Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

martes, 1 de abril de 2025

Il “bello stile”


Il geologo e paleontologo Paolo Vinassa de Regny, che partecipò alla Marcia su Roma e fu, fra l’altro, docente di Vulcanologia all’Università di Catania, in uno studio del 1956 sul simbolismo pitagorico in Dante (Dante e Pitagora: la rima segreta in Dante), ci ricorda che il Sommo poeta, riconoscendo in Virgilio il suo maestro e il suo autore di riferimento, sostiene che da lui ha ripreso “lo bello stilo che gli ha fatto onore”. Facendosi qui riferimento, più che allo stile artistico e letterario, non certo al primo posto nell’interpretazione dell’opera dantesca (che accomunerebbe ai “bruciatori di carbone” dell’incompresa Alchimia), ad un significato superiore del termine. Per cui il de Regny aggiunge più avanti che nella nostra lingua stile è pure modo di vita, modo di comportarsi. «Ora Dante seguì, da adulto, uno stile di vita analogo a quello di Virgilio. Onesti, dignitosi, austeri e soprattutto alieni dalla volgarità: schivi di onori entrambi i poeti riconobbero una sola superiorità politica, quella dell’Impero. Come Virgilio anche Dante fu tremendamente solo, isolato non tanto nel modo di pensare ma anche in quello di comportarsi. Come Virgilio, anche Dante ebbe altissimo il concetto della moralità della vita. E fu Virgilio che col suo insegnamento, il suo esempio allontanò Dante da certe forme di volgarità, come la tenzone con Forese, e lo portò su di una nuova via, gli fece assumere uno stile più adeguato alla austerità, alla signorilità nella vita».

È nota la leggenda medioevale di un Dante che non rideva mai, che, se male interpretata e presa alla lettera, potrebbe indurre a farsi del poeta un’idea triste e sconfortante; quando in realtà vien più da pensare ad una persona seria e ad un austero credente, esclusivamente concentrato sulle dimensioni superiori dell’esistenza terrena, aventi poco o nulla a che fare con le facezie quotidiane che la vita impone ad esseri effimeri e superficiali, i quali, inconsapevoli, l’attraversano senza lasciare segno alcuno del loro passaggio; anzi cedendo spesso a incontinenze bestialità e malizie, che distorcono la persona umana dal suo retto procedere, e che sono alla base dell’“architettura” dell’Inferno dantesco.

La Tenzone scoppiata fra Dante e Forese Donati a cui si fa riferimento fu combattuta dai due a colpi di sonetti; virulenta nel tono e nei contenuti, per quanto si sia cercato di ridurla a semplice esercizio letterario, non risparmiò la vita privata dei due protagonisti, al punto che Forese viene descritto da Dante con la faccia sfregiata, come un marito che trascura fisicamente la moglie, goloso e ridotto alla povertà per gli eccessi alimentari, che cerca di combinare furti per rimettersi in sesto.

Sicuramente non il massimo in quanto a “stile”, abbassandosi qui Dante a toni denigratori e scendendo nel campo della disputa fra avversi egoismi, attaccando la persona fisica e morale, fino a giungere ad una aperta diffamazione. Tutti sentimenti che, in seguito alla morte di Forese, Dante muterà in stima e amicizia; come dimostra nel loro incontro in Purgatorio (XXIII 55-56), dove ci viene presentato un Forese gentile e malinconico, quasi a voler rimediare ai troppo duri toni del passato, cercando di conseguenza un riscatto morale per se stesso. Certificando, così, che la morte fisica cancella e azzera ogni precedente giudizio critica e antipatia personale. Il fatto è che con la morte e la dissoluzione del supporto fisico, del singolo essere umano non rimane traccia visibile, compresa quella animica, cioè l’aspetto fisico ed il carattere che in vita avevano suscitato odio o amore; per cui non ha più senso continuare a rimuginare intorno a qualcosa che non c’è più, rendendosi necessario lo staccarsi… da chi si è distaccato.

Una lezione di stile pienamente vissuta, in negativo (con la feroce tenzone) e in positivo (con l’abbraccio fraterno e affettuoso in Purgatorio); un prezioso insegnamento di cui far tesoro e da tenere a mente tutte le volte che si sente salire il sangue alla testa, che ci si ritiene offesi per le dispute da pollaio nel marasma politico e nella rimpicciolita quotidianità. Essendo i battibecchi e i duelli verbali, a cui troppo spesso ci si abbandona, un inutile spreco di limitate energie, dilapidando il poco tempo che è concesso e che rimane ancora a disposizione.

