Psicología

Centro MENADEL PSICOLOGÍA Clínica y Tradicional

Psicoterapia Clínica cognitivo-conductual (una revisión vital, herramientas para el cambio y ayuda en la toma de consciencia de los mecanismos de nuestro ego) y Tradicional (una aproximación a la Espiritualidad desde una concepción de la psicología que contempla al ser humano en su visión ternaria Tradicional: cuerpo, alma y Espíritu).

“La psicología tradicional y sagrada da por establecido que la vida es un medio hacia un fin más allá de sí misma, no que haya de ser vivida a toda costa. La psicología tradicional no se basa en la observación; es una ciencia de la experiencia subjetiva. Su verdad no es del tipo susceptible de demostración estadística; es una verdad que solo puede ser verificada por el contemplativo experto. En otras palabras, su verdad solo puede ser verificada por aquellos que adoptan el procedimiento prescrito por sus proponedores, y que se llama una ‘Vía’.” (Ananda K Coomaraswamy)

La Psicoterapia es un proceso de superación que, a través de la observación, análisis, control y transformación del pensamiento y modificación de hábitos de conducta te ayudará a vencer:

Depresión / Melancolía
Neurosis - Estrés
Ansiedad / Angustia
Miedos / Fobias
Adicciones / Dependencias (Drogas, Juego, Sexo...)
Obsesiones Problemas Familiares y de Pareja e Hijos
Trastornos de Personalidad...

La Psicología no trata únicamente patologías. ¿Qué sentido tiene mi vida?: el Autoconocimiento, el desarrollo interior es una necesidad de interés creciente en una sociedad de prisas, consumo compulsivo, incertidumbre, soledad y vacío. Conocerte a Ti mismo como clave para encontrar la verdadera felicidad.

Estudio de las estructuras subyacentes de Personalidad
Técnicas de Relajación
Visualización Creativa
Concentración
Cambio de Hábitos
Desbloqueo Emocional
Exploración de la Consciencia

Desde la Psicología Cognitivo-Conductual hasta la Psicología Tradicional, adaptándonos a la naturaleza, necesidades y condiciones de nuestros pacientes desde 1992.

lunes, 29 de septiembre de 2025

Senza religione


Senza religione

 

Non si può certo dire che l’attuale pontefice si stia “dannando l’anima” (per usare un’espressione forse inappropriata, ma efficace!), davanti ai crimini commessi dagli assassini psicopatici che occupano illegalmente la Palestina; almeno per quanto traspare dai suoi interventi pubblici, dai suoi flebili appelli ad una pace annacquata, dalla passività e dalla rassegnazione del suo modo di porsi; quando da un capo spirituale ci si aspetterebbe ben altro tono. Se non altro quello della voce! Forse la sua origine USA o forse la sua indole e il suo carattere gli impediscono di pronunciare una condanna decisa, di schierarsi apertamente dalla parte delle vittime, ma dal vicario di Cristo ci si aspetterebbe certo maggior grinta e maggiore spirito combattivo.

Il suo predecessore, del resto, dalle ricorrenti crisi d’identità («Chi sono io?»), si era già mostrato troppo accondiscendente verso i potentati politici ed economici, assecondandone ogni esigenza infamia e scelleratezza; dando così un colpo mortale all’autorità dell’istituzione da lui guidata, che sull’esempio e sul coraggio dei martiri contro il potere costituito, non dimentichiamolo, ha fondato il suo magistero e il suo esempio. Offrendo fra l’altro, in questo modo, il fianco alle critiche e agli attacchi malevoli di tutti coloro che – più papisti del papa! – contribuiscono a ruota libera alla denigrazione della Chiesa, al pari dei suoi peggiori nemici.

Infatti, finché persiste e si conserva un legame del basso con l’alto, della Terra col Cielo, dell’uomo con Dio,  perfino le cose più infime e vili conservano un loro ordine e un loro valore e significato. Ma nel momento in cui questo legame si indebolisce, si interrompe e viene meno, il caos irrompe nella vita degli uomini, riducendoli in uno stato di continua insicurezza e instabilità, in balia dell’assurdo e dell’insensato.

Un tempo, il sapere di preti e religiosi era superiore a quello di chiunque altro, e da essi ci si aspettava sempre l’ultima parola e il giudizio definitivo su ogni argomento, proprio perché il loro sapere si fondava sulla volontà del Cielo e rifletteva la Sapienza divina. Questa condizione, però, una volta dimenticato il proprio ruolo di strumento nelle mani dell’Artefice Universale, espone all’orgoglio e all’ambizione personale, fino a giungere a minare dall’interno le fondamenta della stessa fede, mettendo in dubbio l’esistenza e la funzione del Purgatorio, dell’Inferno, e, perfino, del Paradiso, quindi di Dio; per arrivare alla conclusione che gli uomini non hanno un’anima, che non sono niente di più dei cani e che quando muoiono per loro tutto finisce.

