La vita di Akira Fudo viene sconvolta dal suo amico Ryo Asuka quando questi gli rivela che la Terra sta per essere invasa da spaventosi demoni che, rimasti ibernati per secoli nei ghiacci antartici, ora stanno per liberarsi dalla provvidenziale prigione per dare l’assalto alla superficie; i demoni sarebbero vissuti sulla Terra prima della comparsa dell’uomo e adesso ne rivendicano il possesso. Di che si tratta? Forse di un rifacimento nipponico di “At the Mountains of Madness” di H.P. Lovecraft? Non proprio, anche se certe corrispondenze sono innegabili. Parliamo di “Devilman”, pilastro del fumetto giapponese, ricco di riferimenti colti e opera rivelatrice della condizione umana in tutta la sua precarietà. di Lorenzo Pennacchi Copertina: Devilman Poster di Maknaru. Articolo originariamente pubblicato su L’Intellettuale Dissidente il 21 gennaio 2018 e in questa sede riproposto con lievi modifiche Ci sono opere con cui un essere umano dovrebbe confrontarsi, in quanto emblematiche di un periodo storico e portatrici di una valenza talmente elevata da renderle uniche. È il caso di Devilman, realizzato da uno dei più importanti mangaka di sempre: Kiyoshi Nagai, in arte Gō Nagai. Innovatore eccezionale del fumetto e dell’animazione, è il creatore di quei mecha (da Mazinga a Getter Robot, da Jeeg Robot d’acciaio a Ufo Robot Goldrake) che hanno plasmato intere generazioni e continuano a essere adattati in nuove versioni. Anche grazie alla casa editrice da lui fondata, la Dynamic Production, le sue opere hanno girato il mondo, costituendo una serie di miti universali. Gō Nagai Devilman viene pubblicato nel giugno 1972, ma la sua storia ha inizio l’anno precedente con l’uscita di Mao Dante, suo padre spirituale. L’opera, incompiuta, rivela l’interesse religioso dell’autore e il suo debito verso la cultura europea. In un’intervista del 2007 Nagai ha dichiarato come le produzioni in questione siano fortemente influenzate dall’edizione della Divina Commedia illustrata da Gustave Doré (che, ricordiamo, lo stesso Lovecraft prese come modello di ispirazione per la creazione di certi suoi abominî e atmosfere). Nel breve intervento rilasciato in occasione del 45° anniversario di Devilman ha ribadito: Ho sempre amato la mitologia classica, fin da bambino. Amo molto anche Michelangelo, Leonardo e tutta la pittura del Rinascimento. Anche la Divina Commedia di Dante mi ha influenzato molto e ho sempre adorato il cinema italiano. Perciò, credo che la cultura italiana mi abbia influenzato ancor più di quella giapponese. Se, con il mio lavoro, sono davvero riuscito a influenzare molti artisti italiani non posso che essere estremamente felice, perché allo stesso modo la cultura italiana ha avuto un forte impatto sulla creazione delle mie opere. Devilman è la storia di Akira Fudo, un timido studente giapponese, convinto dal suo amico Ryo Asuka a fondersi con un’entità demoniaca per combattere i demoni non umani risvegliatisi sulla Terra. Detta così potrebbe sembrare una pagliacciata o al massimo una terrificante storia per bambini. Indubbiamente all’inizio, tolte le primissime pagine che mostrano come lo scontro abbia origine millenarie, Devilman presenta tratti marcatamente bambineschi. Andando avanti nella lettura, si capisce come questo sia un ulteriore punto di forza: la capacità di Gō Nagai di mutare pian piano lo spessore dell’opera, sino a conferirle un’aura totale, è eccezionale. La versione Omnibus dell’opera, distribuita in Italia dalla J-Pop. Uno dei principali temi è sicuramente l’evoluzione del suo protagonista, non affatto lineare come l’inizio può far presagire. Convinto da Ryo Asuka a diventare un devilman, Akira Fudo si unisce ad