Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

miércoles, 30 de abril de 2025

Conformismo, anticonformismo, carattere


Conformismo, anticonformismo, carattere

 

Questo articolo è stato scritto dal venticinquenne Gaetano, allora studente universitario al Magistero di Catania, come editoriale della testata Vita Magisterina (Circolare interna del Comitato Universitario di Magistero), del 10 Agosto 1964, di cui lo stesso Gaetano risultava allora direttore. Questa sua attività giovanile appare interessante per tutta una serie di motivi, a cominciare dalle notevoli capacità organizzative e dall’impegno pratico mostrati da Gaetano fin dai tempi dell’università, nonché per l’argomento trattato che, per quanto basato su considerazioni pedagogiche e accademiche, risulta già perfettamente in linea coi principi tradizionali da cui non si sarebbe mai allontanato nel corso della sua vita.

Estremamente attuale risulta poi il suo giudizio critico sull’università di allora (ulteriormente confermato durante la sua successiva esperienza diretta di insegnamento accademico), col ’68 alle porte, e che comunque, rispetto allo stato attuale dell’università italiana, godeva di una condizione veramente “paradisiaca”.

Il professore Carmelo Ottaviano citato insieme ad altri nell’articolo è lo stesso con cui poi Gaetano si sarebbe poi laureato e verso il quale manifestò sempre un profondo sentimento di gratitudine e apprezzamento, fino ad andare ad omaggiarne la sepoltura al cimitero di Modica, città natale del professore Ottaviano; che Gaetano avrebbe poi “nominato” nella sua visita ad Evola, il quale, sentitone il nome, quasi a scacciare un insetto molesto, con un gesto della mano ne liquidò l’intera carriera accademica e filosofica!

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È noto come oggigiorno, nel valutare e giudicare certi atteggiamenti dell’individuo o della massa, si usino i termini: conformismo ed anticonformismo. Il primo per indicare la tendenza a conformarsi alle dottrine, alla moda e gli usi prevalenti nella società; il secondo per indicare la tendenza a reagire in senso opposto ad ogni consuetudine ed uso corrente.

Questi due vocaboli passano per la bocca di tutti, si odono ovunque, si leggono dappertutto, dai testi di filosofia ai giornali a fumetti; sono buoni per toglierci da situazioni imbarazzanti e per giustificare o condannare certi comportamenti, certi discorsi e certi giudizi che diamo sulle persone e sulle cose. Insomma sono vocaboli buoni a tutti gli usi, vocaboli «tuttofare».

Ma, se riflettiamo un po’ ci accorgiamo che sostanzialmente non significano nulla, ed è proprio per questo che sono buoni a tutti gli usi.

Infatti, se prescindiamo dal carattere, quale dato formativo della persona e quindi criterio qualitativo delle azioni dell’individuo o della massa, vediamo come il conformismo e l’anticonformismo altro non sono che «flatus vocis», anzi, per essere più precisi, affermiamo che il conformismo genera l’anticonformismo e viceversa, e che una medesima azione può apparire, a seconda da come si guarda, ora conformista ora anticonformista.

Esemplificando, per una maggiore chiarezza, vediamo che i primi cristiani agli occhi dei pagani apparivano come degli anticonformisti e questi, agli occhi dei primi, come dei conformisti. Un individuo che segue una dottrina politica ed in forza alla sua profonda convinzione persiste, anche quando le situazioni favorevoli sono cambiate, agli occhi dei voltagabbana, che sono divenuti i più, appare un anticonformista e a sua volta questo individuo può considerare anticonformisti rispetto alla prima posizione, quelli. Lo stesso ragionamento si può sostenere sostituendo questo termine con l’altro.

Come si vede i due termini sono inefficaci ed equivoci se si prescinde dal carattere.

Ma che cosa intendiamo per carattere?

Per carattere intendiamo la sostanza e la serietà nel volere, nei propositi e nelle azioni; insomma quella carità, segno particolare e stile, che fa di un individuo una persona nel senso pieno della parola.

Il Gentile definì il carattere «la sostanza del volere»; è ovvio che non può esserci un volere che prescinde da un fondamento teoretico, quale l’organismo ideale dei valori e Dio, che è, il Sommo Valore.

Da ciò si nota quanto arbitraria sia la maniera di giudicare uomini e azioni quali conformisti o anticonformisti, piuttosto possiamo giudicare uomini e popoli dal punto di vista del carattere, cioè se dotati di un carattere o meno.

Il carattere non è un effetto della cultura, questa può essere un elemento necessario ma non sufficiente, infatti non sono poche le persone di vasta cultura prive di carattere. Il Rossignoli nei «Principi di logica» – pagina 172 – afferma: «La propensione a seguire la corrente e a metterci coi più, induce i filosofi (nel senso di uomini di cultura) a secondare i pregiudizi dell’epoca troppo ciecamente. Essi non osano scostarsi dai sistemi in voga e della moda scientifica del giorno».

Se vogliamo verificare la veridicità di queste affermazioni, basta osservare alcuni titolari di cattedre delle nostre università. Beninteso abbiamo detto «alcuni», perché altri, come ad esempio il prof. Mario Angelici, titolare di scienze delle finanze a Bologna, i prof.ri Gioacchino Volpe ed Ettore Paratore, titolari rispettivamente di Storia il primo e di Latino l’altro, a Roma, e i prof.ri Carmelo Ottaviano, Vincenzo La Via, Enzo Maganuco ed altri nella nostra Catania, con la luce della loro ricca personalità, vincono il buio che alcuni diffondono. Ma, come si vede, sono delle piccole pattuglie.

Qualche superficiale potrà considerare inopportune queste nostre considerazioni, in verità sono dettate dalle esperienze poco confortevoli che abbiamo del mondo universitario imbrancato in gran parte da mezze figure, da speculatori, mistificatori, raccomandati politici, e non continuiamo il discorso solo per carità di patria.

È naturale che lo studente veda nel maestro un portatore di verità, il proprio dovere essere; di conseguenza quando s’imbatte in figure prive di carattere si sente ingannato nelle cose più intime: gli ideali.

Per questo, interpretando i sentimenti di una gran parte dei giovani, vorremmo, che, attraverso un rinnovamento degli uomini, la Scuola Italiana diventi quel tempio di verità e di formazione del carattere che noi auspichiamo.

Gaetano Alì

 

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