Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

miércoles, 17 de julio de 2024

Sopravvivere al pensiero unico


L’ultima fatica letteraria di Luigi Iannone, Sopravvivere al pensiero unico. Breviario contro il conformismo delle nostra epoca, nelle librerie per l’editore Historica Giubilei Regnani (pp. 132, euro 14,00), è un libro di sicuro rilievo. L’autore, nelle sue pagine, presenta al lettore la condizione di miseria esistenziale, politica e spirituale, in cui versa l’Occidente (più probabilmente l’intero mondo) gravato dal “wokeismo” e dalla “cancel culture”. Il testo è impreziosito dalla prefazione di Marcello Veneziani. In essa, il noto saggista rileva che, di fronte a tale situazione, di fronte alla Cappa (titolo di un recente volume di Veneziani) ideologica che imperversa su di noi, non resta che trovare ricovero sicuro nella dimensione del pensiero critico e rimanere fedeli all’assunto: «fai in modo che ciò su cui tu non puoi far niente, nulla possa fare su di te» (p. 9).

A causa del “wokeismo”, sostiene Iannone, stiamo sprofondando in un mondo che disconosce le identità, antropologica, sessuale, etnica. In nome della dismisura, valore perseguito dalla società capitalistico-cognitiva in ogni ambito, si tende a perdere di vista, non solo il senso del limite, ma anche la memoria condivisa. Il soggetto contemporaneo è un narciso il cui mondo interiore, destrutturato dalla cancellazione del passato imposta dall’“intellettualmente corretto”, è ridotto a vivere dimidiato in un eterno presente privo di effettiva profondità: «Siamo di fronte a un evidente logoramento dei fondamenti condivisi […] al trionfo di un relativismo che, per una singolare bizzarria, edifica ed impone dogmi moralistici in un contesto […] nel quale “libertà illimitata e dispotismo illimitato non sono più in opposizione ma si sono fusi”» (pp. 11-12). Il pensiero unico vorrebbe emancipare l’individuo, ma attraverso l’assolutizzazione del desiderio, ha finito per renderlo schiavo. L’uomo occidentale, a causa del “lavaggio del cervello” cui è stato sottoposto durante le fasi evolutive della “cancel culture”, ha finito per odiare se stesso, la sua tradizione, divenendo oicofobico. Hanno colto nel segno, a nostro parere, Alain Badiou e Giovanbattista Tusa: oggi pensiamo dalla fine della storia occidentale, all’interno di una realtà atomizzata, pulviscolare e virtuale. In tale contesto, negli ultimi decenni, si sono manifestati episodi eclatanti che testimoniano la volontà dei “padroni del vapore” di rigettare il nostro passato, tacitando il ruolo di personaggi o di opere ritenute non compatibili con la vulgata wokeista: distruzioni o imbrattamenti di statue dedicate a personaggi coinvolti nel colonialismo dell’uomo bianco, tagli di libri non conformi, anche se opera di insigni letterati, epurazione del lessico abitualmente in uso in nome del gender. Insomma: «il fondo magmatico in cui si naviga è quello della manipolazione costante e a più livelli della realtà» (p. 16). Sotto il profilo esistenziale, la situazione attuale, riferisce Iannone, fu anticipata profeticamente da Ernst Jünger. Nella realtà contemporanea: «“il progresso si scontra con il panico, il massimo comfort con la distruzione, l’automaticismo con la catastrofe”» (p. 19). Viviamo in un sistema di sorveglianza attiva, continua, accompagnata da rigida censura nei confronti delle idee non conformi. Il linguaggio, con l’utilizzo dello “Schwa”, è divenuto testimonianza della volontà di trascrivere in “ortografia corretta” i rapporti di forza vigenti all’interno della civilizzazione “tecnomorfa”. La riduzione linguistica è strumento atto a inibire, a priori, il possibile sorgere del pensiero divergente: essa è supportata dall’idea dell’incombere sul presente del fascismo eterno. Il non conforme subisce, pertanto, la: «reductio ad Hitlerum di (cui disse) Leo Strauss» (p. 30). Il quadro di riferimento valoriale proprio della “cancel culture” va rintracciato nella religione dei diritti: essa «porta al crepuscolo dei doveri e la lotta all’intolleranza sfocia nel regime della sorveglianza» (p. 33). Tale cultura è inscritta, fin dagli albori, nell’humus dal quale sorsero, con la rivoluzione, gli USA. La cancellazione della memoria accompagnata dalla fine del pensiero ha reso gli individui atti ad accogliere ogni novità, presentata, attraverso l’eterodirezione sociale, quale essenziale conquista per le sorti dell’umanità. Si sta realizzando l’incubo di cui ebbe sentore Pasolini. Viviamo in una società: «incardinata sul consumismo e su un globalismo piatto che apre al mutamento antropologico» (p. 68). Le appartenenze sessuali vanno negate in nome della fluidità. Questo è il frutto, preparato in un lungo iter, del connubio instauratosi, a partire dalla seconda metà del secolo XX , tra marxismo e liberalismo progressista, come riconobbe, tra i primi, Augusto Del Noce. La “cancel culture” è, in questo senso, espressione radicale e terminale dei movimenti neo-gnostici.

Alla pars destruens del libro di Iannone, centrata sulla descrizione della realtà contemporanea, fa seguito la pars construens. Nei due momenti, l’autore si avvale di numerosi riferimenti bibliografici che non appesantiscono il testo, la cui lettura risulta, pertanto, agevole e stimolante. Negli ultimi capitoli Iannone si chiede: Che fare? Preso atto che ormai la direzione di comando ha assunto tratto orizzontale e virtuale, modalità che di fatto ha sterilizzato una possibile azione delle istituzioni propriamente politiche, anche in forza della capacità mimetica del potere attuale, Iannone, dopo aver presentato le tesi di Ugo Spirto e Augusto Del Noce, inerenti al ruolo della tecnica quale volano del mondo capitalista, sostiene non essere possibile, allo stato presente delle cose, richiamarsi ad un sovranismo statuale puro. Bisognerebbe puntare, di contro, tanto sulla competizione tra Stati, quanto sulla cooperazione tra essi: «in un continuo equilibrio tra difesa delle specificità e rispetto della convivenza sociale tra diversi» (p. 117). Perché tale percorso abbia successo risulta imprescindibile riavvicinarsi al Sacro. Il Sacro e il valore del tràdere, infatti, non possono mai essere sradicati e de-strutturati completamente dall’interiorità dei singoli e dei popoli. Con de Benoist, è possibile asserire che nella Tradizione: «L’essere diviene: siamo sempre noi stessi e non siamo mai gli stessi» (p. 123). Tradizione indica custodia del fuoco vitale, non delle ceneri del passato. Per ritrovarci in essa bisogna: «abbandonare il culto dell’io (oggi imperante) e invertire le priorità» non naturali del “wokeismo”. Un risveglio, nonostante tutto, ancora possibile…

- Enlace a artículo -

Más info en https://ift.tt/VLJej0g / Tfno. & WA 607725547 Centro MENADEL (Frasco Martín) Psicología Clínica y Tradicional en Mijas. #Menadel #Psicología #Clínica #Tradicional #MijasPueblo

*No suscribimos necesariamente las opiniones o artículos aquí compartidos. No todo es lo que parece.

No hay comentarios:

Publicar un comentario