Amon, il più potente tra i demoni, nel corso di un sabba. Il rituale rievoca la generazione del dionisiaco descritta nel primo capitolo della Nascita della tragedia, in cui Nietzsche fa riferimento alla perdita del principio d’individuazione, attraverso l’ebbrezza: «Proprio così! – dice Ryo – quando gli umani rinunciano alla ragione, agendo soltanto d’istinto, demoni e umani possono fondersi!». Da questo momento in avanti Akira, mutato sia fisicamente che spiritualmente, vive una costante tensione, tesa a mantenere sotto controllo la sua parte umana, non permettendo allo spirito demoniaco di corromperla del tutto. È diventato il primo devilman cosciente, pronto a difendere gli esseri umani dai demoni. Questa consapevolezza lo porta a scontrarsi contro creature mostruose, intraprendere viaggi spazio-temporali, sacrificando se stesso per la salvezza dell’umanità, fino a che non si sente tradito da quella stessa specie che credeva di dover difendere. Il processo di questa sfiducia è lungo, ma l’apogeo è rappresentato dalla morte della sua amata, Miki Makimura, per mano degli uomini. Tacciata di essere una strega sostenitrice delle creature demoniache, la sua testa impalata viene ritrovata da Akira, che tra le lacrime sussurra: Ormai io non ho più nulla. Né voglia di vivere, né gioia. La vita non ha più alcun senso! Non ho nulla da dover difendere, però, Ryo Asuka, anzi, demone supremo Satana, non posso fare a meno di combatterti! Ma non sarà uno scontro per difendere gli umani! Voglio scoprire chi saranno gli ultimi a restare sulla Terra! I demoni o i devilman? Ti sfido Satana! È un mutamento di prospettiva radicale, che introduce il tragico epilogo. Ma come Ryo Asuka è Satana? Non era stato proprio lui a convincere Akira a combattere contro i demoni? Inizialmente Ryo è un misterioso ragazzo che ha perso da poco il padre, un archeologo scopritore della verità sui demoni e morto dopo essersi trasformato in uno di loro. Attraverso gli studi paterni Asuka rivela ad Akira come i demoni siano degli esseri primordiali, che si sono fusi con specie animali e vegetali per sopravvivere, ma apparentemente estinti a causa delle glaciazioni. A causa del loro imminente ritorno Ryo trasporta il suo amico nel vortice già descritto, incarnando il ruolo di guida spirituale, un moderno Virgilio. Con lo scorrere degli eventi, però, diversi pensieri e accenni fanno presagire che le cose non stanno così: Ryo Asuka è l’incarnazione di Satana, il demone superiore, risvegliatosi lentamente nel suo corpo. Akira non è altro che una vittima, l’espediente maggiore per gettare l’umanità nel caos. Dopo aver prevalso nello scontro finale, vent’anni dopo la completa estinzione degli esseri umani, Ryo-Satana si ritrova a parlare fianco a fianco con Akira-Devilman: La Luna, che bella. Akira… solo la luna non è cambiata rispetto a milioni di anni fa. E pensare che la Terra era più bella della Luna. Questo microcosmo l’hanno creato i miei genitori, coloro che voi chiamate Dio. Hanno infuso la vita in questo microcosmo […] Io ho combattuto contro Dio al fianco dei demoni, come tu hai lottato per proteggere gli esseri umani. L’ho fatto per proteggere i demoni e la Terra, il loro Pianeta. E alla fine abbiamo vinto. Per prepararci al successivo attacco di Dio, ci siamo addormentati per due milioni di anni […] Una volta risvegliatomi dal sonno, la Terra era cambiata. Questo Pianeta un tempo magnifico, era stato insudiciato…a causa di nuovi esseri viventi chiamati “umani”. Non potevo perdonare gli esseri umani che avevano lordato la terra che io ho difeso a costo della vita! Decisi che li avrei annientati. Però era esattamente ciò che tentò di fare Dio nei confronti dei