserva protetta per la riproduzione di circa una dozzina di specie di uccelli, nonché costituisce una sosta invernale per gli uccelli marini migratori. Una piccola laguna, interamente racchiusa da una striscia di terra, occupa la parte orientale dell’isola. Quest’ultima è collegata al mare da canali sotterranei e l’acqua è salata. La maggior parte della superficie dell’isola si trova a sud e a ovest della laguna. L’isola è bassa, non più di 33 piedi (poco più di 10 metri, ndT) sopra il livello del mare, e priva di acqua dolce. Malden Island vista dall’alto, foto NASA L’isola di Malden prende il nome dal tenente Charles Robert Malden, il navigatore della HMS Blonde, che la esplorò brevemente, insieme a un naturalista e un botanico, durante una missione esplorativa organizzata dalla Royal Horticultural Society nel 1825. Malden Island fu occupata dal 1860 da una compagnia australiana allo scopo di raccogliere guano, ma tutte le attività cessarono all’inizio degli anni ’30. Nessun ulteriore utilizzo fu fatto fino al 1956, quando il Regno Unito scelse l’isola come sito di detonazione per la sua prima serie di test con bombe H. Al momento della scoperta Malden non era abitata, sebbene i resti di templi in rovina e diversi monumenti megalitici indicassero che un tempo era stata abitata. Nel 1924 le rovine di Malden furono esaminate da Kenneth Emory, un antropologo del Bishop Museum di Honolulu, il quale teorizzò che fossero state edificate da un piccolo numero di coloni polinesiani che avevano risieduto lì per diverse generazioni alcuni secoli prima. C’è anche, tuttavia, chi contesta la sua teoria, sostenendo che Emory non fosse motivato a raggiungere conclusioni diverse, e insinua che tale conclusione sia stata avvallata principalmente per sostenere la sua tesi che vedeva in Tonga e Samoa il punto di partenza da cui la cultura polinesiana si diffuse verso ovest attraverso il Pacifico fino a Tahiti, alle Isole Marchesi e alle Hawaii. I critici dell’ipotesi avanzata da Emory sostengono anche che Malden possa presentare tracce di una presenza umana ben più antica di quella dei polinesiani, cosa che contrasterebbe con l’intero paradigma di Emory riguardo i più antichi insediamenti nel Pacifico. Tuttavia ancora oggi, a trent’anni di distanza, Emory è considerato il principale esperto di cultura polinesiana. Strutture megalitiche di Malden Island Marae, idoli di pietra e strade lastricate Tra i 21 siti archeologici scoperti sono state ritrovate piattaforme di templi, oltre ad alloggi e tombe. Vari pozzi usati un tempo da questi antichi coloni furono successivamente dichiarati privi di acqua o con acqua salmastra. Emory ha teorizzato che una popolazione compresa tra cento e duecento nativi avrebbe potuto produrre tutte le strutture di Malden. Marae (piattaforme megalitiche su cui si svolgevano le cerimonie sacre, ndT) di un tipo simile sono state portate alla luce anche su Raivavae, una delle isole australi. Come altri hanno sottolineato, sebbene i resti megalitici eretti dai coloni polinesiani non escludano prove di una civiltà ancora più antica, non sono mai state fatte ulteriori indagini, che richiederebbero mesi o anni. L’isola di Malden è così remota che il costo per arrivarci e per ulteriori esplorazioni archeologiche è proibitivo. Le strade asfaltate conducono al mare, ma fino a che punto si estendono? Le osservazioni documentate affermano che dal centro dell’isola, da cui si irradiano diversi complessi di templi, esiste una rete di strade fatte di grandi lastre di basalto, unite strettamente le une con le altre. Una delle misteriose strade lastricate di Malden Island Queste strade attraversano l’isola e le spiagge e scompaiono sotto le onde del Pacifico. Sono molto simili all’Ara Metua, una strada asfaltata sull’isola di Rarotonga, 1.000 miglia (circa 1.600 km, ndT) a sud. Rarotonga, come l’isola di Malden e altre ancora nel Pacifico, presenta una serie di piattaforme piramidali (i Marae, appunto, ndT) collegate da strade. Strane pile di massi sono sparse per l’isola di Malden, mentre le piramidi sono ricoperte di dolmen o «pietre-bussola». I quaranta templi in pietra che si possono visitare sull’isola di Malden sono descritti come simili strutturalmente agli edifici di Nan Madol a Pohnpei, a circa 3.400 miglia (5.500 km, ndT) di distanza. Perché un’isola così remota contenga templi, piattaforme piramidali e antichi sentieri lastricati che conducono direttamente all’oceano, è ancora un mistero. Mitch Williamson, ricercatore e scrittore, rileva (tenendo conto della variazione del livello del mare attraverso le ere, ndT): Ciò fa pensare a una cultura che potrebbe avere più di 50.000 anni […], una civiltà che non aveva problemi a spostare enormi massi per costruire strutture molto grandi e complicate di cui noi non sappiamo assolutamente nulla, a parte il fatto che qualcuno le ha erette e che sono più antiche della storia biblica. Un idolo in pietra basaltica di Malden Island, ubicato presso il pavimento lastricato di un Marae In più, Williamson afferma: Il livello del mare non è aumentato in modo significativo negli ultimi tre millenni. Se la ricerca futura mostrerà che i sentieri lastricati si estendono oltre l’attuale bagnasciuga, allora sarebbe stato dimostrato che queste reliquie devono essere per forza di cose di origine pre-polinesiana. Alcuni sostengono che le strade che si dipanano dalle strutture, il cui scopo non è ancora stato identificato, potrebbero essere la prova di un continente perduto che esisteva un tempo nell’oceano Pacifico. La realtà è che nessuno può dirlo con certezza. Una cosa, però, è certa: qualche misterioso gruppo di coloni ha fatto grandi sforzi per costruire monumenti megalitici su un’isola che difficilmente potrebbe sostenere anche una piccola popolazione. Le varie teorie potrebbero avere un senso se collochiamo l’isola e le sue reliquie archeologiche in un contesto geografico e culturale più ampio (come quello della cosiddetta teoria Out of Sumba, di cui abbiamo parlato in altra sede, ndT). Menhir di Malden Island Dopotutto, le prove di continenti perduti come la Mauritia che un tempo erano ritenute una mera finzione “fantascientifica” sono state ora trovate anche dagli accademici, ragion per cui non potremo mai prevedere se e quando verranno alla luce nuove prove che avvallino questa ipotesi. Nel suo libro Riddle of the Pacific del 1924, il prof. John Macmillan Brown ha disegnato un’immagine dell’isola di Malden con i suoi grandi templi piramidali come una reliquia di un’epoca passata, quando questi ultimi facevano ancora parte di un «impero scomparso», nonché come un luogo presso il quale gli antichi coloni provenivano da fertili arcipelaghi che si trovavano all’interno della catena di Canoe, in seguito sommersi dall’oceano. Disegno di un Marae di Malden Island, opera dell’esploratore Robert Dampier, che accompagnò il tenente Charles Robert Malden nella spedizione del 1825 Artículo*: Marco Maculotti Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL (Frasco Martín) Psicología Clínica y Tradicional en Mijas Pueblo (MIJAS NATURAL) *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí compartidos. No todo es lo que parece.
Le sperdute isole del Pacifico sono spesso caratterizzate da idoli megalitici e strutture sopraelevate (i caratteristici “Marae”), un tempo utilizzate durante i riti sacri. Malden Islan…

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