In questo modo l’intera società si corrompe e decade, ed ognuno si sente autorizzato a fare quello che gli piace. Com’è stato affermato: se non c’è Dio, tutto è permesso! E infatti il mondo moderno ritiene di potersi permettere (e si permette!) qualunque nequizia e infamità, abusando impunemente di tale pretesa. Se la religione insegnava il sacrificio e l’attenzione alla realtà (“esternamente un rito, interiormente una rinascita”), nel mondo orfano della religione ogni sacrificio è rimosso e aggirato, mentre l’attenzione alla realtà si trasforma in manipolazione e assoggettamento della realtà alle proprie egoistiche esigenze, ai propri vizi mascherati da “diritti”: diritto di peccare, diritto di essere empi, diritto di essere sacrileghi. Oggi, di fatto, non si vive più ritualmente, non si rinasce né ci si rigenera.

Ma non potrebbe essere diversamente, nel momento in cui la religione è diventata un elenco di norme di comportamento, cessando di essere un collegamento con Dio e limitandosi a dettare un prontuario su quello che si deve fare piuttosto che impartire un insegnamento su quello che si deve essere; essendo la Chiesa finita col dedicarsi ai servizi sociali e all’assistenzialismo umanitario, la “trascendenza” del Cristianesimo consiste oramai nelle banalità morali e sociali correnti; al punto che essa si indebolisce e si disarma, fino a considerare una imperdonabile fuga la vita monastica, l’ascesi, la santità e la realizzazione spirituale. Le virtù morali (che svaniscono con la nostra dissoluzione) hanno preso il sopravvento su quelle intellettuali (permanenti e che sopravvivono alla dissoluzione).

Conta, allora, non comportarsi bene, ma essere buoni. I soldati dell’esercito sionista si “comportano bene” a Gaza e in Palestina, ma non sono buoni! I medici e i sanitari asserviti alle case farmaceutiche, i ministri e i sottosegretari corrotti, i virologi televisivi e i giornalisti propagatori del verbo scientista, i vicini di casa che facevano la spia e segnalavano i disubbidienti, si “comportavano bene” durante la (finta) emergenza sanitaria, ma non erano buoni! Quelli che oggi si adoperano per scatenare una nuova guerra mondiale “si comportano bene”, ma non sono buoni! Perché quando il potere a cui si è asserviti non è buono, quando esso induce a compiere azioni turpi, obbedirgli e comportarsi bene è complicità, è un crimine, è un delitto di cui, prima o poi, bisognerà rendere conto. Se non agli uomini, sicuramente a Dio.

Se oggi gli uomini di chiesa sono (in gran parte ma, per fortuna, non tutti!) diventati dei semplici impiegati, dei ragionieri del culto, smarrendo il senso autentico della loro professione di fede, che dovrebbe dargli il coraggio necessario per contrastare le sirene del mondo profano e sconsacrato in cui sono costretti ad operare, non sorprende che il rito fondante del cristianesimo istituito durante l’Ultima Cena, l’Eucarestia, si è trasformato nella “liturgia dell’amuchina”, a cui si è oramai costretti ad assistere in (quasi) tutte le messe.

Ma questo è inevitabile, se si considera che già la trasmissione iniziatica, a partire da un dato momento, è stata interrotta, e che talune iniziazioni sono state spente e si è deciso di non trasmetterle più a nessuno, per via delle condizioni del periodo ciclico in cui ci si trova a vivere. Venendo così a mancare l’aspetto più importante e profondo di ogni rito, la sua sostanza metafisica, a maggior ragione deve risultare decaduto l’esercizio esteriore della pratica religiosa, che si occupa solo delle forme e delle contingenze.

Certo, se la Chiesa continua ancora ad esistere (ma per quanto?) lo si deve solo alla successione apostolico che ne garantisce la legittimità tradizionale, con l’efficacia “tecnica” conservata dai suoi riti, che vengono però sempre più attaccati, in primo luogo dal suo interno e da parte di coloro che dovrebbero amministrarli. La comunicazione delle influenze spirituali e la relazione con stati ed elementi sopra-umani sembra sussistere, e non può certo essere il modernismo ed il commercio col mondo moderno che potrà vanificarli, ma ciò nonostante le sfide a cui la Chiesa va incontro non possono lasciare del tutto tranquilli coloro che confidano ancora in essa per individuare un riferimento superiore da contrapporre agli abissi e ai baratri psichici del mondo moderno.

 

 

 

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