Se, per esempio, l’odierno papato argentino fa giustamente infuriare molti cattolici, forse sarà sufficiente, per ricondurre la questione all’importanza relativa che essa merita, andare col pensiero alle passate invettive dello stesso Dante contro i papi a lui contemporanei. Per non dire di San Bernardo, che arrivò ad esclamare: «Non sunt pastores sed traditores». Tutte critiche mantenutesi comunque all’interno dell’ortodossia cristiana, e mai degenerate in eresie di tipo luterano e settario. Per cui, niente di nuovo sotto il sole. E come ci si può, dunque, arrogare il diritto di giudicare le cose divine con la corta vista umana?

E non si pensi nemmeno che per limitare certe cadute di stile siano sufficienti semplici, retorici atteggiamenti mentali, quando invece servirebbe fare una vera penitenza: patire e penare consapevolmente, guardando – per rimaner connessi al periodo medioevale – alla vita del serafico San Francesco d’Assisi (chi più di lui critico con la Chiesa del suo tempo, eppur fedele ed ubbidiente!), trascorrendo egli prolungati periodi in totale isolamento, non solo dal mondo ma anche dalla sua comunità religiosa, rifugiandosi presso luoghi impervi e inospitali, all’interno di insalubri caverne isolate e irraggiungibili, per dedicarsi a intense e prolungate meditazioni, dimenticandosi in quei momenti il corpo e concentrandosi esclusivamente sull’anima e sulle sue reali necessità. Un’ascesi che, per quanto mistica, è sufficiente a indicare la giusta direzione che andrebbe seguita da chi ha la presunzione di “salvare il mondo”; non arrovellandosi con gli altrui comportamenti, ma mettendo tutta l’attenzione sul proprio modo di sentire pensare e operare.

Per quanto riguarda poi coloro con cui non si ha niente in comune ma che bisogna comunque sopportare, gli inopportuni molestatori la cui presenza non sempre può essere evitata, può essere d’aiuto quanto riferisce il Boccaccio (Decameron, VI, 9), a proposito di Guido Cavalcanti (il “primo amico” di Dante, che «fu nel suo tempo reputato ottimo loico e buon filosofo»), il quale, schernito e importunato da una brigata di giovinastri fiorentini, ricchi di famiglia ma poveri d’ingegno, si vide circondato dalle loro cavalcature, che lo avevano intrappolato in prossimità di antichi sarcofaghi e vecchie sepolture fiorentine, pretendendo la sua attenzione e il suo consenso ai loro motti e alle loro bravate.

Ai quali Guido, vistosi chiuso, disse prontamente: «Signori, voi mi potete dire a casa vostra ciò che vi piace»; e scavalcando con un balzo una di quelle arche, liberatosi di loro, proseguì per la sua strada. Mentre quelli continuarono a chiedersi cosa egli avesse voluto dire, essendosi forse scordato che le loro abitazioni si trovavano in tutt’altra zona di Firenze. Rispondendo infine il loro capo che «Gli smemorati siete voi, se voi non l’avete inteso, egli ci ha onestamente e in poche parole detta la maggior villania del mondo, per ciò che, se voi riguarderete bene, queste arche sono le case de’ morti, per ciò che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che son nostra casa, a dimostrarci che noi e gli altri uomini idioti e non letterati siamo, a comparazion di lui e degli altri uomini scienziati, peggio che uomini morti, e per ciò, qui essendo, noi siamo a casa nostra».

E conclude il Boccaccio la novella dicendo che tutti si vergognarono della loro ignoranza e dabbenaggine, e mai più gli diedero noia. Per cui è proprio il caso di dire che quanto può fare un esempio concreto ed un insegnamento morale, non lo può mai eguagliare uno scontro fisico o una (sana e robusta) scarica di botte!

- Enlace a artículo -

Más info en https://ift.tt/cv32brN / Tfno. & WA 607725547 Centro MENADEL (Frasco Martín) Psicología Clínica y Tradicional en Mijas. #Menadel #Psicología #Clínica #Tradicional #MijasPueblo

*No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí compartidos. No todo es lo que parece.

No hay comentarios:

Publicar un comentario