Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

lunes, 27 de noviembre de 2023

La fine della politica e il condizionamento settario


La fine della politica e il condizionamento settario

L’opposizione è al governo, il governo è all’opposizione, chi vince le elezioni è come se le avesse perse, chi le perde governa e fa esattamente quello che avrebbe fatto la parte vincitrice se avesse perso. La volontà popolare, sempre sovrana, onnipresente, è così efficace che non è nemmeno in grado di cambiare i più piccoli aspetti della vita comune. Come in un paese occupato da una minoranza di conquistatori, il popolo subisce e, disorientato, non riesce a comprendere non solo come si sia ridotto in tale stato ma anche il modo in cui sarebbe più opportuno agire per liberarsi. Si stenta a credere che la vera opposizione ora è il popolo stesso, oppresso, irregimentato, una maggioranza che invece di essere sovrana subisce invece gli arbitrii di pochi. E mentre una legislazione minacciosa e prolifica ogni giorno diminuisce gli ultimi residui di libertà, mentre i mezzi di comunicazione diffondono le loro verità, omogenee, uniformi e controllate, si realizza il paradosso di una minoranza detentrice del potere che si arroga il diritto esclusivo di parlare, istruire, indottrinare e anche lamentarsi perché qualcuno gli si oppone. Dalla folle pretesa di possedere la verità deriva il diritto, riservato ai soli autorizzati, di tradurre in imperativi categorici i dettami di chi comanda, di divulgarli, di farne un’esegesi valida per ogni condizione e situazione.

Ogni forma di pensiero è sottoposta a costrizione, a un processo di uniformazione confessionale, settario. Con un meccanismo già notato da Serge de Chessin negli anni venti del secolo scorso, la propaganda procede per «settimane», sette giorni consacrati allo sfruttamento di una sola idea che l’attualità impone all’attenzione: sette giorni in cui milioni di persone sono “ingozzate con le stesse parole, saturate con le stesse formule” e, sottomessi a una sorta di ipnosi, devono subire questa penetrante ossessione che non lascia possibilità di resistenza (1). Le verità proposte sono considerate indiscutibili, a tutti gli effetti dei dogmi, mentre il potere che le impone rimane intoccabile, indipendente da qualsiasi critica e immune a ogni cambiamento. Subentra la conformità, una sorta di ortodossia non più strettamente politica – quindi sottoposta a discussione – quanto piuttosto unilaterale, fanatica, basata su una fede e che implica un’obbedienza implicita a tutte le parole d’ordine che il centro di volta in volta diffonde. Parole che, una volta diffuse, non hanno più il marchio della loro fonte originaria ma, disperdendosi e confondendosi con il “senso comune”, cercano di mimetizzarsi, di accreditarsi come verità oggettive, di non sembrare un ordine ma uno spontaneo passo in avanti lungo il cammino del progresso e della civiltà. La parola d’ordine si trasforma, diventa “ragione”, “opinione” o “interesse generale”: e in quanto generale pesa su tutti, anche se da ben pochi è condivisa e da quasi nessuno realmente accettata.

Si impone quindi un’opinione uniforme, solo per il fatto che la si crede sostenuta da tutti. Un principio impersonale governa alla rovescia. I fili del comando sono tirati da mani segrete. Regna una forza nascosta, che viene ubbidita senza mai essere pienamente percepita. Una libertà di principio che distrugge ogni vera libertà di fatto. Dispotismo, fanatismo in nome di libertà e ragione. Dall’illusione nasce una realtà, che è però quella parziale e ristretta della piccola cittadella del potere, che decide chi sono i buoni, quali sono le cause giuste e quali quelle da condannare; che esalta chi merita (cioè i suoi) e deprime gli altri, ovviamente i cattivi, condannandoli al silenzio o alla persecuzione. Un meccanismo tipico delle sette, anche se questa volta applicato su una scala ben più vasta, rivolto ormai a nazioni e continenti interi. La politica diventa opera di fanatici e quindi si estingue, non dando più risposte o soluzioni, ma diventando solo uno strumento per la diffusione del credo settario. Non c’è più né legittimità né alcun vero ordine, ma solo obblighi e un’obbedienza ottenuta con persuasioni più o meno occulte.

Il vecchio mondo della polis non esiste più, subentra il fanum, l’area consacrata al dio, in cui non sono accettati discussioni e compromessi.

In questo nuovo scenario non si possono più elaborare risposte improntate sui vecchi criteri, ormai resi superati e inefficaci. Si impongono nuovi paradigmi. Se la lotta da un lato si sposta verso il basso, sui livelli elementari della sopravvivenza fisica pura e semplice, dall’altro sono proprio i valori più alti a essere interessati, le idee, i concetti fondativi e vitali. Se la politica finisce ogni discussione è inutile, in quanto i principi assoluti che ora comandano, in maniera assoluta vorranno imporsi. E l’imposizione ultima è la sconfitta del nemico in maniera incondizionata (estinzione o assimilazione). Non c’è più margine per la trattativa, per il vivere civile fino ad oggi conosciuto. La lotta fanatica è una lotta di assoluti, ed è lotta sacra, trascendente, che oltrepassa ogni discorso contingente, sociale, profano. Agli dei si oppongono anti-dei. Forze vitali e intelligenti che si muovono per realizzarsi nel mondo, per imporsi e formare una nuova realtà a loro immagine. Tutti sono coinvolti, anche coloro i quali non ritengono di dover prendere parte a questo conflitto. Chi non sceglie sarà soltanto uno strumento passivo, mentre la scelta, il giudizio di valore, implica lo schieramento in uno scontro che si eleva, coinvolgendo l’esistenza stessa nei suoi livelli primari, verso esiti che riguarderanno la persona e la comunità in tutti i loro aspetti, il vivere civile così come la definizione stessa dell’identità individuale.

Questi i temi di un futuro ormai sempre più prossimo, queste le sfide che tutti in un modo o nell’altro saranno tenuti ad affrontare.

 

Renzo Giorgetti

 

 

 

NOTA

(1) S. de Chessin, L’Apocalypse russe, Parigi, Plon, 1921, p.176.

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