Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

lunes, 18 de diciembre de 2023

Europa contro Occidente


È nelle librerie, per Altaforte Edizioni, un saggio di Adriano Scianca. Si tratta di Europa vs Occidente. Fuori dal labirinto degli specchi. Come non essere occidentali (per ordini: info@altafortedizioni.it, pp. 98, euro 10,00). Il volume è preceduto dalla introduzione di Lorenzo Cafarchio e inaugura la nuova collana dell’editore intitolata «Avanti». Il testo, agile sotto il profilo della presentazione dei contenuti, ha il tratto tipico del pamphlet. Scopo non dichiarato, ma esplicito dell’autore, è gettare un sasso nelle acque stagnanti della cultura anticonformista, al fine di suscitare un dibattito attorno alla vexata quaestio del rapporto Europa-Occidente. Qualsiasi osservatore dello stato presente delle cose ha contezza che, dopo la pandemia e la guerra giunta sul territorio continentale: «questa contingenza avrebbe potuto rivelarsi assai fruttuosa per gli ambienti non conformisti e nazionalrivoluzionari […] i quali […] sono apparsi […] più dominati che dominatori del momento politico» (p. 12).

Le ragioni di tale empasse, a suo dire, sono facilmente individuabili nella scelta culturale e politica, assolutamente ingenua e manichea, compiuta da gran parte del pensiero non-conforme, a favore di un rifiuto radicale dell’occidentalizzazione del mondo. La cosa in sé non è criticabile aprioristicamente. Il problema, semmai, è da individuarsi, nella specularità che tale posizione presenta rispetto alle tesi, altrettanto unilaterali, dei filo-occidentalisti. Entrambe le parti in causa, hanno maturato la certezza che bene e male si trovano da una parte sola della barricata: la loro. Tali posizioni, sono giudicate da Scianca semplicistiche e improduttive sotto il profilo politico. Esse sono il risultato di una esegesi esclusivamente sociologica del concetto di Occidente, ritenuto: «un grande blob acefalo che ingloba qualsiasi cosa e che funziona in autonomia» (p. 20). Al contrario, una lettura pragmatica e organica di questa idea dovrebbe tener conto che essa presuppone in uno l’ordine geopolitico a guida americana, la cui genealogia discende dal giudeo-cristianesimo, dalla Riforma, dall’Illuminismo, rivitalizzata poi dall’antifascismo. L’Occidente, inoltre, sorto in opposizione all’Europa, rappresenta l’insieme dei valori diffusi dal liberalismo e uno stile di vita centrato sull’immaginario costruito dalla Forma-Capitale. L’aver relegato nel dimenticatoio alcuni di questi aspetti ha ingenerato confusioni: i suoi momenti costitutivi, pur intersecandosi, sono tra loro diversi: globalizzazione, mondialismo, capitalismo e relativa egemonia imperiale, non dicono il medesimo. Da tale errore è conseguita la diagnosi che sostanzia le posizioni, perfettamente incarnate, sul fronte anticonformista, dal “Grande Risveglio” teorizzato da Dugin: basta essere distanti dal “male” americano, mondialista ecc., per essere più vicini alla verità. Alla luce di tale logica dicotomica: «tutti gli Stati, i movimenti, i capi che non sono […] in fase con l’agenda più avanzata del mondialismo costituiscano un “fronte”» (p. 25), cui far riferimento per battersi contro i paladini della “religione dei diritti” in nome della Tradizione.

Al contrario, argomenta Scianca, oltre tale dualismo, bisognerebbe conquistare: «un’altra modernità» (p. 31), tesi sostenuta anche da Damiano e Bigalli. Del resto, alla specularità teorica, ha condotto la mitizzazione della geopolitica che, se ben intesa, è scienza dinamica, non statica. Tale interpretazione non consente di decodificare le effettive relazioni tra le grandi potenze: si pensi ai Brics e al Quad: «Non si capisce perché il Brics sarebbe l’avanguardia della nuova civiltà (con due Stati su cinque che appartengono al Commonwealth britannico) mentre altri accordi analoghi (Quad) […] non debbano godere di altrettanta pubblicità» (p. 50). Per l’autore, solo con un’Europa politicamente forte (attualmente la situazione non è questa) sarebbe possibile poter contare su alleati filo-europei: «Con un’Europa forte, Putin può essere filo- europeo, senza un’Europa forte può allearsi con altri soggetti e diventare anti-europeo» (p. 56). Il problema è che per Scianca, memore della lezione di Faye, l’Europa “potente” potrebbe sorgere di fronte a un prometeismo altro dall’attuale, che egli ritiene annunciato dalla “singolarità tecnologica”, l’accelerazionismo: «il punto di sviluppo di una civiltà in cui il progresso tecnologico accelera vertiginosamente e in modo non più controllabile» (p. 85). L’attuale “risveglio” europeo sarebbe, a suo dire, ancora “sonnambolico”, privo di “autocoscienza” politica. Ricorda, al fine di delucidare il senso da attribuirsi alla modernità cui guarda, la distinzione di Heidegger tra Occident e Abend-Land: «Il primo è l’Occidente che conosciamo […] il modello globalista […] Il secondo è qualcosa di completamente diverso, è in collegamento con l’origine greca, ma allo stesso tempo ne rappresenta il superamento, è qualcosa che è davanti a noi, come un compito» (p. 89). È l’“esperiale” di Faye.

Siamo convinti, con l’autore, che la Tradizione non debba più essere declinata in termini passatistici e politicamente reazionari, ma allo stesso tempo è necessario evitare che il Nuovo Inizio assuma tratti “prometeici”. La civiltà ellenica sorse dalla conciliazione di Orfeo e Prometeo, cosa diversa da un “prometeismo” semplicemente riformato. L’accelerazonismo cova in sé i germi della “corsa in avanti”, retaggio teologico cristiano. Solo il recupero del primato della physis può restituire all’europeo contemporaneo l’orizzonte che gli è proprio. Orizzonte di “potenza e libertà”, certo, il cui re-incontro farebbe venir meno le fissità ideologiche-idolatriche del presente. Tale principio è, infatti, in quanto libertà, infondato. Inoltre, se è vero che gli Stati nazionali sono istituzioni fortemente indebolite e causa, negli ultimi tre secoli, della fine dell’Europa novalisiana, d’altro lato, a differenza dell’autore, riteniamo che possano svolgere, ancora oggi, un ruolo di “mediazione” ricostruttiva anche nell’attuale frangente storico. L’Europa è pluriversum, terra delle differenze, laboratorio di continui tramonti e rinascenze.
Nonostante sia propria di chi scrive una lettura diversa del problema, riteniamo questo testo, libro da leggere, meditare e discutere.

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