demoni. Chi è forte non dovrebbe aver il diritto di approfittarsi degli esseri più deboli solo in virtù del proprio potere. Perdonami, Akira, sono stato un folle. Dopo aver pronunciato queste parole si volta e vede che il corpo di Akira Fudo è tagliato a metà. Satana, che ha appena dichiarato il suo pentimento, piange. In questo finale, tra i migliori della storia del fumetto, sono racchiusi svariati temi affrontati precedentemente. Innanzitutto le motivazioni dei demoni. Lungi dal descriverci uno scontro dicotomico tra bene e male, Gō Nagai mette in risalto le caratteristiche delle diverse fazioni in conflitto, con i loro lati positivi e negativi. Il risultato è che nessuno ne esce vincitore: dopo aver epurato la Terra dal peso degli umani, Ryo cerca comprensione e perdono. Poi la riflessione attorno all’umanità stessa, che risiede essenzialmente nel riconoscimento della paura come pulsione essenziale dello spirito umano, generatrice di insicurezza e odio. Come in un moderno stato di natura hobbesiano, è la paura a mettere l’uomo contro i suoi simili per compiere persecuzioni ridicole e crimini indicibili. Del resto Devilman è pure figlio della guerra fredda. Come ha rivelato recentemente l’autore, in quel periodo: Persino in Giappone si assisté al diffondersi di movimenti studenteschi contro il governo, manifestazioni violente e addirittura atti terroristici. L’ansia dilagava e la paura che un’escalation potesse portare a una nuova guerra era diffusa trasversalmente nella società. Pensai che, raccontando quanto potesse diventare pericolosa una deriva bellica, con Devilman alla fine del mondo, il mio lavoro avrebbe potuto rappresentare una sorta di campanello dell’allarme per il futuro. Nel corso dell’opera i riferimenti alla storia e alla cultura occidentale crescono a dismisura. Non soltanto Dante e il sostrato cristiano, ma anche Giovanna D’Arco, l’antica Grecia, la rivoluzione francese e persino Hitler sono tutti elementi che rientrano nella narrazione, in quei viaggi spazio-temporali dei protagonisti che danno respiro allo svolgimento della trama. Anche i personaggi secondari meritano una menzione: dalla bellissima Sirène, al suo compagno Kaim, dal terribile Jinmen al generale Zan, fino al piccolo Tare Makimura e il suo amichetto Susumu, trucidato dalla sua famiglia in forma demoniaca. Tutto è rappresentato da un tratto deciso, marcato, senza compromessi, determinante per l’evoluzione storica del fumetto giapponese. Gustave Doré, Lucifero Pochi mesi dopo la sua uscita, Devilman è diventato un anime dalle caratteristiche decisamente più infantili rispetto all’opera su carta. Ma anche in questo caso è entrato nell’immaginario di milioni di appassionati. In seguito, nel corso della sua vita Gō Nagai è tornato più volte sull’universo dell’uomo diavolo. L’ultima creazione è l’anime Devilman Crybaby di Masaaki Yuasa prodotto da Netflix nel 2018. Si tratta di un libero adattamento ambientato ai nostri giorni. Gli elementi innovativi risiedono nel ruolo preminente attribuito ai media, alla maggiore dinamicità conferita ai ruoli femminili, all’introduzione di nuovi personaggi e al comprensibile taglio di alcune parti (come i viaggi dei protagonisti). È una visione piacevole, a tratti coraggiosa, ma comunque piuttosto fedele all’originale. Ed è giusto che sia così: Devilman è un mito universale, non bisogna dimenticarlo. Artículo*: Lorenzo Pennacchi Más info en psico@mijasnatural.com / 607725547 MENADEL (Frasco Martín) Psicología Clínica y Tradicional en Mijas Pueblo (MIJAS NATURAL) *No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí compartidos. No todo es lo que parece.
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